Mont Ventoux Dénivelé Challenge: la classica per gli scalatori

Ventoux
Lo splendido sfondo del Mont Ventoux
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Si corre tradizionalmente di martedì, anche se forse parlare di tradizione per una gara che esiste soltanto dal 2019 ha poco senso. Però si corre sul Ventoux, e allora la tradizione c’entra sempre. L’hanno chiamata Mont Ventoux Dénivelé Challenge, ed è una corsa di un giorno per scalatori, insomma quasi un paradosso.

Si corre subito dopo il Delfinato, e tre settimane prima che cominci il Tour de France. Si corre per provare quello strano fuoco nel petto, per toccare con mano la montagna calva, quella che non perdona. Il tracciato prevede 153 chilometri attraverso il dipartimento del Vaucluse. I metri di dislivello sono 4.500. Si parte da Vaison-la-Romaine, con le sue vestigia romane, e subito si sale: Madeleine, la Gabelle e la Gorge de la Nesque prima della doppia ascesa al Ventoux.

Nei (pochi) precedenti l’hanno vinta uno spagnolo, Jesus Herrada, un russo, Aleksandr Vlasov, e un colombiano, Miguel Angel Lopez. Quest’anno fra i favoriti c’è Esteban Chaves, uscito bene dal Delfinato, ma anche Ivan Ramiro Sosa, Michael Storer, Attila Valter, Lilian Calmejane e lo spagnolo Juanpe Lopez, che ricorderete dieci giorni in maglia rosa all’ultimo Giro

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Lo chiamano in tanti modi il Ventoux: la sentinella della Provenza, il Pelato, la luna che brucia. Roland Barthes lo ha definito il dio del male, Jacques Goddet la montagna del cielo e del diavolo. Francesco Petrarca lo scalò insieme al fratello Gherardo nella notte del 25 aprile del 1336 e quando fu in vetta meditò sui dieci anni che aveva vissuto da quando aveva lasciato Bologna.

Il Tour de France ha portato in tutto il mondo le immagini glabre e nude di questa montagna che non appartiene a nessuna catena montuosa, ma non ha potuto spiegare quale sia la sua origine. Forse era un vulcano, di sicuro è un calvario. Il Ventoux è una montagna fuori posto, una montagna in pianura. Quando guidi sulle strade assolate della Provenza ti appare come un miraggio, millenovecento metri che si alzano all’improvviso in un paesaggio altrimenti dolce, che nei giorni di Tour diventa un inferno a causa di un caldo pieno, assoluto, feroce.

Salire in bici è un sacrificio rituale, il mistral che soffia lungo i fianchi della montagna non porta sollievo: toglie quel poco di respiro che rimane, prosciuga le gole e i pensieri. Eddy Merckx, che era Eddy Merckx, disse di aver visto le streghe lassù. I provenzali credono che sia la casa del vento, il celebre mistral.

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La prima corsa organizzata arrivò sul Ventoux nel 1935, il Tour lo raggiunse nel 1951: i vincitori di tappa sono stati Gaul, Poulidor, Merckx, Thévenet, Bernard, Virenque, Garate, Froome e De Gendt. E ovviamente Marco Pantani, che nel 2000 qui si ritrovò battendo in volata Lance Armstrong. Marco aveva la bandana nera da pirata, Armstrong poi raccontò di averlo lasciato vincere, e Panta non gliela perdonò mai.

Le pendenze sono tutt’altro che proibitive: si arriva al 13%, non è quello il punto. Il problema è il clima: quando è caldo, è come se qualcuno ti puntasse contro un phon acceso, è un bollore che ubriaca addirittura le cicale, che a una certa altezza smettono di baccagliare. Le pietre abbagliano, i sassi confondono, sembra di correre dentro la scenografia abbandonata di un vecchio film che chissà poi se l’hanno mai girato davvero. D’inverno è peggio: dicono che le temperature siano scese fino a ventisette gradi sottozero. Salendo, ti accorgi a malapena che non c’è verde, neanche un filo d’erba, ci sono soltanto rari papaveri della Groenlandia e vipere, ma in fondo non ci fai caso, impegnato come sei a trovare un filo d’aria da buttare nei polmoni.

«Sono venti chilometri di salita e sembrano mille», disse ancora Merckx, che fu colto da malore dopo aver vinto nel ’70. E Raymond Poulidor, il nonno di Mathieu van der Poel, dopo essere arrivato prima nel ’65 ammise che il Ventoux gli faceva paura. In mezzo ci fu la tragedia di Tommy Simpson, che sul Ventoux si staccò dalla vita come un burattino senza fili durante la tredicesima tappa del Tour del ’67: era il 13 luglio, si andava da Marsiglia a Carpentras, e non si dovrebbe morire per una corsa in bicicletta.