Quella testa matta di Lorenzo Magli: «Sogno la volata dei Campi Elisi»

Lorenzo Magli in una foto d'archivio al Giro d'Italia Under 23 di quest'anno. Il giovane velocista toscano è alla seconda stagione tra i dilettanti.
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Lorenzo Magli, classe 2002, è il fratello minore di Filippo Magli, del 1999. Dallo scorso anno, vale a dire da quando il primo è approdato tra gli Under 23, corrono insieme nella Mastromarco e hanno finalmente cominciato a conoscersi sul serio.

«Abbiamo sempre litigato tanto – racconta Lorenzo – e forse era inevitabile. Abbastanza vicini d’età, ma così diversi di carattere: io istintivo e da piccolo anche parecchio agitato, lui sempre calmo e riflessivo. Dalla stagione passata, invece, è come se avessimo capito che per la prima volta siamo dalla stessa parte della barricata: siamo entrambi corridori della Mastromarco, dobbiamo stare attenti alle stesse cose e vogliamo entrambi vincere, in prima persona o aiutando un nostro compagno. Sto imparando ad ascoltare sempre di più i consigli di Filippo: è più grande di me, certe dinamiche le ha già vissute e tra i dilettanti sta avendo una carriera di tutto rispetto».

Lorenzo Magli è un velocista, in tutto e per tutto. Nelle misure: 171 centimetri per 67 chili. Per i corridori che ammira: Cavendish più di ogni altro. Per le corse che sogna di vincere: la volata dei Campi Elisi.

Filippo Magli, fratello maggiore di Lorenzo, in azione durante una gara dello scorso anno. (Foto: Simona Bernardini)

«Più della Milano-Sanremo e più di un mondiale. In quello sprint non manca niente: c’è il tramonto, c’è uno dei viali più famosi del mondo, ci sono i velocisti più forti e c’è la soddisfazione d’aver portato a termine la corsa di ciclismo più dura e prestigiosa del calendario. E’ la vittoria che invidio maggiormente a Cavendish (il quale sui Campi Elisi ha vinto per quattro volte di fila, dal 2009 al 2012, ndr), il corridore a cui mi ispiro. Mi ha sempre affascinato tantissimo: non sta simpatico a tutti, è controverso, ha vissuto esperienze di ogni tipo e continua a far parlare di sé. L’ho incontrato una volta sola in allenamento diversi anni fa: io ero piccolo e non sapevo parlare inglese, lui parlava italiano a stento e quindi mi sono dovuto accontentare di una foto».

Nonostante queste indiscutibili passioni, Magli ha impiegato un bel po’ di tempo per capire che dalle volate poteva cavar fuori qualcosa. Nel 2021 qualche segnale incoraggiante, ma la quinta superiore e l’esame di maturità (è diplomato geometra) gli impedirono di approfondire il discorso. Durante l’inverno, finalmente, Balducci lo ha messo sotto: simulazioni di sprint, partenze da fermo, un treno a disposizione. Qualcosa si è mosso: due vittorie (in corse minori, è vero, ma sempre meglio di nulla) e alcuni piazzamenti, il più importante dei quali è stato sicuramente il quinto posto nella prima tappa del Giro d’Italia Under 23.

«Diciamo che sto prendendo sempre più confidenza – spiega Magli – Ma non ho mai avuto dubbi che le volate fossero il mio habitat. Mi piace farle e mi piace vederle alla televisione. Le salite mi annoiano, si fanno aspettare per delle ore e poi non succede niente. Nell’ultimo chilometro di una tappa veloce, al contrario, hai la certezza che qualcosa accadrà. Le volate mi elettrizzano: l’adrenalina, correre sul filo del rasoio, le sbandate dei treni, i continui rimescolamenti. Dove devo migliorare? Nel muovermi da solo, non sempre è possibile contare sui propri compagni di squadra. Anche se la volata perfetta può esistere soltanto grazie al loro lavoro: essere lasciato a non più di duecento metri dal traguardo e giocarsela. Alle volate lunghe preferisco quelle esplosive».

Gabriele Balducci in una foto d’archivio, storico direttore sportivo della Mastromarco: dallo scorso anno, i fratelli Magli corrono per lui.

Così come ha sempre preferito il ciclismo a tutti gli altri sport: anche al calcio, a cui giocavano tutti gli amici e di tanto in tanto anche lui. Qualcosa di quella passione gli è rimasto: non tifa, ma simpatizza per la Juventus

Ma il suo mondo non poteva che essere quello del ciclismo. Una passione di famiglia: dai genitori al fratello passando per i cugini.

«Era destino, infatti non mi sono nemmeno mai posto troppe domande a riguardo. Mi piaceva pedalare e ho sempre pedalato. Come ti dicevo, sono un istintivo: prendo fuoco in fretta, come si dice in Toscana. Qualcuno, in passato, mi ha definito una testa matta. Aveva ragione. Adesso, almeno in parte, mi sono inquadrato e ho imparato a correre. Prima, invece, pronti via e attaccavo. Ma non sei un velocista?, mi chiedevano tutti. A proposito di volate, non sarà i Campi Elisi ma per Ferragosto c’è la Firenze-Mare. Ho sentito che nel finale hanno aggiunto una nuova salita, io che non le amo tanto ne avrei fatto volentieri a meno. Ma se dovessi essere in testa sul Lungomare di Viareggio…».