Nibali, la festa d’addio può aspettare: «Non è il momento di pensarci. All’Astana per lasciare ancora un segno»

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Vincenzo Nibali al ritiro spagnolo dell'Astana-Qazaqstan. Lo Squalo è pronto per questa nuova avventura (Foto: Tim de Waele/Getty Images)
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La voglia è sempre la stessa. La stessa di quando nel 2005 vestì per la prima volta la maglia della Fassa Bortolo. Certo adesso qualche pensiero sul ritiro c’è, ma Vincenzo Nibali non vuole pensarci troppo. «C’era la data della festa d’addio – ha spiegato il siciliano alla Gazzetta dello Sport di questa mattina – si pensava al giorno del mio compleanno il 14 novembre a Mastromarco, con la presenza di amici e grandi avversari come Froome e Contador. Io però ho voluto frenare. Non è il momento».

E ha ragione lo Squalo. Il suo 2022 sta per cominciare e lui è carico come non mai. Dopo il ritiro a Calpe a metà gennaio, Nibali è stato a Rho, in galleria del vento, per provare i nuovi materiale e migliorare ulteriormente la propria posizione a cronometro. «Non lo facevo dal 2019 e negli ultimi due anni questi dettagli non erano stati curati. Non lo faccio perché penso di vincere il Giro d’Italia, anzi. L’obiettivo è quello di vivere la stagione con leggerezza, senza stress. Ma che allo stesso tempo sia una lunga e bella passerella».

Nibali, all’Astana per dimenticare due anni difficili

Per questa sua “passerella”, come la chiama Vincenzo, Nibali ha scelto di tornare all’Astana, la squadra con cui ha vinto di più in carriera. Due Giri d’Italia e un Tour de France grazie al supporto del team kazako e soprattutto di Giuseppe Martinelli, che recentemente lo ha paragonato a Zlatan Ibrahimovic. «È un bel paragone, poi io ho anche una certa simpatia per il Milan. Lo prendo con responsabilità e ne terrò conto. Credo che l’Astana sia il posto migliore per cercare di lasciare ancora un segno».

I due anni alla Trek-Segafredo non sono andati come Nibali avrebbe voluto. L’unica vittoria lo Squalo l’ha riportata nella gara di casa, al Giro di Sicilia, proprio quando aveva già firmato con l’Astana. «Era un gruppo totalmente nuovo, un team molto internazionale. C’è stato il Covid e al rientro dopo il lockdown siamo arrivati male con una cattiva preparazione. Il secondo anno ho avuto dei problemi alle ginocchia: ho vissuto davvero male questo problema. Grazie alla Trek ho migliorato molto il mio inglese, anche se una volta non capendo una domanda avevo risposto in modo sbagliato, finendo quasi per essere ridicolizzato. Piano piano mi ero inserito, infatti con i compagni c’è sempre stato un buon rapporto. Qualsiasi problema lo risolvevamo parlandone».

Il ciclismo, così come lo sport in generale, sta vivendo un cambio generazionale. La Gazzetta per esempio ricorda gli addii di Federica Pellegrini e Valentino Rossi, due miti dello sport italiano. Nibali però non vede questo come un aspetto negativo. «È naturale che ci sia un cambio, ma l’Italia può contare su nuove stelle e il 2021 l’ha dimostrato. Restando nel ciclismo, Ganna è quello che mi ha entusiasmato di più».