Pellizotti, tutto sulla “sua” Bahrain: «Confermarsi sarà una bella sfida. Colbrelli è entrato in un’altra dimensione. Caruso? Centrale nel progetto»

Pellizotti
Franco Pellizotti nell'ammiraglia della Bahrain-Victorious al Giro d'Italia 2021
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Sono giorni intensi di allenamento e programmazione quelli della Bahrain-Victorious e di Franco Pellizotti nel ritiro spagnolo. Tutta la squadra è volata sulla costa occidentale della Penisola iberica per il primo training camp pre-stagionale, un’occasione per i nuovi arrivati di entrare ancora di più nei meccanismi del team e per mettere sulle gambe carichi di lavoro importanti in vista dell’anno ormai alle porte.

La stagione della formazione mediorientale è stata eccezionale. Dai successi di Damiano Caruso al Giro e alla Vuelta fino ai trionfi (Europei, Mondiali, Roubaix e non solo) di Sonny Colbrelli. Senza dimenticare le tappe di Matej Mohoric al Tour, quelle di Mark Padun al Delfinato e molto altro.

Pellizotti, direttore sportivo della Bahrain-Victorious, può essere sicuramente soddisfatto dell’annata appena conclusa. Ma non si pone limiti, c’è una stagione tutta da preparare e da vivere. Lui vuole confermarsi per dimostrare che il 2021 non è stato un caso…

Pellizotti, come ne esce la Bahrain da quest’anno?

«Abbiamo sicuramente fatto un ulteriore passo in avanti. La squadra è nata nel 2017 e con Nibali ha fatto grandi cose. Pensiamo al Lombardia, la Sanremo, le tappe al Giro e alla Vuelta. Quest’anno abbiamo ancora scalato le gerarchie, chiudendo tra le migliori squadre WorldTour e la Roubaix nel palmares. Mica male…»

Adesso però arriva il difficile. Confermarsi…

«E siamo motivati per farlo. Quando ero passato professionista e vincevo le mie prime gare importanti, gli allenatori erano soliti redarguirmi. Mi dicevano di tenere la testa bassa e lavorare perché un corridore forte (e quindi una squadra forte) si vede quando dimostra di non essere stato un exploit».

Hai già parlato ai tuoi ragazzi?

«Nel primo meeting che abbiamo fatto prima di partire per la Spagna ho parlato con i ragazzi e ho spiegato loro che adesso abbiamo gli occhi di tutti addosso. Siamo forti e quindi ci temono, tanto per i grandi Giri quanto per le classiche».

Avete già definito i programmi?

«Non ancora. Ci stiamo lavorando in questi giorni di ritiro. Non posso dire di più al momento».

Parliamo dei vostri capitani partendo da Colbrelli. Sonny è entrato in un’altra dimensione?

«Direi proprio di sì. Un corridore che vince gli Europei battendo Evenepoel, il Benelux andando in fuga a 50 chilometri dall’arrivo e la Roubaix tra il fango e la pioggia è tra i migliori al mondo. Forse Van Aert, Van der Poel e Alaphilippe sono più “completi”, ma se Sonny è in forma se la gioca ad armi pari dalla Sanremo alla Roubaix, passando per le tappe nei grandi Giri».

Damiano Caruso. Dopo il 2° posto al Giro sarà ancora capitano?

«Come dicevo prima dobbiamo ancora decidere tutto. Damiano al Giro non era partito con i gradi di capitano, era Landa il leader della squadra, poi a causa della caduta di Mikel ha preso in mano il team. La sua vittoria di tappe e il secondo posto in generale ha mostrato a tutti di cosa è capace. Probabilmente condividerà i gradi o al Giro o al Tour, o magari andrà a caccia di successi parziali. Ciò che è certo è la sua importanza all’interno della Bahrain, non a caso ha rinnovato per altre due stagioni».

Hai nominato Landa, anche quest’anno non è arrivato il salto di qualità…

«Mikel quando è in forma è tra i più forti scalatori al mondo. Purtroppo la sfortuna sembra perseguitarlo e per un motivo o per un altro non riesce mai a finalizzare il suo grande lavoro. Noi crediamo in lui e per il 2022 sarà il leader in almeno uno dei grandi Giri».

E poi avete Haig. Come lo gestirete?

«Jack è nel pieno della sua maturità agonistica. Sfortunatissimo al Tour de France, si è rialzato conquistando uno splendido podio alla Vuelta. È uno scalatore molto forte, ma sa districarsi bene su diversi percorsi. A mio avviso può essere il jolly della squadra il prossimo anno».

In squadra avete due giovanissimi come Milan e Zambanini. Italiani con ampi margini di miglioramento…

«Scinderei i due discorsi. Milan ha già grandissima esperienza ad alti livelli, è campione olimpico e del mondo in pista. Sa gestire la pressione e i grandi eventi, quindi sotto l’aspetto mentale è già pronto. Su strada non ha corso moltissimo e quest’anno ci si dedicherà di più. È un passista veloce e cronomen forte, può fare bene in diverse gare».

E Zambanini?

«Edoardo è sicuramente meno “pronto”. Ha corso solo due anni tra gli Under 23, ottenendo buoni risultati. Probabilmente per le sue possibilità ha vinto anche poco, ma proprio per questo lo abbiamo preso. Ha dei numeri davvero interessanti e può crescere molto. Lo gestiremo nel migliore dei modi. Poi vi faccio anche il nome di Price-Pejtersen…».

Parlacene…

«Ventidue anni, campione europeo e del mondo a cronometro nella categoria U23. Basta questo per dire che è uno dei giovani più interessanti a livello internazionale».