Pogacar senza limiti anche sui muri del Fiandre: «Tornerò alla Ronde, è una corsa unica. Sul Kwaremont ho avuto la pelle d’oca»

Pogacar
Tadej Pogacar in conferenza stampa alla Milano-Sanremo
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Se questo Giro delle Fiandre ci ha insegnato qualcosa, è che Tadej Pogacar non ha limiti. Che sia un grande Giro da tre settimane, una classica impegnativa come la Liegi o il Lombardia, o ancora una monumento ricca di muri in pavé, lo sloveno della UAE Team Emirates corre sempre da protagonista.

Alcuni pensavano che alla sua prima esperienza con la Ronde avrebbe fatto fatica anche a portarla a termine, e invece si è giocato la vittoria fino agli ultimi metri. Anzi, con un po’ più di intelligenza tattica probabilmente si sarebbe portato realmente a casa la corsa. Ha attaccato sull’Oude Kwaremont come i veri specialisti e ha staccato ad uno ad uno i suoi avversari. L’unico che non è riuscito a togliersi di ruota è stato Van der Poel che è andato poi a tagliare il traguardo braccia al cielo.

«È stato un bellissimo debutto – ha spiegato Pogacar dopo il traguardo – una corsa davvero unica come me la descrivevano. La squadra ha lavorato bene, tanto da portarmi a rimanere solo con Mathieu in testa alla gara. Anche l’atmosfera attorno al Fiandre è spettacolare. Specialmente sul Kwaremont, una salita che mi rimarrà sempre dentro. Ho avuto la pelle d’oca al passaggio».

Pogacar ha chiuso il Fiandre con un gesto di stizza nei confronti di Van Baarle e Madouas. A suo avviso infatti lo avrebbero chiuso negandogli la possibilità di salire sul podio. Anche il labiale, catturato dalle immagini televisive, ha lasciato intendere tutto il suo disappunto, tanto che inizialmente Pogacar si è rifiutato di parlare con i giornalisti. «Non ero contento – ha continuato lo sloveno – perché non sono riuscito a fare la volata. Sono rimasto chiuso, ma va bene così, nel ciclismo può capitare. Non ero arrabbiato con nessuno, solo frustrato con me stesso».

Pogacar ha spiegato anche che l’idea di attaccare sul Kwaremont nasce durante la ricognizione del giorno precedente. «È uno dei muri più lunghi e duri, quello che più si adatta alle mie caratteristiche. Ho provato una seconda volta sul Paterberg per staccare Van der Poel, ma oggi Mathieu ne aveva di più. Comunque tornerò al Fiandre. Mi è piaciuto e lo rifarò».