GIRO D’ITALIA U23 / Il verbale del commissario Saligari: «Hayter troppo forte, non me lo aspettavo. Ma era una tappa troppo dura per i dilettanti»

Giro d'Italia U23
Leo Hayter in maglia rosa al Giro d'Italia U23 (foto: Giro d'Italia U23)
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Doveva essere spettacolo e spettacolo è stato. Il Giro d’Italia U23 ha vissuto oggi il primo grande scossone con tre salite che hanno fatto la differenza: Passo del Tonale, Passo di Guspessa e Santa Caterina Valfurva. Il primo ad attaccare è stato Lenny Martinez, ma il francese della Groupama-FDJ è rimbalzato dopo essere riuscito a guadagnare fino a 2’30” sui rivali. Poi è stato il turno di Leo Hayter, la maglia rosa, che in una tappa sulla carta non adatta alle sue caratteristiche è andato non solo a vincere, ma a dominare. Il ritardo di Romain Grègoire al traguardo è di quasi cinque minuti.

Saligari, Hayter una sorpresa. Tutti pensavamo che oggi non sarebbe riuscito a tenere il passo dei migliori scalatori…

«Non me lo aspettavo. Ieri sera mi sono esposto dicendo che oggi avrebbe perso la maglia rosa, ma Hayter mi ha risposto a dovere. Questo è anche il bello del ciclismo giovanile: sono ragazzi che devono ancora scoprirsi del tutto. Pensavamo non fosse adatto alle grandi salite e invece…»

Una famiglia di predestinati. Il fratello Ethan corre con la Ineos e sembra un bel prospetto non trovi?

«Il ciclismo britannico è cresciuto esponenzialmente negli ultimi anni. Lo scorso anno vinse Ayuso, ma quello prima Pidcock. Non credo che Leo Hayter si discosti molto dal fratello come talento, oggi però ha fatto vedere di avere caratteristiche completamente diverse da lui. Tra pochissimo avrà gli occhi di tutte le squadre World Tour addosso».

Alcuni hanno giudicato la tappa odierna fin troppo dura. Tu che idea ti sei fatto?

«Sono d’accordo, troppo dura. Non serve mettere 5.000 metri di dislivello e 182 chilometri per una corsa dilettantistica: non a caso c’è stata una selezione così grande. Tra l’altro se non si inventano qualcosa Hayter rischia di aver già vinto il Giro…»

La Groupama-FDJ, favoritissima alla vigilia di questo Giro d’Italia U23, ne esce con le ossa rotte?

«Rotte non direi. Avere tre corridori nelle prime cinque posizioni ti permette di correre all’attacco provando a sorprendere Hayter. Oggi sono andati bene tutti e tre (Grègoire, Martinez e Thompson ndr.), ma più di questo non potevano fare: Hayter era semplicemente più forte».

Quindi l’attacco di Martinez come lo giudichi?

«Sicuramente ha attaccato molto presto e anche per questo è saltato. Con il senno del poi probabilmente avrebbe fatto meglio ad aspettare, ma la squadra si è mossa bene, ne avevano ancora due dietro. Grègoire e Thompson sono stati al coperto».

Nei dieci neppure un italiano…

«Questo certifica una crisi nelle corse a tappe che poi si riflette anche tra i professionisti. Siamo competitivi sui percorsi mossi e nelle volate, come ha dimostrato Bruttomesso, ma poi quando la corsa si fa dura usciamo di scena. Mi aspettavo di più da Colpack e Zalf, le squadre faro del nostro movimento. Ma attenzione, il Giro non è finito e non dimentichiamoci che mancano Frigo e Garofoli».

Incide il discorso Development? Nei primi dieci troviamo le formazioni di sviluppo di FDJ, Lotto-Soudal, Dsm e Astana con otto corridori in tutto…

«Assolutamente. Sono squadre con più risorse economiche che si appoggiano alle rispettive World Tour. Ciò significa che hanno a disposizione staff, materiali e preparazione di altissimo livello. Le nostre squadre soffrono di più, è chiaro».