Tour de France 2022 / Pogacar: «Attaccherò su ogni salita, devo recuperare prima della crono»

Pogacar
Tadej Pogacar in maglia bianca al Tour de France 2022 (foto: A.S.O./Ballet)
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Eccolo, due minuti e ventidue secondi dopo la maglia gialla: Tadej Pogacar. Nel terzo giorno di riposo il giallo ha lasciato il posto al bianco e nero della tuta da ginnastica, e il giovane favoloso non ha i ciuffi che gli escono dal casco, è pettinato di fresco e rassegnato a dover rispondere a tante domande. Sorride, non perde mai la sua educazione, sembra avere tutto il tempo.

«Non è la fine del mondo se non arrivo a Parigi in giallo, Anche un secondo posto non è male, anche se sto ancora pensando alla maglia gialla. E di sicuro non mi arrendo». E’ lo stesso Tadej che al traguardo si complimenta con il vincitore di giornata, che sia Jasper Philipsen, Michael Matthews o il suo rivale Jonas Vingegaard, il danese che – per ora – gli ha portato via l’adorata maglia gialla.

Si parla della debacle sul Col du Granon, sembra che la sua musette sia stata ritrovata intatta. Dunque una crisi di fame? «Non era la prima volta che saltavo. Forse ho finito la benzina, ma ho dovuto difendermi da molti attacchi sul Galibier, e questo mi è costato molte energie. Mi sono fregato lì, forse avrei dovuto mangiare un po’ di più. Ho provato a spingere ma a un certo punto il mio corpo non ne voleva sapere. Ero un po’ dispiaciuto ma non mi sono arreso. Una buona notte di sonno e passa tutto».

Non tutte le tappe sono uguali. Nell’ultima tappa (prima e durante l’ultima tappa) le cose si sono spostate, si sono messe un po’ dalla sua parte. La Jumbo-Visma è stata colpita duramente nella domenica di Carcassonne: prima l’abbandono di Primoz Roglic, che ha già la testa alla Vuelta, poi la caduta che ha portato via Steven Kruijswijk, uno dei gregari più forti per le tappe di montagna. «Abbiamo già sperimentato quanto sia difficile fare senza due compagni di squadra. Non sarà facile neanche per Jonas».

Ma guardiamo a Pogacar, non in casa d’altro. «Devo cogliere ogni opportunità, attaccare su ogni salita. Non voglio dovermi pentire di qualcosa quando arriveremo a Parigi. E non posso contare sulla cronometro di sabato sperando di recuperare tempo lì. Lo svantaggio lo devo colmare prima. Jonas è bravo a cronometro. Dipende tutto dalle gambe: se vedrò un’opportunità la coglierò, e questa settimana ce ne sono molte».

Finora, sull’Alpe d’Huez e a Mende, Vingegaard sembrava attaccato con la colla. «Questo mi motiva ancora di più. È l’uomo che devo battere ed è super forte. Ma possono succedere molte cose in tre giorni. Tutti sono stanchi mentalmente e fisicamente». Potrebbe servire un’allenza, magari con la Ineos. «Non la vedo così. Se attaccano mi fa bene, perché poi anche la Jumbo deve lavorare. Ma per ora la Ineos corre per il podio. Io vado per la mia strada».