Storie dall’Oman, Garofoli pedala nella nuova Astana Development: «Felice di aver ritrovato un ambiente più italiano. Giro e Avenir i miei obiettivi»

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Gianmarco Garofoli al Tour of Oman 2022
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Nel grande gruppo del Tour of Oman c’è un giovane, anzi giovanissimo, italiano che cerca di farsi spazio tra i grandi. Parliamo di Gianmarco Garofoli, passato questa stagione nel nuovo team development dell’Astana Qazaqstan dopo aver corso nella sua al debutto tra gli Under 23 con la Dsm.

Forte scalatore, il marchigiano ha conquistato tutti fin da subito a suon di risultati. La sua vittoria al Giro della Valle D’Aosta lo ha mostrato al mondo. Oltre quaranta chilometri vento in faccia, gestendosi con l’esperienza di un veterano, per poi alzare le braccia al cielo su un traguardo celebre come quello di Cervinia.

Lo abbiamo incontrato qui in Oman e ne abbiamo approfittato per fare due chiacchiere. Dalla sua esperienza in Olanda a questa nuova italo-kazaka. Sentite cosa ci ha detto Garofoli…

Gianmarco Garofoli in azione nella seconda tappa del Giro della Valle d’Aosta 2021, poi vinta in solitaria (foto: Alexis Courthoud)

Gianmarco, come stai? E come hai passato l’inverno?

«Direi bene, senza particolari intoppi. Fortunatamente sono scampato dal Covid: a casa mia l’hanno preso tutti, io no. Per questo sono riuscito ad allenarmi bene, ho passato un mese in Spagna per preparare bene la stagione. È chiaro che al mio debutto tra i pro’ non potevo certo aspettarmi di vincere o lottare con i primi».

Non ti è pesato stare così tanto in ritiro?

«So che molti soffrono i lunghi ritiri, però io mi sono trovato bene. La prima settimana mi sono allenato con la Colpack, le due successive le ho passate con l’Astana e sono state fondamentali per conoscere tutti e fare gruppo. L’ultima invece sarei dovuto tornare a casa, ma c’era la possibilità di allenarsi con i professionisti. Ho pedalato con Moscon, Davide Martinelli e Leonardo Basso».

Come mai ha scelto l’Astana? È un progetto nuovo…

«L’Astana è una squadra che mi è sempre piaciuta, fin da bambino e adolescente. Seguivo le vittorie di Nibali e poi di Aru, inoltre abitavo vicino a Scarponi e spesso ho avuto modo di farci delle pedalate insieme. Da juniores poi ho conosciuto Beppe Martinelli, che mi ha portato anche a fare un training camp con i pro’. Avevo 18 anni».

E come ti sei trovato in queste prime settimane?

«Benissimo, l’ambiente è un po’ più italiano. Venivo dalla Dsm, un anno importantissimo dove sono cresciuto molto, ma dove ho anche sofferto un po’ le distanze culturali. Qui è tutto più familiare, più vicino a me. L’impatto è stato buono».

Si parla spesso di questo “problema” con la Dsm. Tu cosa ci puoi dire?

«A mio modo di vedere è semplicemente un altro modo di lavorare. Loro hanno dei piani e tu devi attenerti a quelli, non puoi uscire fuori. Devi seguire alla lettera quello che dicono. Un ragazzo olandese o tedesco magari non soffre questo tipo di mentalità, ma un ragazzo come me sì. Penso che dagli errori si può imparare ed è giusto che un giovane ciclista li commetta. Con questo non dico che mi sono trovato male, anzi. Rifarei questa scelta».

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Gianmarco Garofoli in azione agli Europei di Trento con la maglia azzurra

Perché?

«Sono cresciuto. Vedere come lavorano altre squadre e altri paesi ti forma a 360°, conosci più cose e soprattutto impari la lingua inglese. Io non mi sono formato meglio solo come ciclista, ma anche come persona. Ho vissuto in Olanda da solo, ho imparato a contare su me stesso, a gestire una casa, tenere tutto pulito e in ordine, cucinare, fare la lavatrice. Cose che possono sembrare scontate, ma che in realtà non lo sono».

L’anno scorso sei andato forte, quest’anno che obiettivo ti poni?

«Voglio che sia l’anno della svolta. È vero, nel 2021 sono andato bene, ma si può fare sempre meglio. Per come mi sono mosso credo di aver raccolto troppo poco. Ho speso più energie mentali per le cose che ho imparato e che dicevamo precedentemente, piuttosto che energie fisiche nelle corse. Sono un ragazzo che si pone sempre obiettivi molto alti e se sono qui all’Astana è per alzare ancora di più l’asticella».

In più puoi fare esperienze importanti…

«Esattamente, per fare un esempio già questo Tour of Oman per me è una scuola. È vero, non è il Tour de France con tutti i migliori al mondo, ma le Continental italiane queste corse non le fanno. La prossima per esempio è il Laigueglia con i grandi, niente male…»

E le corse U23 su cui punti di più?

«Giro d’Italia e Tour de l’Avenir, senza dubbio. Sono le corse che più si adattano alle mie caratteristiche, nonché le più importanti in calendario».