Giorgia Bronzini, alla Liv per lanciare le giovani: «Non è un passo indietro, squadra da scoprire»

Giorgia Bronzini in una foto d'archivio, ai mondiali di Leuven 2021
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La grinta che da sempre l’ha contraddistinta in gara e la grande esperienza acquisita sulle strade di tutto il mondo e nell’ultimo triennio, il primo per lei da direttrice sportiva. Giorgia Bronzini non si è mai tirata indietro da atleta e ora, alle porte della stagione 2022, ha tra le mani un diamante grezzo che vuole trasformare in gioiello. La Liv Racing Xstra è la sua nuova squadra: qui l’imprinting olandese e la fantasia italiana si incontrano per un progetto molto interessante. Giorgia Bronzini non ritiene di aver fatto un passo indietro rispetto alla Trek-Segafredo e vuole lanciare nuove giovani. Una sfida aperta, che la vede molto motivata e che iniziamo a scoprire su quibicisport.

Giorgia, nuova avventura con la Liv Racing. Come è iniziata?

«Per ora tutto bene. Abbiamo fatto il primo ritiro in Toscana a gennaio e il prossimo inizierà questo martedì, in Spagna. La prima gara di stagione sarà la Valenciana e finora è tutto nella norma, senza grossi imprevisti. Quindi dai, incrociamo le dita perché questo Covid è ancora in mezzo alle scatole e quindi c’è un po’ da essere fortunate a non incapparci dentro».

Che tipo di squadra siete e qual è stato il primo impatto con le ragazze?

«È una squadra pressoché giovane e un po’ tutta da scoprire, rispetto alla squadra che ho lasciato. Qui non ho delle certezze, delle teste di serie, ma ho delle ragazze da far crescere, da scoprire e da guidare e che aiuterò a raggiungere la loro dimensione. Con me troveranno le loro qualità e spero di farle perseverare con grinta in quelle che sono le loro caratteristiche. È un po’ un gruppo nuovo, da scoprire e da far crescere. Abbiamo gettato le basi nel primo ritiro e nel prossimo saremo un po’ più specifici con lavori mirati alle loro caratteristiche: adesso ho individuato e diviso le ragazze in “group climber” e “group sprinter” e testeremo di più i loro valori, in modo tale da partire con ruoli più definiti al debutto stagionale».

Rachele Barbieri e Katia Ragusa, le due italiane del team, come ti sono sembrate?

«Sia Rachele che Katia si sono presentate in una buona condizione al primo ritiro. Con personalità si sono distinte: Rachele per le sue doti da sprinter e Katia per le sue caratteristiche da climber. Hanno già preso il loro posto e tutte e due saranno presenti alla Valenciana. Spero che al prossimo ritiro si presentino ancora in una buona forma e che già nella prima gara possano dire la loro. È chiaro che Rachele (Barbieri, ndr) farà un pochino più fatica a livello di risultato perché è stata fuori per due anni dal circuito internazionale, quindi rispetto alle sprinter che non hanno mai smesso di gareggiare a questi livelli, farà un pochino più fatica a trovare la sua dimensione».

Pluricampionessa su strada, tre ottime stagioni da direttrice sportiva alla Trek-Segafedo, e ora la Liv: una serie di esperienze da trasferire alle giovani atlete che sognano un posto nel grande ciclismo femminile.

«Sicuramente i tre anni passati nella Trek-Segafredo, mi hanno dato un bagaglio grossissimo di esperienza: ho collaborato con grandi maestri e con grandissime campionesse che mi hanno fato notare le sfumature, del bianco e nero e dove si può passare al grigio. Tutte accortezze che porterò con me per dare qualcosina in più e qualche input in più a queste giovani. Non lo reputo un passo indietro nella mia carriera di diesse, bensì una valigia di tools che porto con me da poter utilizzare nel momento di bisogno per riuscire a dare quella marcia in più a queste ragazze che sto facendo crescere».