Contessa torna alla Work Service: «Ecco cosa significa essere una continental»

Ilario Contessa
Ilario Contessa in una foto d'archivio alla Firenze-Empoli 2022
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Dopo due anni alla Zalf, Ilario Contessa ha deciso di tornare alla Work Service. Non ha avuto bisogno di pensarci tanto: è un ambiente che conosce bene, avendone già fatto parte, e l’amicizia con Massimo Levorato, il titolare dell’azienda che dà il nome alla squadra, è molto forte. 

«Dell’esperienza alla Zalf – racconta Contessa – posso soltanto essere contento. Prima di tornarci nel 2020 c’ero già stato nel 2017. E’ una realtà storica che può contare su organici sempre validi: lavorare in contesti simili è il massimo. I risultati non sono mancati: basti pensare al Giro del 2020, quando Colnaghi vinse due tappe e riuscì ad indossare la maglia rosa mentre Zambanini fece sua quella bianca di miglior giovane. Senza dimenticare l’approdo tra le continental. Insomma, anche io nel mio piccolo ho contribuito a scrivere un capitolo della storia di questa grande formazione».

Ilario, alla Work Service trovi un progetto ambizioso e diverso da quello della Zalf: c’è, infatti, un’attenzione particolare per gli elite.

«Uno degli obiettivi principali della nostra stagione è quello di vincere una gara 1.1 o, in alternativa, una tappa in una corsa 2.1. Non sarà facile, a quelli che fino a pochi anni fa potevano considerarsi eventi di secondo piano adesso si presentano diverse squadre del World Tour. Va da sé che per raggiungere risultati del genere ci vuole un organico all’altezza».

Burchio, Garavaglia, Lucca, Plebani, Rebellin, Venchiarutti, Zandri. E non ho citato gli Under 23.

«Oltre che per inseguire determinati risultati, stiamo puntando su questi elite perché crediamo che abbiano ancora tanto da dare. E’ una vera e propria ingiustizia, secondo me, che alcuni di loro non siano già professionisti. Penso a Riccardo Lucca, un corridore ineccepibile: forte, completo, generoso, intelligente, maturo».

Rebellin
Davide Rebellin in azione al campionato italiano 2021 (foto: WorkServiceMarchiolVega)

E allora perché tanti buoni corridori come lui non riescono a trovare una sistemazione?

«Un po’ per l’età, che si è drasticamente abbassata. I fuoriclasse precoci ci sono sempre stati, ma oggi la tendenza è più diffusa. E questo non gioca a favore di quei corridori che per emergere hanno bisogno di qualche anno in più. E poi perché, secondo me sbagliando, il professionismo è interessato soltanto ad atleti che possano vincere il più possibile».

E cosa c’è di strano in questo? Spiegati meglio.

«Prendo nuovamente Lucca ad esempio: io non so quanto possa vincere tra i professionisti, ma sono sicuro che ha tutte le qualità per diventare un gregario coi fiocchi e un attaccante pericoloso. Però evidentemente queste cose alle formazioni professionistiche interessano poco, non a caso gli organici sono composti perlopiù da gregari che all’occorrenza devono anche saper vincere. Ineos, Jumbo-Visma e Quick-Step sono i tre casi più lampanti».

Quanto può aver influito la pandemia su quei giovani professionisti che ancora dovevano prendere le misure?

«Secondo me tantissimo, specialmente su quelli del biennio ’98-’99. Venchiarutti è uno di questi. Poche gare, poco confronto con gli altri, i dubbi che aumentano, il tempo a disposizione per dimostrare il proprio valore che si riduce. Il ciclismo è uno sport spietato, a rimanere a piedi ci vuole poco. Nel calcio ci sono una marea di categorie, da noi purtroppo no: World Tour, professional, continental e poi gli amatori. Penso a Zambanini e Conci, due ragazzi passati dalla Zalf quando c’ero io».

