Amadori sulle classiche: «Guzzo e De Cassan mi hanno stupito, la Colpack dovrà riscattarsi»

Amadori
Marino Amadori al Gran Premio Liberazione di Roma
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Le prestazioni e i risultati dei corridori italiani nelle classiche internazionali di aprile sono stati incoraggianti. Federico Guzzo ha vinto a San Vendemiano e ha chiuso al secondo posto il Giro del Belvedere. Martin Marcellusi ha conquistato il Trofeo Piva anticipando Marco Frigo e al Liberazione è stato battuto soltanto da Henri Uhlig. Sono arrivati anche altri ottimi piazzamenti: il terzo posto di Favretto al Liberazione, ad esempio, oppure il quarto di De Pretto al Belvedere e di De Cassan al Recioto. Marino Amadori ha osservato attentamente e da vicino il dipanarsi di queste gare e si è fatto un’idea abbastanza precisa: il dilettantismo italiano non s’è comportato male, ma quando sono aumentate la quantità e la qualità della concorrenza straniera i nostri corridori ne hanno risentito molto.

L’arrivo trionfale di Gregoire al Palio del Recioto. Anche per Amadori è un grandissimo talento (foto: Photors.it)

Amadori, contenere un Grégoire del genere era oggettivamente complicato: in quattro giorni ha vinto Liegi-Bastogne-Liegi, Giro del Belvedere e Palio del Recioto.

«Un grandissimo talento, davvero. Si sapeva: lo scorso anno vinse l’oro europeo e l’argento mondiale tra gli juniores. E io lo avevo già visto in azione alla Gand-Wevelgem: non ha raccolto un grande risultato (44°, ndr) ma anche quel giorno ha dimostrato un carattere non comune. A fine anno dovrebbe passare professionista ed è giusto così, se questi sono i presupposti perché rimanere ancora tra gli Under 23?»

E allora perché tiri le orecchie ai nostri? Tra l’altro, pur non vincendo, al Belvedere e al Recioto non si sono comportati male.

«Il mio ruolo impone una certa attenzione nella valutazione dei corridori e delle corse, non posso farmi trasportare troppo dagli eventi. E comunque, più che tirare le orecchie, ho fatto soltanto una riflessione: alle classiche internazionali italiane, fatta eccezione per Belvedere e Recioto, le squadre straniere non hanno partecipato con la stessa costanza degli altri anni».

E questo perché, secondo te?

«Per la concomitanza con altri grandi appuntamenti. In Francia si sono corsi Normandia e Ardennes  e in questi giorni c’è il Bretagna, in Belgio ci sono stati il Triptyque des Monts et Chateaux e la Liegi. E purtroppo, mi duole rimarcarlo, le squadre italiane a quelle corse si fanno vedere poco. Correre nell’Europa dell’est può starci, ma puntino anche a quella del Nord: è lì che si fa il vero ciclismo».

Quindi sostieni che alcune affermazioni italiane siano state propiziate anche dall’assenza degli stranieri.

«Esatto. In alcune classiche le formazioni di riferimento erano le stesse di tante altre prove nazionali e regionali. Erano tra di loro, come dico io per farmi capire. Poi è chiaro, Guzzo e Marcellusi non hanno nessuna colpa: loro hanno partecipato e hanno vinto, peraltro con autorevolezza».

Guzzo
Federico Guzzo vince il Trofeo Città di San Vendemiano. Per Amadori è il miglior italiano di inizio stagione (foto: Bolgan)

Appunto, entriamo nel merito. Guzzo sta vivendo una grande prima parte di stagione e quella alla Firenze-Empoli non è stata una vittoria estemporanea.

«Mi ha stupito. Lo reputavo un buon corridore, invece sta dimostrando d’essere anche qualcosa in più. E’ completo, coraggioso e intelligente. Non ha paura d’attaccare da lontano e le sue azioni si rivelano spesso letali. Mi ha fatto piacere vederlo arrivare 2° al Belvedere, tra Grégoire del vivaio della Groupama-Fdj e Hagenes della Jumbo-Visma Development. E’ stato convincente anche quando la concorrenza si è alzata».

