TOUR DE FRANCE / Tafi: «Pogacar è di un’altra categoria, ma Vingegaard ci farà divertire. E domani si sale di nuovo»

Andrea Tafi commenta su quibicisport.it la 17ª tappa del Tour de France
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Anche se non c’è stata la differenza che abbiamo visto sulle Alpi, il copione di questo Tour de France 2021 sembra essere sempre lo stesso: nessuno può battere Tadej Pogacar, neppure un super Jonas Vingegaard, bellissima scoperta di questa stagione, e un ritrovato Richard Carapaz. Ne parliamo con Andrea Tafi, che su quibicisport.it sta commentando la terza settimana della Grande Boucle.

Tafi, commentiamo la vittoria di Pogacar…

«Che dire, è il più forte di questo Tour de France. Ha speso moltissimo sulla salita finale, più dei suoi avversari, eppure è riuscito a fare quell’accelerazione negli ultimi 150 metri che ha lasciato piantati Vingegaard e Carapaz. Sta meritando, senza alcun dubbio».

Ha 5’30” di vantaggio sul secondo in classifica, ma lo abbiamo visto andare a riprendere la fuga e attaccare. Che ne pensi?

«Mi piace. Non è come il team Sky di qualche anno fa, ha più coraggio e non si limita allo scattino dopo la grande selezione. Dimostra di voler onorare la corsa e la maglia che indossa. Vincere con la maglia gialla non è cosa da poco».

Abbiamo scoperto un corridore eccezionale come Vingegaard. Il ragazzo ha grandi potenzialità, non credi?

«Gran bel corridore. Fa strano dirlo, ma ha un anno in più di Pogacar che sta per andare a vincere il suo secondo Tour de France. La Jumbo-Visma in questi anni sta scoprendo degli atleti ottimi: hanno vinto due tappe e rischiano di mettere un giovane sul podio del Tour. Bravi!»

Di Carapaz che ne pensi invece?

«La Ineos ha puntato su di lui, ma sfortunatamente non è quel corridore in grado di mettere in difficoltà Pogacar. E’ stato sulle ruote per tutto il giorno, ma non ha fatto la differenza nel suo unico attacco. Tra i tre sul podio è quello che mi convince di meno».

Ma questo Tour invece ti sta piacendo?

«No, con tutto il rispetto per Pogacar. Lo sloveno è un fuoriclasse ma potremmo dire di assistere a un monologo. Praticamente non ha rivali, con Roglic sicuramente qualcosa sarebbe cambiato».