La voglia di riscatto di Sagan dopo un Mondiale da dimenticare. Domenica c’è la Roubaix

Sagan
Peter Sagan con la maglia della nazionale slovacca ai Mondiali 2021 nelle Fiandre
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Che Peter Sagan sia entrato in una fase discendente della propria carriera è sotto gli occhi di tutti. Quel guizzo, quella potenza e quello spunto veloce che hanno contraddistinto gran parte della propria vita ciclistica stanno venendo sempre meno e la prova lampante l’abbiamo avuta in queste ultime due stagioni.

La sua incapacità nel vincere volate anche contro avversari non di primissimo piano (vedasi Giro di Slovacchia), ha “costretto” Sagan a reinventarsi, così come è successo all’ultimo Giro d’Italia dove ha sfiancato i rivali in salita per poi andarsi a giocare la vittoria.

Gli Europei di Trento e i Mondiali nelle Fiandre ci hanno consegnato però un Peter Sagan in forte difficoltà. Lo slovacco non è riuscito neppure a tenere le prime posizioni quando la corsa si è accesa, a segnalare una condizione non ottimale e una concorrenza che, almeno per il momento, ne ha decisamente di più.

La stagione tuttavia non è finita. Sagan vuole lasciare la Bora-Hansgrohe con il sorriso prima di affrontare la nuova avventura in TotalEnergies e domenica c’è la Roubaix. Presumibilmente sarà l’ultima corsa con il team tedesco dopo cinque stagioni e le motivazioni per fare bene sono tante.

Il tre volte campione del mondo ha corso l’Inferno del Nord per otto volte (questa sarà la nona) ottenendo dal 2014 in poi sempre buoni risultati. La vittoria del 2018 in volata contro il fuggitivo Silvan Dillier è stata forse una delle gare più belle che Sagan abbia mai corso. Ripetersi sarà difficile, ma con uno così non possiamo mai sapere cosa aspettarci.