Una nuova avventura aspetta Nizzolo: «Vi spiego perché ho scelto la Israel. Sanremo, classiche in Belgio e Giro d’Italia nei miei programmi»

Nizzolo
Giacomo Nizzolo in una foto d'archivio ai campionati del mondo di Lovanio
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Una nuova avventura per confermarsi e ripetere quanto di buono fatto in queste ultime stagioni. Giacomo Nizzolo lascia la Qhubeka e vola alla Israel StartUp-Nation, per sposare un progetto nuovo e stimolante che lo vedrà al centro per gli arrivi in volata e le classiche.

«Ho scelto la Israel perché è una squadra in crescita. – ci dice Nizzolo entusiasta – Sono partiti dal nulla e anno dopo anno si sono aperti la strada, dimostrando di avere in testa delle idee interessanti. L’organico è ottimo e per gli sprint avrò attorno una squadra solida e di qualità. Non volevo lasciare la Qhubeka, ma non c’erano garanzie e la squadra è realmente a rischio chiusura. Ho esercitato un’opzione, sposando il progetto di Adams».

Il primo incontro nello stato mediorientale ha permesso al brianzolo di conoscere parte dello staff e dei compagni di squadra. Un meeting più burocratico che d’allenamento, per foto, visite mediche e prendere le misure delle nuove biciclette. A differenza di molte altre formazioni, la Israel non farà ritiri nelle prima parte di dicembre, rimandando il training camp a gennaio.

«Anche se dobbiamo ancora allenarci tutti insieme, – continua Nizzolo – il mio treno dovrebbe essere composto da uomini di fiducia e grande esperienza come Matthias Brandle, Alex Dowsett e Rick Zabel, che sarà l’apripista per la volata. Dovremo trovare i tempi e il feeling giusto, ma io sono fiducioso».

Davide Ballerini, Sonny Colbrelli e il vincitore, Giacomo Nizzolo. Il podio dei campionati italiani 2020 (foto: Poci’s)

I programmi non sono stati ancora definiti, ma Giacomo ha già le idee chiarissime. Il brianzolo ci confida infatti che non cambierà eccessivamente il calendario rispetto alle passate stagioni, continuando a insistere sulle classiche (Milano-Sanremo su tutte) e, ovviamente, Giro d’Italia.

«L’idea è quella di partire a febbraio e non fermarmi quasi mai fino al Fiandre. – spiega Nizzolo – Quindi una tra Tirreno-Adriatico e Parigi-Nizza per preparare al meglio la Sanremo e poi le classiche e semiclassiche in Belgio prima della Ronde. La Roubaix? No, quest’anno no. È troppo vicina al Giro».

Ma andiamo con ordine. Il primo grande obiettivo della primavera del brianzolo è senza dubbio la Milano-Sanremo. In sei partecipazioni ha centrato una sola top ten, quella del 2020 chiusa al quinto posto. La Classicissima è una delle corse che più si adattano a Nizzolo, ma per un motivo o per un altro è sempre mancato qualcosa per salire sul podio.

«La Sanremo è un terno a lotto, può succedere qualsiasi cosa. – continua Giacomo – Negli ultimi anni con l’avvento di Alaphilippe, Van Aert, Van der Poel e altri tutto si è complicato perché la corsa esplode letteralmente sul Poggio. Tenere il loro ritmo in salita è davvero impegnativo perché hanno una progressione che nessun altro può vantare. Fortunatamente c’è l’Aurelia e il tratto dentro la città che ti permette di rientrare se non trovano l’accordo. Poi in volata si può vincere come rimanere nelle retrovie, dipende dalle energie rimaste».

E dopo la Sanremo e il Belgio si arriva al Giro. La vittoria di Verona bruciando negli ultimi metri Affini ha dato a Nizzolo ulteriore fiducia, lo ha finalmente sbloccato da un tabù che rischiava di diventare troppo pesante. Nel 2022 tornerà alla corsa rosa per rivivere le stesse emozioni di quest’anno, magari aggiungendoci anche la maglia ciclamino.

«Le tappe sono il mio primo obiettivo, la maglia verrà da sé. – dice convinto Nizzolo – Non ho visto bene il percorso, ma mi pare di capire che ci sono cinque o sei frazioni dove posso dire la mia in volata. Vestire la Rosa in Ungheria? Sarebbe un sogno, ma sulla carta la rampa finale è troppo dura per un corridore dalle mie caratteristiche».

Se il Tour al momento non è una priorità, agli Europei e al Mondiale in Australia Nizzolo sta già pensando. Ovviamente la strada per l’appuntamento continentale e iridato è ancora molto lunga, ma il percorso che strizza gli occhi ai passisti-veloci non può essere ignorato.

«Chiaramente la maglia azzurra è sempre nella mia testa. Che siano Europei o Mondiali, mi piacerebbe essere sempre convocato dalla nazionale. Non credo cambierà molto da Cassani a Bennati, entrambi conoscono il ciclismo molto bene e tatticamente si sono sempre distinti in gruppo. Con Daniele ho anche corso, ci conosciamo bene e sono sicuro farà un ottimo lavoro. Bennati, che è stato sia capitano sia uomo squadra, è la persona giusta per ricoprire questo ruolo».