GIRO D’ITALIA / Le salite di oggi: lo spettacolo del Fedaia, Pordoi e Giau

Il Passo Giau sarà il grande protagonista della tappa di oggi al Giro d'Italia 2021.
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LA CROSETTA 

Il Giro affronta per la settima volta la salita del Cansiglio, comparsa nelle altimetrie non sempre come La Crosetta, ma anche come Osteria Crocetta o Bosco del Cansiglio. Il vernissage nel 1933, nel corso della quindicesima tappa. Allora sul GPM veniva assegnati abbuoni e la maglia rosa Alfredo Binda non perse l’occasione di scollinare al comando con qualche decina di metri su Bovet, Bertoni e Vietto. Ricongiungimento in discesa e volatona a Bassano del Grappa, dove Ettore Meini precedette il francese Cornez, il belga Loncke e altri 33 corridori. 

Nino Defilippis transita in testa sulla Crosetta nel 1962 con un minuto sullo spagnolo Soler, Favero e Adorni, ma è poi raggiunto e inghiottito dagli inseguitori. Il tappone del Nevegal è vinto da Guido Carlesi in volata su Soler. 

Altri conquistatori del Cansiglio sono stati Bertoni (1934), Scandelli (1966), Farisato (1968) e lo svizzero Sutter (1978).

PASSO FEDAIA 

Dopo dieci anni esatti il Giro d’Italia torna sul Passo Fedaia. L’ultimo conquistatore di questo temutissimo valico dolomitico fu Stefano Garzelli (2011), nel corso del tappone Conegliano-Gardeccia, uno dei più duri di tutta la storia del Giro. Si scalavano nell’ordine Piancavallo, Cibiana, Giau, Fedaia (il varesino aveva 40” di vantaggio su Nieve e 3’10” sul belga Bakelandts) prima dell’arrivo sotto le Torri del Vajolet. Garzelli, venne poi raggiunto e superato a 6 chilometri dal traguardo dallo spagnolo Mikel Nieve, che vinse la tappa. 

Fu nel lontano 1970 che il Giro andò per la prima volta alla scoperta del Fedaia. La scalata era prevista anche nell’edizione precedente, nel ’69, ma a causa delle avverse condizioni atmosferiche la tappa Trento-Marmolada, già modificata all’ultima ora per decisione di Vincenzo Torriani (“tagliati” Rolle e Valles), fu annullata dopo 105 chilometri di corsa. Spettatori infuriati ma fu una scelta inevitabile: pioggia torrenziale, poi neve e sassi sulle strade. 

L’anno dopo si riuscì finalmente a salire. Il traguardo non venne però posto sul valico (2057 metri) ma 5 chilometri più a valle, ai 1449 metri di Malga Ciapela (sulle altimetrie fu indicato il toponimo più generico di “Marmolada”), evitando così il troncone finale, quello più ripido. Ad imporsi fu Michele Dancelli, che con uno scatto a 800 metri dall’arrivo sorprese Bitossi (secondo a 13”) e la maglia rosa Merckx (quarto a 15”). 

Un altro tappone si concluse all’ombra della Marmolada, ma questa volta proprio sul Passo Fedaia. Era il 2008 e prima si dovevano scalare nell’ordine Pordoi, San Pellegrino, Giau e Falzarego. Impresa di Emanuele Sella, che al traguardo precede di oltre due minuti Pozzovivo, Riccò, Di Luca e Simoni. Alberto Contador, sesto, s’impossessa della maglia rosa e si avvia verso la conquista del suo primo Giro d’Italia. 

Nel 1998 Marco Pantani conquistò la sua prima maglia rosa al Passo Sella dopo aver stroncato il russo Tonkov proprio sulle dure rampe del Fedaia. A transitare in testa sulla Marmolada fu il colombiano José Jaime Gonzalez (poi 3° al traguardo), il tappone andò al bergamasco Guerini ma il Pirata scalzò lo svizzero Zülle dalla testa della classifica e cinque giorni dopo arrivò da trionfatore al traguardo finale di Milano. Quattro anni dopo, nel 2002, purtroppo, proprio sulle prime rampe del Fedaia (tappa Conegliano-Corvara), Pantani, già staccatissimo sulla Forcella Staulanza, abbandonò il Giro per via di una forte bronchite. 

Sul Passo Fedaia sono transitati in testa anche Polidori (1975), l’olandese Van der Velde (’87), Tomasini (’89), Vandelli (’90), Giovannetti (’91), Chiappucci (’93), Zaina (’96), Francesco Casagrande (2000), il colombiano Contreras (2001), De Paoli (2002) e Baliani (2006)..

