AMARCORD/98 Viaggio nei piani del “mostro” Indurain: nel mirino un’impresa mai riuscita prima

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Il “mostro” era a Pamplona, a casa sua, a rifinire piani e condizione in vista dei primi test stagionali. Mostro in senso buono, per carità, perché Miguel Indurain non aveva nulla del tiranno cattivo, alla Hinault per intenderci. In ogni caso, in quell’inizio di 1993, quando Bicisport lo ritrasse in copertina con il suo sorriso gentile e una maglia rosa sulle spalle, nelle corse a tappe aveva già dimostrato di poter schiacciare la concorrenza senza patire troppo.

L’anno prima aveva centrato la doppietta Giro-Tour a spese soprattutto del nostro ciclismo: in Italia aveva piegato Chiappucci e Chioccioli, in Francia di nuovo il Diablo, stavolta in compagnia di Bugno. Ciò che Bicisport anticipò nel numero di marzo 1993 era l’intenzione del Navarro di mettere di nuovo nel mirino entrambi i Giri più ambiti. Coppi, Anquetil e Hinault avevano messo a segno l’accoppiata per due volte, Merckx addirittura tre: nessuno però lo aveva fatto per due stagioni consecutive.

Giro-Tour per il secondo anno consecutivo: un record

Indurain non correva mai una grande corsa a tappe per prepararne un’altra: dal momento in cui era uscito dall’ombra di Delgado, aveva corso solo per vincere. E così fece anche nel 1993: sulle strade del Giro trovò ancora Chiappucci e Bugno, ma solo il primo gli diede qualche grattacapo, mentre il secondo uscì presto di classifica. Il pericolo maggiore fu però il lettone Ugrumov, uno della famosa infornata di (ex) sovietici approdati nel professionismo quattro anni prima, nell’Alfa Lum di Primo Franchini.

Ugrumov passati i trent’anni aveva preso a volare in salita e al penultimo giorno, nell’ascesa al Santuario di Oropa, piazzò il grande attacco. Aveva un ritardo di un minuto e mezzo da Indurain, riuscì a mangiargli poco più di 30 secondi. Si vide però per la prima volta lo spagnolo in grande sofferenza: appena tagliato il traguardo, si appoggiò alle transenne e rimase lì, chino sul manubrio, per un minuto.

In Francia passeggiò su un tappeto di cronometro

Più facile il successo francese, anche per la presenza di ben quattro cronometro, tra cui una a squadre di 81 chilometri. L’avversario più temibile, lo svizzero Rominger, fu penalizzato proprio dal grave ritardo accusato nella cronosquadre, che non riuscì a recuperare nemmeno vincendo due tappe alpine. Indurain, cronoman epocale, accumulò un cospicuo vantaggio nelle prove contro il tempo e lo gestì alla sua maniera.

Nel 1994 tenterà l’en plein per la terza stagione, ma al Giro sarà solo terzo, alle spalle dei giovani Berzin e Pantani. Avrà modo di consolarsi con il quarto Tour de France consecutivo.