GIRO D’ITALIA DONNE / Luperini: «Bello il podio della Sperotto. Sul Matajur un regalo della Van der Breggen alle compagne di squadra?»

Luperini
Fabiana Luperini commenta su quibicisport.it l'ottava tappa del Giro d'Italia Donne.
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Ottava tappa da San Vendemiano a Mortegliano e ancora una doppietta al Giro Donne. La mette a segno Lorena Wiebes, 22enne olandese del Team Dsm, che aveva già vinto a Carugate. Piazza d’onore per Emma Norsgaard e secondo podio italiano grazie al terzo posto della vicentina Maria Vittoria Sperotto che corre nella A.R. Monex Women’s Pro Cycling Team di patron Maurizio Fabretto. A due tappe dalla conclusione della corsa rosa, commentiamo la giornata con Fabiana Luperini.

Scontato il duello in volata tra Wiebes e Norsgaard…

«L’olandese e la norvegese sono le due sprinter più in forma: la vittoria era un affare tra loro due».

La sorpresa invece è stata il podio della Sperotto.

«Bello, sì. Penso che sia uno dei migliori risultati della sua carriera. Sicuramente il fatto di correre quasi in casa, perché si è partiti dal Veneto, è stata una motivazione in più. E’ stata molto brava».

La gara è stata animata dalla lunga fuga di un terzetto nel quale c’erano due italiane: Anastasia Carbonari della Born To Win e Giorgia Vettorello della Top Girls Fassa Bortolo.

«Sono due ragazze giovani, due passiste, hanno fatto bene a provarci, a mettersi in luce. Sapevano di avere dietro squadroni super attrezzati che non avrebbero lasciato spazio, come la Movistar e il Team Dsm, ma la corsa non si sa mai che piega può prendere. Oggi il percorso permetteva questo tipo di azione, domani tutta la scena sarà presa dalle più forti».

E cosa ci si può aspettare? E’ la penultima tappa con arrivo sul Monte Matajur a quota 1.267 metri. Il dislivello è di 1.124 metri, il più alto del Giro, e negli ultimi tre chilometri la pendenza media è del 9-10 per cento.

«E’ l’ultima salita, siamo a fine Giro, le forze sono quelle che sono e la parte più difficile è proprio nel finale. Se i livelli sono quelli che abbiamo visto finora, sarà un’altra giornata in cui domineranno le ragazze della Sd Worx. La Van der Breggen, ormai sicura della sua vittoria, eventualmente potrebbe fare un bel regalo a una sua compagna».

Cioè lasciare la vittoria alla Moolman-Pasio o alla Vollering?

«Sì, quando sai di aver vinto il Giro ci sta che fai un regalo alle tue compagne che hanno lavorato tanto per te, anche la giovane neozelandese, la Niamh Fisher-Black, la meriterebbe. Questo se naturalmente non ci sono altri pericoli o avversarie troppo vicine, altrimenti immagino che controllerà e lascerà via libera a qualche compagna».

Secondo te, ci potrebbe essere spazio per una vittoria italiana che ancora manca in questo Giro?

«Certo, ma l’unica che penso possa dire la sua nella tappa di domani sia Elisa Longo Borghini».

Il Matajur probabilmente lo vedremo presto nel Giro dei professionisti. Così come accadde con lo Zoncolan, che fu affrontato prima dal Giro Donne e poi dagli uomini. Entrambe sono salite “sponsorizzate” da Enzo Cainero e mi sa che tu, di quel primo Zoncolan, hai un bel ricordo…

«Era il 1997 e salimmo dal versante più facile di Sutrio. Io ero già in maglia rosa, era la fine del Giro e stavo molto bene: a metà salita me ne andai e vinsi».