GIRO D’ITALIA / Beppe Conti: «Bettiol un campione ritrovato, non si vince un Fiandre per caso. Adesso metta nel mirino le Olimpiadi e il mondiale»

Beppe Conti
La Resa dei Conti torna con il 18° appuntamento al Giro d'Italia.
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La tappa più lunga del Giro se l’aggiudica Alberto Bettiol, finalmente libero di inseguire un successo di tappa su un percorso adatto alle sue caratteristiche. Stoccata magistrale per tempismo e potenza che lo rilancia anche per l’estate e l’autunno: ci sono le Olimpiadi, i mondiali nel Brabante fiammingo e la Roubaix d’ottobre. Bettiol deve farci un pensierino…

Beppe, come mai Bettiol si era perso?

«Ha avuto molti problemi fisici che dal Fiandre del 2019 in poi non gli hanno dato pace. Altrimenti stiamo parlando di un campione, un campione finalmente ritrovato. Non si vince un Fiandre per caso come l’ha vinto lui, per distacco. Ha disputato un Giro meraviglioso che lo rilancia sotto tutti i punti di vista».

A quali traguardi deve ambire?

«Di sicuro al Fiandre e alla Sanremo. Poi ci metto la Roubaix, a maggior ragione quella anomala d’ottobre di quest’anno che potrebbe servirgli per mettersi alla prova. Sicuramente i mondiali di fine anno nel Brabante fiammingo, i muri non saranno quelli del Fiandre ma l’atmosfera è quella. Non dico che adesso possa vincere tutto, ma con i mezzi che ha deve almeno provarci».

E’ lui il nostro uomo per le classiche del Nord?

«Dico di sì, aspettando di vedere Ganna e un apparentemente ritrovato Moscon. E attenzione a Tokyo, potrebbe essere un outsider pericolosissimo. Penso al Van Avermaet che vinse sull’impegnativo tracciato di Rio: in una giornata di grazia questo Bettiol potrebbe emularlo…»

Secondo è arrivato Consonni, nuovamente sugli scudi. Cosa deve fare per avere più spazio?

«Continuare a correre così bene e alzare la voce. Non so in quale formazione correrà il prossimo anno, ma dovunque andrà dovrà farsi intendere. Deve avere le sue chance sia nelle volate di gruppo, magari quelle più tortuose, che nelle fughe. Ricordo ancora quello che di lui mi disse Saronni: «Mi ricorda me da giovane». Qualcosa vorrà pur dire…»