Al Piva, invece, Marcellusi ha staccato Frigo, un corridore sul quale hai dichiarato di voler puntare.

«Marcellusi è uno dei nostri migliori dilettanti, avrei voluto già coinvolgerlo in più d’una occasione ma qualche imprevisto si è sempre intromesso. Su Frigo mi sono sempre espresso bene, ma non riesco proprio a capire perché la sua squadra non gli abbia fatto correre il Belvedere: è una gara adatta a lui e in più a due passi da casa. E invece era lì a tifare. Un peccato. Così come alla Liegi, dove ha fatto da gregario ad Hollyman (alla fine 5°, ndr)».

A cosa ti riferisci?

«Che lui e Germani lavorano fin troppo per i loro capitani. Ma il capitano di Germani è Grégoire, direte voi. E’ vero, ma ragionando così non se ne viene mai fuori, potenzialmente ogni giorno si può trovare qualcuno che sta meglio di noi. Mi piacerebbe vederli più leader e meno gregari, ecco».

Chi è il corridore che ti ha sorpreso maggiormente, Amadori?

«Direi Davide De Cassan del Cycling Team Friuli, che è arrivato 4° al Recioto. Un risultato molto importante: è stato il primo degli italiani e davanti gli sono arrivati tre ottimi atleti come Grégoire, Pinzon e Staune-Mittet. In salita si era già messo in mostra nella 3ª tappa del Valle d’Aosta dello scorso anno, se si è ripetuto vuol dire che in salita e in generale sui percorsi duri ha certe qualità».

Pensi di coinvolgerlo in qualche prossimo appuntamento?

«Sì, nella Corsa della Pace in programma in Repubblica Ceca dal 2 al 5 giugno. Nel 2021 vincemmo con Filippo Zana, siamo tenuti a confermarci a quei livelli. Insieme a De Cassan dovrei poter contare anche su Germani e Piganzoli».

Ti hanno stupito i suoi risultati? E’ arrivato 14° a San Vendemiano, 7° al Piva, 13° al Belvedere e 5° al Recioto: costante, un aggettivo che non sempre si riesce ad impiegare parlando di dilettanti.

«No, non mi hanno stupito perché l’ho sempre reputato un bel corridore. Sa il fatto suo tanto in salita quanto a cronometro. Magari non vince tanto, ma per raccogliere dei bei risultati nelle corse a tappe possono bastare solidità e recupero, due qualità che lui ha già dimostrato d’avere. Non dimentichiamoci che nel 2021, al primo anno nella categoria, è arrivato 10° al Giro d’Italia con pochissime gare nelle gambe».

Colpack
Nicolas Gomez e Francesco Della Lunga festeggiano l’1-2 Colpack-Ballan alla Popolarissima (foto: Rodella)

Qualche delusione, invece?

«Sai, era inevitabile attendersi molto di più dalla Colpack, credo che loro siano i primi a non essere soddisfatti di com’è andata la primavera. Hanno avuto diversi problemi fisici, ma dall’estate in poi hanno il dovere di riscattarsi. Mi è dispiaciuto non vedere impegnata nelle classiche internazionali la InEmiliaRomagna di Coppolillo. Lui sa come la penso: una squadra come la sua, con un corridore come Davide Dapporto, non può non esserci. Alle formazioni italiane di vertice non chiedo la luna, ma quantomeno di partecipare alle prove più storiche e prestigiose del nostro calendario».

Peccato per l’assenza di Gianmarco Garofoli, grande talento sul quale tu stesso avevi dichiarato di puntare soprattutto per il Tour de l’Avenir.

«Di lui posso soltanto parlare bene, quando l’ho convocato ha sempre corso con generosità. Lui scalpita, vorrebbe già rientrare, ma i dottori sono stati chiari: col cuore non si scherza, quindi riposo assoluto per qualche mese e poi si vedrà. Io gliel’ho detto: hai stoffa e ambizione, sei soltanto al secondo anno, non forzare i tempi di recupero perché rischi di sciupare una bella carriera. Io non ho problemi ad aspettare un corridore come lui».