Rocchetti: «Guzzo ha talento e fantasia, ma può fare di più. Bruttomesso? Non credevamo di perderlo»

Rocchetti
Filippo Rocchetti al Giro d'Italia Under 23
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Filippo Rocchetti non può proprio lamentarsi della sua prima stagione in assoluto da direttore sportivo: la stagione della Zalf, infatti, va considerata ottima. A testimonianza di ciò, rimangono la vittoria nella classifica a squadre del Prestigio e il secondo posto di Guzzo in quella individuale. Un piazzamento amaro, quest’ultimo: il veneto, infatti, è stato sorpassato da Buratti soltanto all’ultimo respiro a San Daniele del Friuli dopo essere rimasto in testa per tutto l’anno.

«Sinceramente Guzzo non ci ha stupito – spiega Rocchetti – Che sia un ragazzo dotato di talento è sotto gli occhi di tutti. E’ un corridore completo: potente, resistente, scaltro. Ma per me il suo più grande pregio rimane la fantasia: sa inventare la corsa, ha tanta immaginazione. E’ imprevedibile. Nel bene e nel male, però».

Spiegati meglio, Filippo.

«Da Guzzo non sai mai cosa aspettarti. Quello che dico può sembrare strano, alla luce dei risultati che ha raccolto in primavera: ma è la verità. Quando attraversa un bel momento di forma è un bel vedere: è deciso, non ha dubbi, va per la sua strada e gli viene tutto facile. Ma deve iamparare che nel ciclismo non si è sempre brillanti e in grado di vincere: bisogna saper tirare fuori il massimo da se stessi anche quando non si è al meglio».

Passerà professionista?

«Glielo auguro, lo meriterebbe, secondo me ci sono tanti corridori nella massima categoria che non valgono più di lui. Ha qualche trattativa in ballo, perlopiù con formazioni Professional, ma attualmente non c’è ancora nulla di definitivo. Certo, in primavera era più corteggiato».

E’ stato il suo momento d’oro. Poi cos’è successo?

«Niente di drammatico: un fisiologico calo delle prestazioni, l’arrivo del caldo che lui soffre particolarmente. Ma il discorso non cambia, vale quello che dicevo prima: il caldo c’è per tutti e un corridore non può pensare di correre come si deve soltanto quando sta bene, altrimenti si mette in vista per due mesi all’anno. Le formazioni professionistiche sono sempre più esigenti: vogliono costanza e affidabilità ad alti livelli, mentre fino a qualche anno fa si accontentavano anche di exploit più saltuari».

Tuttavia, nel finale di stagione si è ripreso.

«Ha vinto l’Astico-Brenta e la Piccola Sanremo, ma allo stesso tempo si è ritirato da Capodarco e Ruota d’Oro. E’ vero, è arrivato secondo a Poggiana, ma non dimentichiamoci del cambiamento del percorso: senza quello, probabilmente, la corsa sarebbe risultata più dura e lui a metà agosto non aveva ancora la gamba per seguire i migliori. Ripeto, ha talento e fantasia, ma deve rafforzarsi caratterialmente e cercare di ottenere il massimo anche dai periodi più complicati».

Guzzo
Federico Guzzo vince il Trofeo Città di San Vendemiano (foto: Bolgan)

Purtroppo non è stato preso in considerazione da Marino Amadori per gli europei e i mondiali.

«E’ normale, non bisogna stupirsi. Io con Marino ho parlato e a lui, giustamente, non basta avere un segnale a pochi giorni dalla corsa: va a vedere l’ultimo mese, il percorso che è stato fatto. Probabilmente, nei giorni dei mondiali, Guzzo era uno dei dilettanti italiani più in forma, ma non era uno degli azzurri perché nelle settimane precedenti non aveva dato particolari garanzie».

Ma la vostra annata ha avuto anche altri protagonisti. Chi è il corridore che ti ha stupito maggiormente?

«Devo dire Guerra. Sapevamo che avesse delle qualità, ma vedergli conquistare in quella maniera due corse importanti come il Giro del Valdarno e la Coppa Collecchio mi ha colpito. Non aveva mai vinto prima nella categoria e si è giocato le sue carte come un veterano».

Raccani, invece, come sta? Passerà professionista?

«L’abbiamo fatto rientrare alla Ruota d’Oro, non volevamo che rimanesse troppo tempo fermo dopo la caduta alla Vuelta a Burgos e anche in vista della preparazione per la prossima stagione: un conto è arrivarci senza corse nelle gambe e un altro conto, invece, è averne comunque alcune. Se può passare professionista? Sì, può darsi, ci sono delle trattative in corso. Non con la Quick-Step, con cui ha corso da stagista, ma qualcosa di importante potrebbe accadere».

Però perdete Bruttomesso, destinato al Cycling Team Friuli.

«Una scelta che non ho capito, sono sincero. Con noi si è trovato bene, ha vinto sei corse al primo anno tra i dilettanti, ha vestito anche la maglia rosa del Giro. Aveva già il contratto in tasca coi professionisti a partire dal 2024. Peccato. Tecnicamente parlando non possiamo rimproverargli niente: Faresin l’ha preparato bene e lui ha dimostrato d’avere un grande talento. Certo, il fuori tempo massimo all’Avenir rimane una macchia, ma ha vissuto una giornata storta nella corsa dilettantistica col livello più alto: non doveva succedere, purtroppo è successo».

Avete già ingaggiato qualche corridore per il 2023?

«Sì, ci siamo già mossi e continueremo a farlo. Nei prossimi giorni arriveranno le prime ufficialità. Bruttomesso ci ha comunicato la sua decisione soltanto ad inizio settembre, se lo avessimo saputo prima ci saremmo comportati diversamente anche sul mercato. Comunque la volontà è quella di ringiovanire ulteriormente l’organico».

Questo vuol dire che non scommetterete più sugli elite?

«Ci stiamo ragionando, è una decisione che dobbiamo ancora prendere. Ci dispiace non aver visto passare tra i professionisti alcuni di loro che avrebbero meritato una chance, ma allo stesso tempo ci rendiamo conto che in una continental con la nostra mentalità un elite può fare fatica. Ha bisogno di più corse a tappe, magari anche coi professionisti, e di più trasferte all’estero: altrimenti gareggia troppo poco e non riesce a mettersi in mostra. Ci rifletteremo accuratamente e poi decideremo».