Tokyo 2020 / Viviani: «Orgoglioso di portare la pista alla cerimonia d’apertura. Siamo pronti per un grande risultato»

Viviani
Elia Viviani torna alle Olimpiadi da medaglia d'oro e portabandiera della nazionale italiana.
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Per Elia Viviani questa sarà un’Olimpiade speciale. Ci arriva da detentore della medaglia d’oro nell’Omnium e da portabandiera della nazionale italiana, una responsabilità e una pressione non da poco, che il nostro campione accetta ben volentieri.

Elia, quindi c’è più tensione o più emozione per questo nuovo ruolo di portabandiera?

«Beh difficile spiegarlo a parole. C’è sicuramente tanto orgoglio, essere il primo ciclista a portare la bandiera tricolore nella cerimonia di apertura di un’Olimpiade mi ha davvero emozionato. Non sono felice solo per me stesso, lo sono per i tecnici, per il movimento, per tutti i ragazzi che hanno riscoperto la pista».

Hai già fatto delle prove di come sarà?

«No, credo proprio che improvviserò. Spero solo di non fare figuracce…»

Invece dal punto di vista fisico come stai?

«Bene, ho lavorato molto muovendomi tra strada e pista nel modo migliore. L’inverno non è stato facile, come sapete ho avuto quel piccolo problema al cuore che ha sicuramente rallentato e rimandato in avanti tutto il programma di avvicinamento a Tokyo di questa stagione».

Elia Viviani sogna di ripetere le prodezze di Rio 2016 anche a Tokyo

Il fatto di non essere riuscito a trovare la vittoria (oltre all’unica in Francia) in maglia Cofidis, ti preoccupa?

«No. Sono d’accordo che quest’anno e mezzo è praticamente da dimenticare a livello di risultati. Una sola vittoria non è certo quello che ci aspettavamo in squadra dopo il biennio in Deceuninck-QuickStep, però quello che a me interessa è la mia condizione».

Quindi il tuo Giro d’Italia come lo hai valutato?

«Negativo se vediamo al risultato, positivo se guardo alla mia crescita man mano che le Olimpiadi si avvicinavano».

A Tokyo parteciperai anche alla Madison con Consonni…

«Assolutamente. Secondo me possiamo raggiungere un ottimo risultato insieme. Sappiamo che la Francia ha probabilmente qualcosa in più, ma noi a Fiorenzuola ci siamo mossi davvero bene e il feeling c’è. La Madison è una disciplina impegnativa».

Non hai mai nascosto il tuo dispiacere per il cambio di format dell’Omnium. Sei sempre dello stesso parere?

«Si, continuo a preferire le sei prove spalmate in due giorni. Chilometro da fermo, giro lanciato e inseguimento erano discipline in cui riuscivo a fare molti punti. Ma purtroppo sarà così, ci siamo preparati per far bene anche su quattro prove in una singola giornata».