Il bilancio di Scartezzini: «L’argento mondiale mi ha ripagato di tutti i sacrifici e le delusioni. La Champions League della pista? Divertente e dinamica»

Scartezzini
Michele Scartezzini premiato da Giovanni Malagò al Giro d'Onore 2021
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Tolto il body che lo ha accompagnato anche in questo lungo finale di stagione e indossata la divisa delle Fiamme Azzurre (Corpo della Polizia Penitenziaria), Michele Scartezzini è arrivato a Roma per ricevere il premio del Giro d’Onore 2021. Tra i tanti successi in pista della nostra nazionale infatti c’è anche la sua medaglia d’argento in coppia con Simone Consonni nella Madison dei mondiali di Roubaix.

Per l’occasione abbiamo scambiato due parole con Michele, che con noi ha seguito il trionfo del quartetto alle Olimpiadi di Tokyo, per fare il punto su quella che è stata la prima edizione della Champions League della pista e sui suoi progetti futuri.

Michele, prime impressioni su questa edizione d’apertura?

«Non avevo grandi aspettative all’inizio, ma ora posso dirlo: mi sono davvero divertito. È un format nuovo, fresco, dinamico. Anche al pubblico sembra essere piaciuto e questa è la cosa più importante».

Come mai un format simile secondo te?

«È chiaro che l’Uci vuole far conoscere la pista a chi non la segue assiduamente. Per farlo c’è bisogno di eventi brevi e veloci in una cornice moderna. Già solo lo spettacolo con i giochi di luce fa molto a livello televisivo».

Quindi ci sarà futuro per la Track Champions League?

«Sì direi di si. Già quest’anno, per la prima edizione, c’erano al via fior di campioni. Penso già ai quattro vincitori dei vari eventi. Harry Lavreysen, Katie Archibald, Kristen Wild e Gavin Hoover. Parliamo di olimpionici e iridati, non certo gli ultimi arrivati…»

E tu come sei andato?

«Nel complesso direi non male. Ho chiuso settimo, ma potevo fare di più con un primo round migliore. Dovevo adattarmi al nuovo format e al nuovo stile delle gare. Poi sono andato sempre meglio».

Tra l’altro la gamba c’era…

«Diciamo che sono uscito abbastanza bene dai mondiali di Roubaix (ride ndr.). Quella medaglia d’argento in coppia con Simone Consonni mi ha permesso di risalire su un podio iridato, non c’è sensazione più bella».

Cos’ha significato quella medaglia dopo l’esclusione dalle Olimpiadi e gli Europei sottotono?

«Significa davvero tanto. È la dimostrazione che io ci sono ancora, che valgo la maglia azzurra e un podio mondiale. Ho ripagato tutti i sacrifici, le delusioni e le difficoltà. Aver condiviso quella medaglia con un amico in una disciplina così impegnativa e delicata è ancora più emozionante».

E per poco non era oro…

«Quattro punti! Un niente. I danesi però sono dei maestri della madison. Hansen e Morkov si conoscono alla perfezione e per loro un argento sarebbe una sconfitta cocente. C’è un pizzico di amarezza, non lo nascondo, ma va bene così. Ci riproveremo il prossimo anno».