Frigo, dall’Olanda a Israele: «Motivato dalla validità del progetto. Correrò un anno tra gli Under e nel 2023 passerò professionista»

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Marco Frigo in una foto d'archivio ai mondiali di Lovanio 2021
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Saper aspettare è un’arta antica, preziosa e nobile. Come il ciclismo, in perenne evoluzione ma legato perpetuamente ad ideali di un tempo che fu che mai andranno in disuso. Marco Frigo sta facendo sua quest’arte, con la precisione tipica di chi è avvezzo all’ingegneria meccatronica, facoltà di cui è studente in quel di Padova, ed è pronto ad affrontare il suo quarto anno tra gli Under 23.

La categoria gli ha regalato soddisfazioni non da poco, come dimostrano il titolo italiano in linea nel 2019 e il secondo posto dell’anno scorso nella prova a cronometro, con la consapevolezza di chi sa che 365 giorni trascorrono molto più in fretta di quanto si possa credere.

Il talentuoso corridore di San Giuseppe di Cassola, dopo la rottura della clavicola a dicembre mentre era in raduno in Spagna e la conseguente operazione, ha ripreso ad allenarsi e ad affrontare le sue salite tra cui quell’Altopiano di Asiago immerso nella natura circondato da luoghi di immenso valore storico, meta di fatiche quotidiane da cui trarre morale per un futuro che si fa sempre più vicino.

Marco come procede la ripresa?

«Bene, l’intervento alla clavicola è andato alla grande e dopo dieci giorni ero già in sella. Gradualmente sto aumentando la mole di lavoro alternando uscite di fondo da 6 ore a lavori specifici, senza tralasciare le uscite in palestra».

Da quest’anno correrai con la Israel Cycling Academy, dopo due anni in Olanda alla Seg: come mai questa scelta?

«Si tratta di una decisione ben ragionata, dopo una offerta che mi e stata fatta la scorsa estate. Ho un contratto triennale, che il primo anno mi vedrà tra i dilettanti mentre dal 2023 esordirò tra i professionisti. Sono stato subito motivato dalla validità del progetto e dal fatto che ci fosse un interesse sincero a dare vita a un gruppo in cui si dà parecchia importanza alla crescita dei giovani».

Come vedi il fatto di militare ancora un anno tra gli Under 23?

«In maniera molto positiva: ho ancora un anno per crescere e per togliermi le soddisfazioni che tra i dilettanti non sono ancora riuscito a ottenere».

Ti preoccupa l’idea di esordire nel 2023 tra i pro’ con una squadra World Tour?

«Assolutamente no, ci sono tutte le premesse per crescere con calma senza bruciare le tappe. Non ho alcuna tensione, entrerò tra i professionisti in punta di piedi, pronto ad imparare dai corridori di esperienza con cui correrò».

Torniamo al 2022: quali i tuoi obiettivi principali?

«Sicuramente il Giro d’Italia, in cui spero di fare classifica al meglio delle mie potenzialità, poi cercherò di essere protagonista in Nazionale ogni qual volta Marino Amadori mi convocherà. Per il resto, non mi pongo obiettivi specifici, esordirò tra fine febbraio e i primi di marzo. Il resto verrà da sé. Ciò che conta è andare forte».

Sei soddisfatto del tuo 2021?

«Sì, è stata una stagione intensa che mi ha regalato belle soddisfazioni come la vittoria nella prima tappa della Ronde de l’Isard a settembre, un momento bello dell’anno passato. Non ho recriminazioni, ho dato il massimo e gli errori commessi saranno fondamentali per correre quest’anno con sempre più maturità e consapevolezza».

A proposito di consapevolezza, ti vedi più corridore da grandi Giri o da classiche?

«Mi vedo meglio nelle corse a tappe, sono sempre state le mie corse preferite e la mia volontà mi porta in quella direzione. Detto ciò, è ancora troppo presto per definirmi, preferisco prendermi il mio tempo e affrontare giorno per giorno con serenità e massimo impegno»