La denuncia di Chiari (Beltrami): «Tredici Continental in Italia sono troppe!»

Chiari
Stefano Chiari, team manager della Beltrami TSA-Tre Colli
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Quello appena iniziato, per la squadra creata da Stefano Chiari ed Emanuele Brunazzi, è il settimo anno di attività, il quarto consecutivo fra le Continental. Il Team Beltrami TSA-Tre Colli, squadra emiliana con base operativa a Praticello di Gattatico (Reggio Emilia), anche nel 2022 parteciperà a diverse e importanti gare professionistiche. Un particolare motivo d’orgoglio per il team manager Chiari.

«Negli ultimi tre anni abbiamo preso parte alla stragrande maggioranza delle corse professionistiche italiane nelle quali sono ammesse le Continental, cioè tutte quelle al di fuori delle gare World Tour, e anche per il 2022 sarà così. Parlo di competizioni del calibro di Trofeo Laigueglia, Giro dell’Emilia, Settimana Coppi e Bartali, Gp di Larciano, Coppa Bernocchi, nel 2021 anche il Giro del Veneto, e non solo.

«Senza dimenticare “puntate” all’estero, come per l’Etoile de Besseges, la Vuelta a San Juan o il Gp di Lugano. Quante squadre Continental, nel nostro paese, fanno un vero calendario da Continental? Quest’anno in Italia ce ne sono 13, nessuno si senta offeso se dico che, a mio parere, sono troppe. Ci sono squadre che praticamente non abbiamo mai visto tra i professionisti, altre che non possiedono neppure le bici da cronometro. Allora che senso ha fare il salto se poi l’attività resta la stessa che si faceva tra i dilettanti?»

Quali sono le basi del progetto-squadra?

«Come abbiamo sempre ribadito, puntiamo a far crescere con gradualità i giovani. In questo mondo purtroppo c’è troppa fretta e ansia del risultato, ma così si finisce per bruciare i ragazzi. Potrei citare atleti che in una stagione hanno vinto cinque, sei o anche più gare, perlopiù circuiti, e che non sono passati professionisti. Oppure sono durati qualche mese, neppure un’intera stagione.

«È questo il ciclismo che vogliamo? Noi come Beltrami vinciamo poco, è vero, ma ora i risultati del nostro lavoro iniziano a vedersi. Un esempio su tutti: Filippo Baroncini. Dopo la categoria Juniores è venuto con noi, stagione 2019, e ancor prima di debuttare fra gli Under 23 lo ha fatto tra i professionisti, al Trofeo Laigueglia, dov’era il più giovane in gara. Naturalmente non avevamo alcuna pretesa su di lui, solo la volontà di fargli assaggiare il ciclismo dei grandi. Poi pian piano è cresciuto. Al primo anno ha ottenuto piazzamenti nei 20 in gare pro’, poi nella seconda parte del 2020, dopo la pandemia, è sempre rimasto tra i primi. Ha centrato con noi due bellissime vittorie in gare Nazionali e ora eccolo qua, campione del mondo Under 23 e professionista con la Trek.

«Lui è il caso più eclatante, ma potrei citare Lorenzo Milesi, che dopo l’ultima stagione con noi, la sua primissima fra gli Under 23 nella quale si è messo in luce alla Bernocchi e al Giro dell’Emilia, ora è alla DSM. E nel professionismo, in casa Bardiani, ci sono Fiorelli e Tarozzi. Anche loro hanno indossato la nostra maglia».

Una quota di ex Juniores è imprescindibile in squadra, anno dopo anno?

«Assolutamente sì, è necessario essere vigili sulla categoria Juniores e immettere ragazzi nuovi nell’organico e nella categoria. In quattro stagioni fra le Continental, compresa questa, abbiamo fatto passare 19 ragazzi dalla categoria Juniores a quella Under 23, permettendo loro di assaggiare fin da subito le gare con i professionisti. Parliamo di ragazzi di 18 anni, con i quali occorre pazienza, serve tempo e lavoro prima di poter raccogliere i frutti in termini anche di risultati. Ma è un passaggio che devono fare. Evenepoel è uno solo, non deve essere lui il termine di paragone, altrimenti si bruciano i ragazzi».

Quanto è difficile però lavorare con obiettivi a medio-lungo termine?

«La cosa importante e fondamentale è far capire la tua filosofia agli sponsor. Chi è rimasto con noi, evidentemente, capisce che questi ragazzi hanno bisogno di essere accompagnati nella loro crescita nel modo giusto. Una casa solida non la si costruisce in una notte, e necessita di solide fondamenta. Anche per un corridore è così. Poi non tutti possono arrivare dove sognano, ma con noi hanno tutti l’opportunità di provarci e, comunque, di gareggiare fianco a fianco con i grandi campioni di questo sport. Non è poco».

All’alba del quarto anno da Continental, si può dire che ormai la Beltrami TSA-Tre Colli non sia più una novità nel mondo del professionismo…

«Gli addetti ai lavori, così come gli organizzatori, ci conoscono e riconoscono la bontà del nostro lavoro con i giovani. Ripeto, il miglior biglietto da visita è il nostro calendario: a certe gare non partecipi per caso, specialmente se solo in Italia ci sono così tante Continental. Abbiamo una struttura importante, fatta di mezzi e di personale adeguati anche alla massima categoria. In questi anni abbiamo portato Beltrami TSA, il nostro sponsor principale, nel mondo del professionismo.

«A livello di marketing è stata un’operazione importante, l’azienda ha avuto un’ottima visibilità grazie alla nostra squadra. Inoltre, fin da quando siamo nati, abbiamo il sostegno di una grande realtà imprenditoriale come Tre Colli, fatta di persone che conoscono bene il mondo dello sport e che ci spronano a puntare sui giovani. Più in generale, posso dire che il ciclismo resta uno sport popolare e molto amato, la bicicletta è il mezzo sostenibile per eccellenza, tante aziende guardano con rinnovato interesse al mondo delle due ruote, anche a quello agonistico. Un progetto ben strutturato e credibile è la base per durare nel tempo».

L’ingaggio di Ceolin segna una svolta verso il fuoristrada?

«Non solo Federico Ceolin, che viene da mtb e ciclocross, ma anche di Luca Cibrario. Ovviamente l’attività principale per la Beltrami resta quella su strada, ma stiamo investendo anche sul fuoristrada, un mondo che negli ultimi anni, grazie anche al traino di campioni come Van der Poel e Van Aert, sta riscuotendo molta attenzione. La multidisciplinarietà è possibile e a noi interessa essere presenti anche nella stagione invernale del ciclocross».