Nel futuro di Zambanini c’è la Bahrain-Victorious: «Mi sento pronto, non vedo l’ora di cominciare»

Zambanini
Edoardo Zambanini in maglia azzurra agli Europei di Trento
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Un po’ di riposo nella sua Dro prima di rimettersi in sella, musica nelle orecchie che scandisce i passi, qualche lettura per rilassare la mente e rigeneranti passeggiate tra le Marocche dai sassi color grigio candido, circondati da licheni e alghe, del piccolo comune di cinquemila abitanti a nord della piana dell’Alto Garda: Edoardo Zambanini è pronto al passaggio tra i Professionisti, dopo due anni tra gli Under 23 nel glorioso team Zalf, in cui le soddisfazioni non sono mancate come testimoniato dalla perentoria vittoria all’ottantesima edizione della Coppa Ciuffenna, supportato da quell’entusiasmo di chi ha appena vent’anni e sa di avere davanti tempo prezioso per poter crescere umanamente e agonisticamente.

Edoardo come ti sei avvicinato alla Bahrein?

«Tutto è iniziato al Giro d’Italia Dilettanti dell’anno scorso in cui ottenni la maglia bianca: i miei procuratori Alex e Jhonny Carera mi misero in contatto con varie squadre professionistiche tra cui la Bahrein con cui è nato subito un buonissimo feeling. Siamo rimasti in contatto in questo anno e poi abbiamo concretizzato tutto con un contratto biennale che mi vedrà impegnato con loro almeno sino al 2023».

A soli vent’anni un debutto di lusso e l’opportunità di correre accanto a campioni come Colbrelli.

«Già, per me è un sogno che si realizza».

Hai un po’ di timore?

«No, timore non direi ma sicuramente sono molto emozionato. Per me è un traguardo importantissimo, ho iniziato a correre da piccolo nella categoria G1 stimolato da mio fratello Dennis e non avrei mai pensato di avere una opportunità di questo tipo. Sicuramente la ciliegina sulla torta di due anni molto importanti per la mia crescita».

Due anni targati Zalf.

«Sì, una seconda famiglia per me. Mi hanno accolto come un figlio, con i miei compagni si è creato un rapporto intenso che va oltre l’andare in bicicletta: sarò sempre grato al patron Egidio Fior e ai direttori sportivi, perché mi hanno coltivato con pazienza senza bruciare le tappe.

Ormai si passa tra i Pro sempre prima. Come valuti questo aspetto?

«Positivamente, anche se chiaramente bisogna fare molta attenzione. Affrettare i tempi è controproducente, aspettarsi grandi cose da subito può diventare un elemento dannoso. Personalmente non mi pongo obiettivi per questi primi due anni, spero di poter apprendere il più possibile dai miei compagni e mettere da parte un bagaglio di esperienza considerevole che poi potrà essermi utile in futuro».

Sai già che gare affronterai in questa prima stagione tra i ”grandi”?

«No, è presto per dirlo dobbiamo ancora definire tutto. Sicuramente farò le gare minori, quelle definite di seconda fascia così da aumentare i chilometri, prendere confidenza con i ritmi dei Professionisti e poter aumentare gradualmente i carichi di lavoro. Starò in pausa ancora una settimana circa per poi riprendere ad allenarmi intorno al 5 novembre. Il primo raduno con la squadra lo faremo, invece, dall’8 al 20 dicembre ad Altea in Spagna e non vedo l’ora di poter conoscere i miei compagni».

Che momento ricordi con più emozione del 2021?

«Sicuramente la convocazione in azzurro agli Europei di Trento, per me la seconda esperienza in nazionale dopo il Giro di Toscana dello scorso anno. Inoltre, gareggiare sulle strade di casa ha dato ad ognuno di noi una carica unica, grazie al tifo degli appassionati sulle strade nostrane la fatica quasi non si sentiva. Ho ancora la pelle d’oca».

Vai bene in salita, hai un buona resistenza e lo spunto veloce non ti manca: dove pensi di esprimerti meglio?

«Ancora non so dirlo, sicuramente però mi piacerebbe prendere parte al Giro d’Italia e vedere dove posso arrivare. L’anno scorso nella Corsa Rosa Under 23 colsi la maglia bianca e il decimo posto nella classifica generale e lì mi sono accorto che con lo scorrere dei giorni il mio fisico stava bene e riusciva a recuperare senza troppa difficoltà. Staremo a vedere, ora come ora devo farmi le ossa e dimostrare alla squadra di poter esser un corridore solido e capace di ritagliarsi il suo spazio».

Quali sono i tuoi punti di riferimento in gruppo?

«Nelle categorie giovanili Cavendish, mi ha sempre impressionato la sua esplosività in volata e il suo talento. Da quando ho cominciato a sviluppare le mie qualità aerobiche, invece, mi sono ispirato a Pogacar, un fenomeno in tutti i sensi: umile, fortissimo, competitivo su tutti i terreni e sempre pronto a mettersi alla prova sempre con il sorriso sulle labbra».

In passato hai gareggiato anche su pista: ti ritroveremo anche in quella dimensione?

«Perché no, sarebbe bello e molto importante. Ho fatto tanta pista sino agli Juniores, più volte sono stato al Vigorelli e posso dire che i lavori svolti in quel contesto danno una marcia in più. In futuro, nel periodo invernale, si potrebbe pensare a qualche richiamo in pista nel corso della preparazione in vista della strada: potrebbe rivelarsi un’arma vincente, mai dire mai».

Quali sono le tue passioni fuori dal ciclismo?

«Leggere, ascoltare musica e, soprattutto, studiare: mi sono iscritto alla facoltà di Economia ma per motivi di tempo attualmente ho dovuto mettere in pausa l’esperienza universitaria. Spero di poter conciliare entrambe le attività, sono due aspetti della vita diversi ma complementari grazie a cui maturare e prendere consapevolezza dei propri mezzi».