Tour de France 2022 / La filosofia della Jumbo-Visma: un ciclismo totale ispirato al gioco dell’Ajax di Cruyff e al dominio degli All Blacks

La Jumbo-Visma in passerella lungo le strade dell'ultima tappa del Tour de France 2022 (foto: A.S.O./Pauline Ballet)
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Richard Plugge, team manager della Jumbo-Visma, già nel 2015 parlava della sua idea di ciclismo, che avrebbe raggiunto il culmine al recente Tour de France 2022. Un modo di intendere il ciclismo in maniera totale, esaltando il valore della squadra e dimostrando di saper vincere su qualsiasi terreno e con ogni corridore. Esattamente quanto successo nell’ultima Grande Boucle vinta dalla formazione olandese con Jonas Vingegaard, dove i gialloneri hanno ricordato come il ciclismo sia lo sport individuale più di squadra al mondo.

In termini statistici sono due i dati che più ci indicano quanto il ciclismo totale della Jumbo-Visma abbia brillato al Tour. I “calabroni” sono diventati la prima squadra dalla Faema nel 1969 a conquistare la maglia gialla, verde e a pois. Se Vingegaard avesse avuto un anno in meno, avrebbero portato a casa anche la maglia bianca. Inoltre da più di trent’anni nessuna squadra è riuscita a vincere tre tappe consecutive del Tour de France con tre corridori diversi: Vingegaard sulla terribile ascesa di Hautacam, Laporte con un gran bel numero da finesseur a Cahors e van Aert che ha dominato la cronometro di Rocamadour. A conservare questo primato era l’Ariostea che nel 1991 con Cenghialta, Argentin, Lietti mise a segno un tris indimenticabile.

Il dominio della Jumbo-Visma al Tour de France 2022 è la straordinaria espressione del ciclismo totale

«Ciclismo totale vuol dire essere sempre davanti. L’Ajax e la nazionale olandese negli anni ’70 giocavano di squadra, tutti attaccavano, tutti
tutti difendevano e tutti erano al massimo livello. È quello che vogliamo fare anche noi. Sarebbe bello se, un giorno, le persone stavano parleranno della macchina gialla nel ciclismo come hanno parlato dell’Arancia Meccanica nel calcio»
ha affermato Plugge interpellato da L’Equipe durante il Tour. Il calcio totale praticato dall’Olanda e dall’Ajax nel loro periodo d’oro fu rivoluzionario e vedere i giocatori scambiarsi le posizioni in qualsiasi punto del campo, offrendo un attacco fluido e una pressione continua sugli avversari. Una filosofia inseguita e tramutata nel ciclismo dalla Jumbo-Visma, che si sta specializzando in ogni genere di corsa. Grandi Giri, Classiche, prove a cronometro e arrivi allo sprint: vogliono essere primi in tutto.

Un cammino cominciato nel 2015 con l’arrivo dello sponsor Lotto NL, quando negli incontri invernali prima dell’inizio della stagione la squadra sceglie nuovi colori per la propria divisa. Spicca il giallo, «per fissare la nostra massima ambizione: la maglia gialla del Tour de France». Un obbiettivo vicino nel 2019 con il terzo posto di Steven Kruijswijk e sfiorato l’anno dopo con Primoz Roglic, secondo, ma in maglia gialla fino alla penultima tappa, quella crono thriller con Pogacar dominatore. E poi, una settimana fa, Vingegaard sul gradino più alto dei Campi Elisi: missione compiuta e massima esposizione del ciclismo totale.

«Aiutare gli altri mi permette di migliorare e diventare più forte» ha detto Wout van Aert a fine Tour. È questo lo spirito in casa Jumbo-Visma, ispirato a quello degli All Blacks, storicamente la nazionale dominante nel rugby. Quest’ultima però ha vissuto un periodo buio anni fa, a causa della dipendenza dall’alcool da parte di alcuni dei suoi giocatori. Una decadenza paragonata da Merijn Zeeman, diesse dei gialloneri, a quella vissuta dal ciclismo in preda al doping. Anche in casa Jumbo-Visma, ex Rabobank, hanno pagato le conseguenza di quel declino, ma si sono rialzati proprio come gli All Blacks.