Storie dall’Oman. Il modello Uno-X ora fa scuola: da Johannessen a Charmig, conosciamo meglio questi talenti del nord

Uno-X
I ragazzi della Uno-X al Tour of Oman 2022
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Parlando con Mirko Rossato della Bardiani alcune settimane fa, avevamo scoperto che il modello di riferimento per il progetto giovani della squadra dei Reverberi era la Uno-X Pro Cycling. L’idea era quella di replicare ciò che fa la formazione norvegese nel nord dell’Europa, ovvero creare due squadre (una Development e una Professional) che andassero a far crescere tutto il movimento scandinavo e portassero i giovani corridori locali nell’élite del ciclismo.

Dopo alcuni anni di rodaggio la Uno-X è finalmente riuscita nel suo intento, dimostrando di essere uno dei progetti più virtuosi, efficienti e dunque vincenti in circolazione. Pensate che solo oggi ha vinto due corse. La prima qui al Tour of Oman con Anthon Charmig, e la seconda in Turchia con Jacob Madsen Hindsgaul.

Ma il progetto della Uno-X parte da lontano. Possiamo iniziare da Tobias Foss, ora alla Jumbo-Visma e co-capitano insieme a Dumoulin al Giro d’Italia, e arrivare ai giorni nostri con Tobias Johannessen, vincitore del Tour de l’Avenir 2021 e già protagonista al Bessèges tra i grandi la scorsa settimane.

Ma possiamo menzionare anche Søren Wærenskjold, velocista capace di trionfare due volta sempre all’Avenir, e Johan Price-Pejtersen, danese che ha fatto suo sia l’europeo sia il mondiale a cronometro tra gli Under 23 lo scorso anno. La Bahrain-Victorious ha fatto di tutto per averlo con sé nel 2022.

E così adesso una piccola realtà norvegese ha rischiato di ottenere addirittura la wildcard per il Tour de France. Come è possibile? Vi starete chiedendo voi. Lo chiediamo a Kurt Asle-Arvesen, ex professionista e attuale direttore sportivo del team.

Kurt, siete una fucina di talenti. Cosa rende unico il vostro modello?

«Se siamo unici questo spetta a voi dirlo, io posso limitarmi a spiegare quello che abbiamo fatto in Danimarca e Norvegia. Innanzitutto ci siamo basati su quello che c’era già, ovvero una grande cultura sportiva. Nel nostro paese lo sport è fondamentale, tanto nelle scuole quanto come hobby. Si inizia per gioco e divertimento e poi…»

E poi?

«E poi se vediamo che uno o più ragazzi hanno talento, mettiamo loro a disposizione tutte le nostre conoscenze e strutture. Il ciclismo su strada si è sviluppato molto negli ultimi anni, ma nel Dna di questi ragazzi c’è lo sci di fondo, con tutte le sue sfaccettature, c’è l’hockey, l’alpinismo, l’arrampicata, il kayak. E per restare al ciclismo tanta attività in Mountain-bike e ciclocross. Non c’è ragazzo in Scandinavia che non pratica sport».

Come possono questi sport essere utili al ciclismo?

«Premettendo che fare sport è utile sempre, lo sci di fondo per esempio utile per continuare a fare sport durante l’inverno ma in maniera più rilassata della bicicletta. Senza contare che si lavora molto sulla resistenza e sulla forza. Idem per le altre attività».

Johannessen
Filippo Baroncini e Tobias Halland Johannessen al Giro d’Italia U23 (foto: Rodella)

Come seguite i ragazzi?

«Come li seguono tutti, ma restando in un ambiente un po’ chiuso. So che molti ci guardano male per non accettare ragazzi di altre nazioni che non siano quelle scandinave, ma noi dobbiamo pensare prima ai nostri giovani. In questo modo possono crescere in un ambiente familiare, ma con calma. Noi li aspettiamo anche per due, tre, quattro anni e non li abbandoniamo se passano uno o due anni difficili».

Hai parlato di strutture e conoscenze. Quali?

«Beh innanzitutto la cura dei materiali. Pensiamo come una squadra WorldTour quindi nessun dettaglio viene lasciato al caso. Poi abbiamo dei preparatori e dei mental coach a disposizione dei ragazzi che aiutano a gestire il tutto. Noi vogliamo poi che i giovani continuino ad andare a scuola o all’università, perché non si trovino male dopo il ciclismo. Stiamo investendo molto su di loro in tutte le sfaccettature. Questo li aiuta a stare tranquilli e a crescere. I risultati vengono di conseguenza».

Chi dobbiamo tenere principalmente d’occhio io in questa stagione?

«Direi Johannessen sarebbe scontato. Allora vi faccio i nomi di Rasmus Tiller, Anthon Charmig, Idar Andersen e Søren Wærenskjold. Ecco, loro possono fare davvero grandi cose».

Si era parlato anche di una wildcard al Tour de France, che ne pensi?

«Che è un nostro obiettivo. Chiaramente per questa stagione era difficile, perché siamo solo all’inizio del nostro progetto. Potremo fare grandi cose, seguiteci e lo vedrete».