Il clamoroso sfogo di Rachele, moglie di Nibali: «Vincenzo insultato perché non vince più, dov’è rispetto?»

Rachele Perinelli, moglie di Vincenzo Nibali, atleta del team Trek-Segafredo.
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Non c’è pace per Vincenzo Nibali: in corsa ma soprattutto ai margini della corsa. Basta fermarsi a leggere i commenti sui Social (sarebbe sempre una buona cosa fregarsene, ma come si fa?) per rimanere allibiti: insulti, disprezzo, cattiverie gratuite nei confronti del campione siciliano della Trek Segafredo.

Fatichiamo a capire: Nibali dovrebbe vergognarsi? Forse si dovrebbe vergognare chi scrive certe cose. Lo diciamo da tempo: anche perché – detto per inciso – gli insulti arrivano anche a noi tutte le volte che scriviamo un commento su Nibali, tutte le volte che gli diamo un voto nelle pagelle (che ovviamente non va mai bene, si capisce).

Poi arriva il giorno in cui uno non ce la fa più e sbotta. Oggi lo ha fatto Rachele Perinelli, la moglie di Nibali. Con un post su Instagram molto chiaro, che oltretutto parte dal caso di Vincenzo per allargarsi a un discorso sulla nostra società. Lo sfogo di una donna che è moglie, mamma, e che con il suo lavoro per il Team Nibali a Messina si impegna ogni giorno perché tanti ragazzi scelgano di correre in bicicletta togliendosi dalla cattiva strada.

E magari abbiano una possibilità che Vincenzo non ha avuto: quella di correre in Sicilia, rimanendo in famiglia, senza dover emigrare per costruire un futuro sportivo. Ci tengo a precisare una piccola cosa – ha scritto Rachele – in quanto moglie e non tifosa. Ha cominciato ponendosi una domanda: «Ma tutti voi che vi accanite con i risultati di Vincenzo lo fate per puro piacere agonistico o perché il rispetto in questa società è oramai una cosa dimenticata?».

Bella domanda Rachele. Ce la siamo fatti tante volte anche noi. E non c’era bisogno che Vincenzo arrivasse al Giro correndo dietro a una frattura al polso, facendo tutto il possibile per essere al via, sapendo perfettamente di non poter essere in condizione senza aver corso nell’ultimo mese. E’ già da prima, già da tempo, che Nibali non va bene, qualsiasi cosa faccia.

E se attacca perché attacca, se aspetta perché aspetta, se non vince perché non vince. Ma – è questo è il capolavoro assoluto – Nibali non va bene neanche se vince: se vince si vanno a contare tutti quelli che non c’erano, o c’erano ma sono caduti, o magari sono andati piano. Adesso che Nibali non è più quello che vinceva i Giri e i Lombardia, e che andava alla Sanremo e vinceva anche quella, adesso sono saltati fuori tutti.

E Rachele, da moglie, vede in questo accanimento qualcosa di più grave, di più largo. «Non vince più? Allora va accantonato e offeso come d’altronde lo si fa con gli anziani, con i bambini diversamente abili e con le persone che in questa società hanno difficoltà». E invece questo è il mondo dei leoni da tastiera, di quelli che si nascondono dietro i loro pseudonimi che tanto bene li rappresentano, Maialino86 o i suoi fratelli.

Rachele dice cose giuste, persino ovvie. «Dovremmo imparare ad apprezzare un atleta italiano che ci ha portato tra i primi nel mondo con fatica e coraggio rinunciando a tutto e andando oltre i suoi limiti fisici! Ps: andate su Wikipedia e poi ne riparliamo. Una buona domenica a tutti». Gentilmente. Perché le cose si possono dire anche così. A testa alta, mettendoci nome e cognome.