Europei su Pista, Ganna tira le orecchie ai compagni: «Nel mio quartetto non voglio pelandroni, ai Mondiali non si va per giocare»

Ganna
Filippo Ganna con la maglia della nazionale italiana a Trento
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A volte non è solo il talento a fare il campione, ma anche l’atteggiamento. E Filippo Ganna di carattere e personalità ne ha da vendere. Non si tira indietro quando c’è bisogno di tirare le orecchie ai suoi compagni, si assume la responsabilità e fa sentire la sua voce. Il piemontese che tanto ha dedicato al quartetto, fino a portarlo alla medaglia d’oro olimpica, non ha gradito la prestazione degli azzurri impegnati a Grenchen per gli Europei su Pista.

Ganna non era presente in Svizzera perché impegnato al Gran Piemonte con la Ineos-Grenadiers, ma non ha perso un attimo delle prove dei suoi compagni. È chiaro che dai detentori del titolo olimpico, ci si può giustamente aspettare di più di un quinto posto. All’inseguimento a squadre hanno partecipato Francesco Lamon, Michele Scartezzini, Stefano Moro (poi sostituito da Jonathan Milan nel primo turno) e Liam Bertazzo.

Alla Gazzetta dello Sport di questa mattina è arrivata la voce del capitano. Con i Mondiali di Roubaix che si avvicinano, e dove Ganna sarà assoluto protagonista sia nell’inseguimento a squadre sia in quello individuale, il piemontese non le manda a dire. «Per confermarsi ai Campionati del mondo bisogna lavorare e magari avere un po’ di rispetto per chi da gennaio a novembre corre. Quindi… se devono giocare, che giochino. Ma nel mio quartetto, nel quartetto dell’Italia non voglio pelandroni».

Nessun nome, come è giusto che sia in queste situazioni, ma un forte messaggio ai suoi compagni che dimostra quanto Ganna tenga a fare bene con la maglia della nazionale. «Non voglio essere cattivo, ma quello che è giusto è giusto. Villa dovrà fare delle scelte, come ha già fatto per l’Olimpiade. A Tokyo si erano rivelate giuste. Davvero, non c’è cattiveria in quello che sto dicendo, né la volontà di puntare il dito contro qualcuno. Ma bisogna avere rispetto per chi si fa il “mazzo” tutto l’anno. In manifestazioni di quel livello, non si va a giocare».