AMARCORD/62 Tour 1998, la scomparsa di Pezzi convince Pantani: «Sono qui perché Luciano lo avrebbe voluto»

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«Non è un percorso per me: troppa pianura, troppi chilometri a cronometro». Planato a Dublino, sede di partenza del Tour de France 1998, Marco Pantani mise subito in chiaro le cose: quella che stava per cominciare in terra irlandese non era la sua corsa. Tutt’al più, avvertivano i suoi tecnici, poteva essere una prova generale per capire se in futuro avrebbe potuto mettere la Grande Boucle in cima ai suoi pensieri. 

Poche settimane prima aveva vinto finalmente il Giro d’Italia, dopo anni di incidenti, cadute e colpi di sfortuna. Il Tour in quella stagione non era nei suoi programmi, ma dopo il trionfo in rosa cominciò a farsi largo nei suoi pensieri. 

Finché, un brutto 26 giugno, morì Luciano Pezzi, padre nobile della Mercatone Uno e del ciclismo italiano, già corridore ai tempi di Coppi e Bartali e direttore sportivo del Gimondi che vinse il Tour nel 1965, ultimo italiano a riuscirci. 

Non solo per la comune anima romagnola, Pantani nutriva per Pezzi un intenso sentimento di affetto e rispetto. La sua scomparsa, proprio a ridosso dell’inizio del Tour, fu dolorosamente decisiva, come avrebbe detto lo stesso Marco sul traguardo delle Deux Alpes, appena indossata la sua prima maglia gialla: «Sono venuto al Tour, perché so che Luciano lo avrebbe voluto».

Partì senza obiettivi, ma all’inizio delle grandi montagne era pronto a stupire

Si sa come andò: arrivato alla Grande Boucle senza obiettivi precisi e con una condizione tutt’altro che ottimale, Pantani puntò soprattutto a non perdere troppo terreno dai favoriti, in una prima settimana caratterizzata da interminabili pianure e dalla lunghissima crono (58 chilometri) di Corrèze, che diede il primato a Ullrich.

Ma quando finalmente arrivarono le montagne, Marco era pronto a salire dal rango di comprimario a quello di protagonista. Ullrich affondò clamorosamente e un’altra maxi-crono, al penultimo giorno di corsa, gli servì solo per risalire alla piazza d’onore. 

Sul podio di Parigi Luciano Pezzi era lì, idealmente al fianco di Pantani. E c’è chi lo ha sempre sostenuto con forza: se il vecchio patriarca fosse vissuto ancora qualche anno, il destino del Pirata sarebbe stato diverso.