Bruttomesso, la batosta dell’Avenir è alle spalle: «E dal 2023 passo al Cycling Team Friuli»

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Alberto Bruttomesso vince il Trofeo BCC Romagna Occidentale (foto: IsolaPress)
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I giorni di corsa di Alberto Bruttomesso dal Giro d’Italia in poi si contano su due mani e mezzo: la prova in linea dei campionati italiani, Poggiana, sei tappe all’Avenir e quattro del Giro del Friuli. Dodici. Di buon livello, non si discute, ma rimangono pochi. Non lo aiuta l’aver accumulato i famosi 25 punti che gli impediscono di correre nelle prove regionali.

«La prima parte della stagione è stata brillante, sicuramente il mio momento migliore culminato con la vittoria al Giro e la maglia rosa. Poi sono successe parecchie cose. Intanto ho avuto l’esame di maturità: è andata bene, sono uscito con 80. Poi, prima del ritiro sul Sestriere con la nazionale di Amadori, ne avevo fatto un altro in autonomia. E dopo l’Avenir ho corso soltanto al Friuli, dove ho colto comunque un buon quarto posto nell’ultima frazione. Da allora, era il 4 settembre, non ho più corso. Tornerò in gara domani al campionato italiano della cronosquadre insieme a Moro, Portello e Guzzo».

La tua quarta cronosquadre negli ultimi quarantacinque giorni: quelle inaugurali dell’Avenir e del Friuli sono andate bene, la seconda in terra francese invece ti è costata molto.

«Io all’Avenir volevo principalmente fare esperienza, ma è pur vero che nelle prime giornate potevo provare a raccogliere qualcosa. Non è arrivato niente, lo riconosco, ma la fortuna non mi ha assistito. Prima una caduta nella seconda tappa e il polso che mi faceva male. Poi, nella quarta, una caduta di gruppo a quaranta chilometri dall’arrivo. Io, fortunatamente, mi sono salvato mettendo il piede a terra, ma ho dovuto inseguire fino alla linea bianca sotto ad un temporale».

Non l’avvicinamento ideale ad una cronometro a squadre.

«Rimango dell’idea che avrebbe avuto più senso metterne soltanto una all’inizio. Chi aveva già dovuto incassare dei ritiri partiva inevitabilmente in difetto. Però non voglio cercare scuse: il mio avvicinamento non è stato ideale, sono d’accordo, ma l’acqua l’hanno presa anche gli altri. Io quel giorno ho scontato la partenza in salita, forse mi sono riscaldato male: fatto sta che le gambe non giravano, e io e Dapporto ci siamo staccati in fretta».

Può darsi che tu abbia sottovalutato la tagliola del fuori tempo massimo?

«No, su questo sono intransigente: non ho preso sottogamba la cronometro a squadre perché quando vesto la maglia della nazionale mi sento in dovere di dare il massimo. Peraltro, io sono andato fuori tempo massimo di una quindicina di secondi, Dapporto era subito dietro di me. E’ stata una batosta, una giornata difficile, una figuraccia: lo riconosco. Non doveva succedere, ma purtroppo è successo».

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Alberto Bruttomesso in maglia rosa durante la seconda tappa del Giro d’Italia U23 (foto: photors.it)

La scarsa abitudine nell’adoperare la bicicletta da cronometro può aver influito?

«Sinceramente non saprei, quando si vivono momenti del genere vuol dire che qualcosa si è inceppato. Sono dei casi unici ed estemporanei, fortunatamente: non c’è un motivo scatenante. Una giornata storta, come ho già detto. E poi, seppur non quotidianamente, la bici da crono la adopero. Ci eravamo allenati anche al Sestriere, non abbiamo improvvisato niente».

Tu e Amadori cosa vi siete detti?

«Era arrabbiato, naturalmente. Per il resto preferirei andare avanti e non parlarne più. Io ho già archiviato quello che è successo e sono sicuro d’aver imparato la lezione. Non ne ho parlato molto nemmeno con Faresin, anche lui mi ha fatto capire che meno ci torniamo sopra e meglio è: in questi casi, per capire che si è sbagliato, non c’è bisogno di parlarne più di tanto. Ripeto, si tratta di una batosta che mi ricorderò per sempre. E adesso voglio andare avanti».

Credi che l’episodio dell’Avenir ti sia costato la partecipazione al mondiale?

«Andrebbe chiesto ad Amadori. Può darsi, non lo escludo, ma la controprova non ce l’ho. Io facevo parte della rosa di una dozzina di corridori che Marino teneva in considerazione, ma non ho mai avuto la certezza granitica di partecipare. Lui, poi, ha deciso di scommettere su una formazione di attaccanti e inevitabilmente la mia candidatura è venuta meno. Certo, col senno di poi devo dire che la corsa si è rivelata dura, forse troppo per un corridore con le mie caratteristiche».

Quali rimpianti ti porti dietro nel 2023?

«Non mi viene in mente niente di particolare, vorrà dire che di importanti non ne ho. Per il prossimo anno, intanto, c’è una grossa novità: mi trasferirò al Cycling Team Friuli, development della Bahrain-Victorious, con cui passerò professionista a partire dal 2024.».

Un’opportunità importante, anche se sembrava che alla Zalf avessi trovato la tua dimensione.

«Io della Zalf posso soltanto parlare bene. Ho preso questa decisione perché, passando poi professionista con loro tra poco più di un anno, nel 2023 inizierò così a familiarizzare con l’ambiente. Si sono fatti avanti nei giorni del Giro d’Italia e sinceramente non me la sono sentita di rifiutare. Il calendario che ho fatto quest’anno mi è piaciuto, lo reputo di buon livello: non dimentichiamoci che fino all’inizio dell’estate avevo la maturità. Però, allo stesso tempo, sono contento di entrare a far parte di una squadra di sviluppo di una World Tour con la quale avrò l’occasione di misurarmi anche all’estero, tra Francia e Belgio. Prima vado in crociera in Grecia per una settimana con la mia fidanzata, poi si ricomincerà per la prossima stagione».