Edoardo Zambanini e Simone Raccani al Giro d’Italia U23 2021 (foto: Scanferla) © Riccardo Scanferla // Angela Faggion – 2021 – Photors.it

Ovvero?

«Zambanini è passato quest’anno con la Bahrain. E’ rimasto soltanto due stagioni tra i dilettanti, mostrando del talento ma vincendo una sola gara e per giunta di secondo piano, la Coppa Ciuffenna. E’ partito col piglio giusto e credo che col tempo possa diventare un ottimo corridore, ma cosa succederebbe se qualcosa andasse storto? Lo aspetterebbero? E lui saprebbe reagire?»

Sembra la storia di Conci, approdato alla Trek con grandi speranze e adesso alla Gazprom.

«Non l’ho nominato a caso. Entri a far parte di un mondo nuovo, il livello è altissimo e la pazienza non può essere infinita. Se a qualche errore individuale aggiungi sfortune e malanni, ecco che il gioco è fatto. Vedremo come si risolverà la situazione della Gazprom, ma quando dico che il ciclismo è spietato intendo proprio questo. Se la squadra dovesse cessare l’attività, purtroppo alcuni corridori saranno costretti a smettere o a ripartire da una continental».

Una nomenclatura che continua a far discutere: chi sostiene che quelle italiane siano troppe, chi dice che soltanto alcune lavorano come si deve.

«Delle altre non parlo, ma la Work Service merita di stare tra quelle che lavorano bene. Il nostro organico è composto per una metà di elite e per l’altra di Under 23. Si allenano e corrono insieme, i più esperti insegnano ai più giovani. E’ un ambiente virtuoso. Ai più forti chiediamo qualche risultato anche coi professionisti, ai più acerbi di sfruttare ogni occasione per imparare e di provare a mettersi in mostra nelle gare alla loro portata. Alla Coppi e Bartali, ad esempio, schiereremo tre elite e tre Under 23».

Cosa rispondi a chi accusa le continental di concorrenza sleale?

«Intanto voglio precisare che non si tratta soltanto di una questione di budget, ma di mentalità: per fare una gara in più coi professionisti, tanto per essere chiari, basterebbe rinunciare a farne un paio con gli Under 23. E poi dico questo: a breve entrerà in vigore una nuova norma secondo cui gli atleti che avranno raccolto 25 punti o più non potranno più partecipare alle prove regionali».

Questo cosa significa?

«Che a breve Gomez della Colpack in queste gare non si vedrà più. E via via, col passare delle settimane, questo destino riguarderà anche altri. Che so, Guzzo, Raccani, Dapporto, Buratti. Così nelle corse regionali non vincerà il più forte in assoluto, ma il più forte di quel momento. Di conseguenza s’abbasseranno il livello, il prestigio e il seguito di queste corse. Io preferisco arrivare secondo dietro a Gomez che vincere davanti a nessuno. La competizione ci vuole, per imparare a vincere bisogna prima perdere». 

Degli elite abbiamo parlato. Chi sono, invece, gli Under 23 sui quali puntate?

«Ginestra è quello che ha più esperienza. E’ uno scalatore generoso, ha già raccolto più d’un piazzamento, ma al quarto anno nella categoria è lecito aspettarsi un salto di qualità. Carretta è veloce, più da ranghi ristretti che da volate di gruppo, e al Friuli ha fatto delle esperienze importanti. E infine ci metto Bortoluzzi, brillante ed esplosivo, perfetto per le prove vallonate. Ha iniziato col sesto posto alla Firenze-Empoli, può solo migliorare».

Rebellin smetterà?

«Intanto sta recuperando bene dall’infortunio, al suo rientro in gruppo non manca troppo tempo. La sua volontà sembra quella di smettere, ma ne parleremo con più calma durante la stagione. Comunque, essendo già coinvolto in Dynatek (le bici sulle quali la Work Service pedala, ndr), rimarrebbe al nostro fianco. La sua esperienza e la sua presenza non andranno perse, insomma».