Piganzoli, dalla sorpresa del Giro U23 alla fiducia di Basso: «Voglio riconfermarmi e conquistare la nazionale»

Piganzoli
Davide Piganzoli in azione con la maglia della Eolo-Kometa U23 (foto: EOLO-KOMETA Cycling Team sub23)
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Quando con Ivan Basso abbiamo analizzato la formazione Under 23 della Eolo-Kometa, l’occhio è andato subito sul nome di Davide Piganzoli. Senza girarci troppo attorno l’ex campione lombardo ci ha confidato di puntare molto su di lui e di considerarlo «uno dei giovani italiani più interessanti per il futuro».

Da dove deriva tutta questa fiducia? Senza dubbio dalla sua prima (ottima) stagione tra i dilettanti. Partito con due classiche impegnative come Piva e Belvedere, Piganzoli si è subito messo in mostra prima al Giro di Romagna e poi al Giro d’Italia, dove è definitivamente sbocciato cogliendo un sorprendente decimo posto in classifica generale. E pensare che non qualche giorno dopo lo avrebbe atteso il temibile esame di maturità…

«È andata proprio così. Sognavo di partecipare subito al Giro d’Italia, ma durante la corsa non vi nascondo che ho pensato spesso all’esame. Mentalmente ero tranquillo perché sapevo di non essere il capitano e che l’obiettivo principale era fare esperienza ad alti livelli».

Poi però sei diventato il leader della squadra, cos’è successo?

«Il nostro capitano è caduto un paio di volte battendo violentemente a terra. Non era più in grandissima condizione e visto che io ero rimasto in quota, la squadra ha deciso di puntare su di me».

Scelta giusta…

«Sono davvero contento di come è andata. Era la prima volta che mi misuravo con una corsa a tappe così lunga e credo di aver risposto bene, soprattutto in termini di recupero. A Campo Moro ho vissuto la mia giornata migliore: si correva sulle strade di casa (Piganzoli è di Morbegno ndr.) e ci tenevo particolarmente».

Il Giro sarà quindi l’obiettivo numero uno del tuo 2022?

«Sicuramente sarà un momento delicato della mia stagione. Voglio tornare per migliorare il decimo posto dello scorso anno e con il mio preparatore stiamo lavorando per questo. Però ho già messo gli occhi anche su altre corse. Quali? Le classiche internazionali più dure come Piva, Belvedere, San Vendemiano, Recioto».

La preparazione invernale come procede?

«Direi molto bene, senza troppi intoppi. Lo scorso anno tra la scuola e alcuni problemini fisici non sono riuscito a iniziare l’anno come avrei voluto. Durante l’inverno ho sentito più libertà, ho avuto modo di concentrarmi al 100% sulla preparazione. Peccato sia saltato il ritiro congiunto con la squadra dei professionisti a causa del Covid».

Su cosa hai lavorato principalmente?

«Abbiamo alternato allenamenti qui in Italia con un training camp in Spagna davvero molto redditizio. Ho lavorato molto sulle salite, senza dimenticare la cronometro, una specialità a cui tengo particolarmente».

Lo scorso anno sei arrivato terzo al tricolore proprio a cronometro…

«Sì. Non nascondo che un altro dei miei obiettivi è il campionato nazionale proprio a cronometro. Lavorandoci su posso migliorare velocemente e mi sento piuttosto predisposto a questa disciplina. Nel 2021 l’ho un po’ trascurata per i tanti impegni, ma quest’anno l’idea è quella di prendere la bici da crono una o due volte a settimana».

E alla nazionale ci stai pensando?

«Alla nazionale si pensa sempre. Sarebbe un onore per me partecipare a corse come l’Avenir o la Corsa della Pace con la maglia azzurra. Con Amadori ho un ottimo rapporto: lui sa che se ha bisogno di me risponderò sempre presente».

E con Basso e Contador che rapporti hai?

«Con Basso ci sentiamo spesso. Mi chiama e mi fa diverse domande. Per esempio come mi trovo in squadra oppure se ho bisogno di qualcosa. È una persona disponibilissima che tiene molto ai suoi ragazzi e al progetto Eolo-Kometa. Per un giovane come me lavorare al suo fianco è un sogno. Contador è più il referente spagnolo, ma quando c’è si fa sentire».

In ottica professionismo è la squadra giusta per te?

«Assolutamente! La Eolo-Kometa U23 non è altro che il vivaio della formazione Professional e questa è una grande possibilità. Chi dimostra di saper andare forte tra i dilettanti trova le porte per il mondo dei grandi. Inoltre avere due “capi” come Basso e Contador non è da tutti. Io non voglio mettermi fretta, sono solo al secondo anno e ho molto da imparare…»