Faresin tira le somme: «De Pretto una rivelazione, da Rocchetta mi aspettavo qualcosa di più»

Gianni Faresin, direttore sportivo della Zalf Euromobil Désiree Fior, in una foto d'archivio
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La formazione dilettantistica italiana dell’anno è stata indubbiamente la Zalf. Non ha raggiunto i picchi toccati la scorsa stagione dalla Colpack, ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti. La tappa vinta e la maglia rosa indossata da Bruttomesso al Giro, il podio (seppur con la maglia della nazionale) di Raccani al Valle d’Aosta, il terzo posto di De Pretto all’europeo, le ripetute affermazioni di Guzzo (dalla Firenze-Empoli alla Piccola Sanremo passando per San Vendemiano e Coppa della Pace), i recenti exploit di Guerra che in quindici giorni ha vinto prima il Valdarno e poi la Coppa Collecchio. «Sapevamo di poter contare su di un buon gruppo – riflette Gianni Faresin, direttore sportivo dei veneti – ma sinceramente siamo andati ben oltre le nostre aspettative. E’ stata davvero una stagione brillante».

Faresin, qual è stata la vittoria che ti ha emozionato più di ogni altra?

«Sono contento di poter dire che è difficile scegliere. Abbiamo vinto abbastanza, anche in contesti di prim’ordine. Però, se proprio devo sceglierne una, prendo San Vendemiano. Vincere in casa nostra con Guzzo, che è di quelle parti e che con noi sta diventando grande, è stato emozionante».

Passerà professionista? Sarebbe assurdo se non succedesse: cinque vittorie stagonali, secondo al Belvedere e a Poggiana, undicesimo al Recioto.

«Lui e Raccani mi sembrano abbastanza pronti, lo hanno dimostrato coi risultati anche in ambito internazionale. Ci sono delle trattative in corso, non lo nego, ma ancora niente di definitivo».

Discorso diverso, invece, per De Pretto: essendo soltanto al secondo anno, forse gli converrebbe dare continuità alla bella stagione che ha fatto rimanendo con voi anche nel 2023.

«Lo penso anche io, ma poi dobbiamo sempre confrontarci con la volontà dei corridori. Se arrivano delle offerte importanti e loro vogliono accettarle, non ci si può fare molto. Rimango dell’idea che con la frenesia non si va da nessuna parte. Meglio passare un anno più tardi ma davvero pronti per competere ad alti livelli, piuttosto che trascorrere tre o quattro stagioni a cercare di capire chi si è. Un giovane che arriva tra i professionisti e fa capire subito di che pasta è fatto viene rispettato di più anche dagli avversari».

Rimane il fatto che De Pretto ha disputato una bella stagione, migliore di quanto ci si potesse aspettare.

«Sono d’accordo. Veniva da un anno, il suo primo tra gli Under 23, non particolarmente brillante. Invece ha saputo calarsi benissimo nel nostro gruppo, sia come mentalità che come risultati. Non me lo aspettavo, è il corridore che mi ha stupito maggiormente. Non a caso Amadori ha puntato su di lui tanto per gli europei quanto per i mondiali».

Faresin, in mezzo a tutti questi successi individui anche qualche rimpianto?

«No. Siamo arrivati secondi in diverse occasioni, ma fa parte del gioco. Non riesco a rintracciare particolari colpe o errori. Tuttavia, da un corridore come Rocchetta mi aspettavo di più. Si è piazzato spesso, non sto dicendo che non si sia mai visto, però da un velocista del suo calibro era lecito attendersi un numero maggiore di affermazioni».

Non si può non parlare di Bruttomesso, il quale tuttavia dopo una grande prima parte di stagione non ha saputo riconfermarsi: ultima vittoria l’11 giugno, nella prima tappa del Giro.

«Il suo impatto col dilettantismo rimane comunque importantissimo. Ha sfoggiato delle doti e un carattere non comuni per un ragazzo di soli diciotto anni (ne compirà diciannove il 30 ottobre, ndr). Certo, andare fuori tempo massimo al Tour de l’Avenir non ci voleva: un bel contraccolpo morale».

Faresin, cosa vi siete detti a riguardo?

«Quando succedono certe cose non c’è molto da dire. Deve andare avanti, pensarci il meno possibile e fare in modo che non risucceda. Non so cosa possa essere successo in quei pochi chilometri della cronosquadre, ma ormai è successo. E siccome non è bello uscire di scena in quel modo, e lui lo sa bene, deve soltanto imparare la lezione e ripartire. Se ci si sofferma troppo si fa soltanto del male».

E’ rientrato alle corse al Giro del Friuli: non ha vinto, ma nell’ultima tappa ha centrato un bel quarto posto.

«Abbiamo ritenuto giusto farlo correre subito, altrimenti avrebbe avuto troppo tempo a disposizione per abbattersi ulteriormente. Come rientro non è stato negativo, anzi. Purtroppo, però, in questo finale di stagione correrà poco e di questo mi dispiace. Colpa della regola dei 25 punti, secondo la quale chi li accumula non può più partecipare alle corse regionali».

E questo cosa comporta? Stiamo parlando di corse non particolarmente impegnative.

«Non sono del tutto d’accordo. Anche la Firenze-Empoli è una corsa regionale, ma non stiamo parlando di un circuito di paese. Trovo ingiusto che un diciottenne come Bruttomesso si trovi costretto a dover partecipare soltanto a corse nazionali e internazionali. Le chance per un velocista non sono molte, secondo questa regola bisogna spedirlo alla Popolarissima e al Porto col rischio che, sbagliando queste due corse, il suo morale crolli e la sua stagione venga giudicata fallimentare».

Faresin, qual è il grande obiettivo del vostro finale di stagione?

«La nostra partecipazione al Piccolo Lombardia è ancora incerta: Raccani non si è ripreso dall’incidente nel quale è rimasto coinvolto alla Vuelta a Burgos e De Pretto è attualmente impegnato in Australia per i mondiali. Saremo alle corse di Pozzato, infatti la nostra stagione terminerà con la Veneto Classic. E ovviamente saremo alla Coppa San Daniele, una classica che non vinciamo ormai da anni e che mi piacerebbe conquistare di nuovo».