In un ciclismo che ha sempre meno voglia di aspettare e che sforna talenti precoci capaci di vincere a 23 anni due Tour de France, l’Italia è solita andare in controtendenza. Più volte è stata denunciata l’assenza di corridori in grado di competere ad alti livelli già da giovanissimi, con reazioni positive e negative a seconda di come la si voglia vedere.
A volte però bisogna andare più a fondo e giudicare non solo con l’occhio critico e disfattista che spesso caratterizza il tifoso italiano. Questi Mondiali 2021 ci hanno infatti messo in mostra due ragazzi che in quel ciclismo d’élite ci possono stare eccome. Il primo è Filippo Ganna, ma già lo sapevamo tutti e di lui si è parlato tantissimo, il secondo è Andrea Bagioli.
Bagioli sta crescendo senza eccessive pressioni nella Deceuninck-QuickStep dopo aver dimostrato in due stagioni alla Colpack-Ballan di saper andare davvero forte. Se il 2020, per ovvi motivi, non può essere considerata un anno ciclistico “normale”, in questo 2021 stiamo scoprendo un corridore con gran motore, capace anche di mettersi in testa al gruppo a tirare a tutta ai Campionati del Mondo.
L’ambiente dello squadrone belga è probabilmente il migliore per la crescita di Bagioli. Lì dove sono tornati alla ribalta corridori come Viviani, Masnada, Cattaneo e per ultimo un Cavendish dato da tutti per finito, Andrea ha la possibilità di fare le sue esperienze internazionali imparando da “professori” di prim’ordine come Julian Alaphilippe.
Con le dovute proporzioni infatti, per caratteristiche, Bagioli ricorda proprio Alaphilippe. E non lo diciamo solo noi, pensate che parla così anche Davide Bramati, uno che di corridori forti se ne intende. Quando con il tecnico abbiamo analizzato le prestazioni dei suoi ragazzi ai Mondiali delle Fiandre, su Bagioli la sua voce è cambiata, come se sapesse del grande talento che ha in mano e che deve coltivare con cura di qui in avanti.
«Non è da tutti rispondere a un’accelerazione di Evenepoel – ci ha spiegato Bramati – Remco ormai viene già considerato tra i migliori al mondo e Bagioli era lì con lui. Insieme hanno collaborato per portare via il gruppetto e aumentare il proprio vantaggio e, una volta ripresi, si sono messi a tirare. Andrea con personalità si è messo al servizio dei propri capitani, ma non dimentichiamoci che era davanti con tutti i migliori corridori del mondo. C’erano Van Aert, Van der Poel, Alaphilippe e molti altri».
La strada è ancora molto lunga. Non dimentichiamoci che Bagioli ha solamente 22 anni e tutto da imparare. Ha il tempo per sbagliare e apprendere il meglio dai propri errori. Nessuna pressione, ma la consapevolezza di poter contare su un corridore di talento quello sì. La sua stagione non è ancora finita: Giro dell’Emilia, dove l’anno scorso fu quinto, e Lombardia, in appoggio ad Alaphilippe. Due corse importanti dove Andrea può mettersi in mostra prima di riposare in vista di un 2022 che lo vedrà protagonista.