Europei su pista 2022 / Inseguimento: argento per Plebani e bronzo per Moro

Davide Plebani in partenza (foto: FCI)
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Nicolas Heinrich, il favoritissimo della vigilia, aveva già messo le cose in chiaro stamattina nelle qualificazioni dell’inseguimento individuale. Tempo super e replica nel pomeriggio nella finale per l’oro, dove ha sconfitto pesantemente Davide Plebani. L’azzurro ha terminato con tre secondi di svantaggio, ma l’argento resta ugualmente un risultato di assoluto valore per l’azzurro. Il migliore dopo il bronzo mondiale conquistato ai Mondiali 2019 nella stessa specialità. Ma sul podio c’è ancora tanta italia. Plebani è seguito da Manlio Moro, splendido bronzo dopo la finale 3/4 posto vinta contro il britannico Charlie Tanfield.

La passione di Davide per il ciclismo è nata quando era piccolo. «Ho avuto la fortuna di una famiglia che mi ha spinto a fare sport. Motocross dai 3 ai 10 anni, poi calcio e anche nuoto agonistico, ma il ciclismo è stato la mia vera passione». Plebani, che ha compiuto 26 anni a fine luglio, fa parte delle Fiamme Oro, e deve ringraziare Franco Morbi, il tecnico che quando era nella categoria Allievi gli ha fatto provare la pista. «Mi è piaciuta subito, mi divertiva. E dalla categoria Juniores, nel 2013, Marco Villa ha iniziato a chiamarmi stabilmente in Nazionale». Plebani è uno del gruppo storico, anche se spesso è stato sacrificato. Nel 2019, ai Campionati del mondo su pista di Pruszków, ha ottenuto il bronzo nell’Inseguimento individuale, dietro a Filippo Ganna e al tedesco Domenic Weinstein. Sempre nello stesso anno sono arrivate due medaglie d’argento ai Giochi europei di Minsk, ancora nell’Inseguimento, e un argento all’Europeo di Apeldoorn, ancora nell’inseguimento a squadre. Davide ha sempre alternato pista e strada: all’Europeo di Plouay, nel 2000, ha vinto il bronzo su strada nella staffetta mista insieme a Vittoria Bussi, Liam Bertazzo, Elena Cecchini, Edoardo Affini e Vittoria Guazzini, altra grande protagonista qui a Monaco. Il ragazzo di Sarnico ha le idee chiare. «In Italia la figura del pistard puro non esiste, non abbiamo più la cultura delle Sei Giorni, che invece regalano spettacolo e farebbero crescere l’intero movimento». Come corridore Davide si considera «un passista veloce, una specie di Tom Boonen». E la sua corsa preferita è la Parigi-Roubaix. Davide vive a Sarnico, e sul lago di Iseo ha portato anche la sua compagna, la campionessa del mondo Elisa Balsamo. In casa cucina lui, che viene da una famiglia di ristoratori. E di ciclismo si parla pochissimo, anche se vivere con una che fa il tuo stesso lavoro rende tutto più facile. «I problemi si affrontano in due, e ognuno di noi è una motivazione per l’altro». Davide ed Elisa, sembrerà strano, non si allenano mai insieme. E vincono un po’ per uno.

Manlio Moro invece ha vent’anni, corre ancora nei dilettanti con la Zalf, ma il suo futuro brilla. Friulano di Azzano Decimo, in provincia di Pordenone, Moro è un predestinato. Ha cominciato a correre per seguire il papà, Claudio, un buon amatore. Da piccolo, Manlio adorava Wiggins. Nel futuro del quartetto il suo nome è una certezza. Intanto ha eguagliato la medaglia di bronzo vinta ai Campionati Europei U23 di Anadia, sempre nell’inseguimento individuale.​ Ecco le sue parole dopo la gara.