Tour de l’Avenir, tanti ritiri illustri: Ayuso, Vandenabeele, Umba. Johannessen diventa il favorito, Zana può salire sul podio

Filippo Zana vince la seconda tappa della Corsa della Pace riservata agli Under 23, in maglia azzurra
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Il Tour de l’Avenir è già arrivato a metà. Delle dieci tappe in programma, infatti, ne sono state disputate cinque. I colpi di scena non sono mancati. Fin dal primo giorno, quando in ultima posizione a 1’42” dal vincitore Waerenskjold (era uno dei favoriti, si è ripetuto poi anche il giorno dopo in volata battendo il nostro Colnaghi) è arrivato Ben Turner, ottimo cronoman nonché un giorno in maglia rosa all’ultimo Giro d’Italia. Una sbandata in discesa, con annessa violenta collisione contro un cartello stradale, gli sono costate carissime: diverse fratture facciali, la rottura del naso e, stando alle sue parole, il rischio di perdere un occhio e le facoltà cerebrali se non avesse indossato casco e visiera.

Nelle prime giornate, più battute dal vento che vallonate, hanno dettato legge le nazionali del Nord: la Norvegia di Waerenskjold, il Belgio e l’Olanda, che si è aggiudicata la cronosquadre e la terza tappa del giorno dopo con Van den Berg, con Van Dijke in maglia gialla. Quando, a partire da domani, arriveranno le grandi salite, l’Olanda sparirà dalla classifica generale poiché non può contare su uno scalatore vero e proprio: ma per il momento, che corsa. Non ha ancora vinto il Belgio, ma de Lie si conferma uno dei talenti più scintillanti del panorama internazionale: nonostante sia soltanto al primo anno tra i dilettanti, ha già conquistato due tappe al Tour Alsace sfiorandone una, la terza, all’Avenir, anticipato soltanto da Van den Berg.

Per quanto riguarda la classifica generale, i ventagli che hanno agitato la corsa nella terza e nella quarta tappa hanno lasciato il segno. Almeno tre i ritiri illustri: Ayuso, il gran favorito della vigilia, Vandenabeele, il capitano del Belgio, e Umba, convincente nelle ultime settimane tra Tour de Savoie e Alsace. Facciamo quattro, visto che si è fermato anche Waerenskjold, seppur lontano da qualsiasi ambizione di classifica generale. A questo punto il candidato più credibile alla vittoria finale diventa Tobias Halland Johannessen, quest’anno già secondo al Giro e reduce dall’esperienza olimpica (ha chiuso al quart’ultimo posto). E’ quarto, subito dietro i tre olandesi, a 47” dal leader. Nono c’è Carlos Rodriguez, a questo punto il capitano della Spagna, una più che valida alternativa ad Ayuso. La maglia gialla dovrebbero giocarsela loro due.

L’Italia si sta difendendo bene: ma, appunto, si sta difendendo, aspettando le grandi salite. I risultati modesti del prologo sono stati parzialmente riscattati da una buona cronosquadre, chiusa al quarto posto. Il secondo posto di Colnaghi nella prima tappa in linea rimane il nostro miglior piazzamento, mentre l’azzurro che per il momento si è messo maggiormente in mostra è Gianmarco Garofoli, che sta attraversando davvero un bel momento di forma: sveglio nella cronosquadre e nei ventagli, talmente completo da vincere in salita al Valle d’Aosta e da terminare, giusto ieri, quarto in una volata del Tour de l’Avenir.

Il nostro capitano rimane Zana, che può puntare al podio. Ardila, uno dei grandi nomi rimasti in gara, ha già accumulato 6′ di ritardo. Gli altri avversari (Healy, Hellemose, Romo, Mulubrhan, Gloag), almeno sulla carta, non gli sono superiori. Fa specie pensare che la classifica generale del Sazka Tour, corso subito prima della Vuelta e dell’Avenir, l’ha conquistata proprio Zana davanti a Johannessen, con al terzo posto Rein Taaramae, l’attuale leader del grande giro spagnolo e vincitore di tappa l’altro giorno sul Picon Blanco. Ma per Zana, Johannessen e tutti gli altri la Vuelta è ancora lontana. E’ una gara a cui non devono pensare, a differenza del Tour de l’Avenir.