PASSO PORDOI

Tra il Giro e il Passo Pordoi è amore vero. Questa è la salita più battuta in assoluto nella storia della corsa rosa. Quaranta passaggi dal 1940 ad oggi. Pur essendo stato “scoperto” dal Giro solo in occasione della sua ventottesima edizione, il Pordoi, affrontato da Arabba o da Canazei, è diventato un classico dal quale la corsa ha fatto fatica a staccarsi. Il periodo più lungo di assenza dalle altimetrie sono gli otto anni dal 2008 al 2016. 

Sul Pordoi sono transitati in testa alcuni tra i più grandi campioni del ciclismo mondiale, da Bartali Coppi, da Robic a Koblet, da Taccone a Bitossi e poi Galdos, Lejarreta, Fignon, Chiappucci, Indurain Cunego

Tra Fausto Coppi e il Pordoi c’è stato un legame davvero speciale. Il Campionissimo detiene un record che difficilmente sarà battujto. Al Giro ha scalato 8 volte il Pordoi e in 5 occasioni è transitato al comando. Sono riusciti a “beffarlo” soltanto Bartali, nel 1940, ma quell’anno Coppi era in maglia rosa e Ginettaccio era suo compagno di squadra; lo svizzero Hugo Koblet, che nel ’53 lo precedette di un minuto e mezzo; lo spagnolo José Serra, che nel ’55 era impegnato nella lotta per il titolo di miglior scalatore. E nel 1950, pochi chilometri prima di affrontare il Pordoi, Fausto fu vittima di una seria caduta a Primolano (triplice frattura del bacino) e costretto al ritiro. 

Ad inaugurare il Pordoi, nel 1940, fu dunque Gino Bartali, che ormai staccatissimo in classifica (ritardo di 45 minuti) si mise al servizio del giovane Coppi. Nella breve ma dura tappa di Ortisei i due compagni di squadra presero presto il largo. Sul Pordoi il toscano precedette di 3” la maglia rosa e poi s’aggiudicò la frazione. Quattro anni fa l’ultimo passaggio. Con il piemontese Diego Rosa davanti a tutti. 

Il Pordoi è stato per ben quattro volte sede di arrivo di una tappa del Giro. In tutte le occasioni il passo fu scalato due volte. Nel 1990 s’impose il francese Charlie Mottet davanti alla maglia rosa Bugno. L’anno dopo fu la volta di Franco Chioccioli, che già saldamente in testa la classifica staccò Chiappucci e il transalpino Boyer. Vittorie di Zaina nel 1996 e del messicano Pérez Cuapio nel 2002. 

Non sempre il Pordoi ha ispirato i grandi scalatori. In alcune edizioni ha visto transitare in testa qualche comprimario. Clamorosi i casi di due velocisti, Luciano Armani e Marino Basso, che nel 1970 e ’71 precedettero i grimpeur. 

Nella classifica per nazioni è nettamente in testa l’Italia (23 volte) davanti a Spagna (6), Francia (4), Colombia (2), Messico (2), Svizzera (2) e Belgio (1). 

Questi tutti i passaggi sul Pordoi nella storia del Giro: 1940 Bartali; 1947, ’48 e ’49 Coppi; 1950 Robic; 1952 Coppi; 1953 Koblet; 1954 Coppi; 1955 Serra; 1958 Brankart; 1961 Taccone; 1966 Bitossi; 1967 A. González; 1970 Armani; 1971 M. Basso; 1975 Galdos; 1977 Sutter; 1979 Natale; 1983 M. Lejarreta; 1984 Fignon; 1986 Muñoz; 1987 Bagot; 1989 R. Conti; 1990 Vandelli e Mottet; 1991 Vona e Chioccioli; 1992 Chiappucci; 1993 Vona e Indurain; 1996 Piccoli e Zaina; 1997 J. González; 2001 F. González e Pérez Cuapio; 2002 Pérez Cuapio; 2006 Baliani; 2008 Sella; 2016 Cunego; 2017 Rosa. 

PASSO GIAU 

Era ancora sterrato il Passo Giau quando venne affrontato per la prima volta dal Giro, nel 1973. Era la penultima salita del tappone di Auronzo di Cadore, 4.172 metri di dislivello. In classifica Merckx aveva un vantaggio stratosferico su Gimondi e Battaglin. Lo spagnolo Fuente, ormai lontanissimo, lottava con il Cannibale per la maglia di re degli scalatori. La maglia rosa gli dà il via libera e «Tarangu» passa primo sul Giau con un vantaggio di 3’25”. Supera indenne il Tre Croci e vince la frazione con 1’06” su un giovanissimo Francesco Moser, al suo primo Giro. Merckx arriva a 2’38” con tutti i migliori, tranne Bitossi che perde più di mezz’ora.

Oggi il Giro andrà all’assalto del Giau per la nona volta. L’onore di transitare in testa su questo gigante dolomitico è toccato in passato ai colombiani Cardenas (1989) e Atapuma (2016), al francese Cornillet (1992) e ai nostri Piepoli (2007), Sella (2008), Garzelli (2011) e Pozzovivo (2012).