Vanotti ricorda: «Che emozione quella Vuelta al fianco di Aru. Spero rimanga nel mondo del ciclismo»

Vanotti
Fabio Aru e Alessandro Vanotti in una foto d'archivio al ritiro dell'Astana nel 2015
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La scelta è stata fatta e sarà solo il futuro a mostrare se sarà definitiva oppure no. Fatto sta che l’annunciato ritiro di Fabio Aru continua a fare parlare e fare discutere sia i tifosi che gli addetti i lavori. Si tratta di un fulmine a ciel sereno, una decisione che ha lasciato il segno e che sta facendo nascere dibattiti e discussioni.

I tempi d’oro

Al di sopra delle polemiche e delle chiacchiere, tanto è l’affetto da parte di corridori ed ex compagni di squadra che con Aru hanno condiviso momenti indimenticabili. Uno di questi è Alessandro Vanotti, gregario del Cavaliere dei Quattro Mori che accompagnò lo scalatore di Villacidro nelle vittoriosa Vuelta di Spagna nel 2015. «Fabio ha conservato lo stesso entusiasmo e la stesso umiltà di quando lo conobbi da Under 23 – ricorda Vanotti – Me lo presentò Paolo Tiralongo e prima che passasse professionista già facevamo qualche allenamento insieme. Notai subito un giovane di grande talento con il fuoco negli occhi. Un fuoco che, nonostante tutto, non si è mai spento».

Per Vanotti fondamentale è stato il passaggio al professionista tra le file dell’Astana. «Fu subito un battesimo prestigioso, che ha fatto crescere Fabio in fretta. Da subito ha assorbito i segreti del mestiere da campioni come Vincenzo Nibali e dagli altri compagni più esperti. Si è fatto immediatamente voler bene e il suo desiderio di arrivare a livelli importanti è stato uno stimolo per tutti noi. L’Astana per Fabio ha rappresentato una vera e propria università del ciclismo grazie a cui comprendere come fare la differenza per proiettarsi su scenari di gran livello».

Aru
Alessandro Vanotti, Fabio Aru e Paolo Tiralongo alla Pedalaru 2016.

Il trionfo alla Vuelta

Il 2015 fu l’anno d’oro di Fabio Aru: secondo al Giro d’Italia dietro Alberto Contador e poi vincitore della Vuelta di Spagna: la corsa della consacrazione, ottenuta grazie a un colpo di mano nella penultima tappa che ha spodestato Tom Dumoulin. Un trionfo memorabile e colmo di istanti indimenticabili. «Nella terzultima tappa cademmo sul ciglio della strada, fu una scivolata improvviso in cui battei forte il coccige. Fortunatamente Fabio non si fece nulla ma lo spavento fu tanto – ricorda con nostalgia Vanotti – Il giorno dopo non sarei nemmeno dovuto partire, stare in sella era un supplizio. Eppure, il supporto di Fabio mi ha permesso di andare oltre il dolore; mi si avvicinò durante la tappa e mi strinse la mano. Ho ancora la pelle d’oca a raccontarlo, fu un gesto splendido che dimostrare l’onestà e la sensibilità di Fabio».

L’augurio di Vanotti

E sul ritiro annunciato al termine della Vuelta? «Sono sicuro che Fabio ci abbia riflettuto molto attentamente e non credo torni indietro sui suoi passi – conclude – Ha dato tanto al ciclismo, nonostante i tanti problemi e le malelingue e mi auguro con tutto il cuore resti in questo ambiente donando la sua esperienza ai più giovani. Un corridore non smette mai di essere un corridore e Fabio sarà sempre quel ragazzo innamorato del ciclismo che ha portato in alto la sua Sardegna».