GIRO D’ITALIA / Le pagelle: Ineos tatticamente perfetta. Caruso da 9. Evenepoel bocciato? No

Giro d'Italia
Egan Bernal, Giulio Ciccone e gli altri protagonisti del Giro d'Italia si sfidano nella durissima tappa di Montalcino (foto: LaPresse)
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Bisognerebbe sempre parlare con i corridori la mattina, prima del via. Questa mattina per esempio Bernal aveva detto che oggi bisognava stare attenti, che qualcuno rischiava di pagare. Così è andata, ma la strada è ancora lunga. E va in salita.

Egan Bernal 9

Non 10 perché finirà che non avremo più voti per lui e per la sua squadra, praticamente perfetta nella tappa paesaggisticamente impagabile – una delizia per gli occhi –  che ci ha portato a Montalcino. Ganna e Moscon (senza voto, anzi senza parole) asfaltano le strade, la polvere, la ghiaia, e alla fine gli avversari. Quanto a lui, quando parte è una delizia. 

Remco Evenepoel 8

Perché prendere soltanto due minuti in questa tappa, per come si era messa, è stata un’impresa. Vederlo solo in fondo al gruppo, e poi staccarsi impaurito, rallentare in curva e in discesa, ci ha fatto male al cuore. Ma poi ci hanno mostrato un messaggio di suo padre, che è contento che il figlio sia vivo e corra ancora in bici, cosa che purtroppo molti altri genitori non hanno la fortuna di poter dire. E allora a Remco non c’è molto da dire: ha ventuno anni, di Giri ne correrà molti e probabilmente li vincerà. C’è un tempo per tutto. E comunque questo Giro non è mica finito: è stata soltanto una giornata storta. 

Damiano Caruso 9

Sale sul podio, a 1’12” dalla maglia rosa. Come al solito, in pochi si sono accorti di lui. Ma lui c’era, anzi c’è. «Immagino che la gente si sia divertita, noi un po’ meno». Però il suo è un Giro grandioso fin qui, e la Bahrain ha il dovere di restituirgli almeno in parte tutto quello che ha avuto da lui.

Giulio Ciccone 5

Oggi ha pagato, dice di aver avuto sensazioni opposte a quelle provate fino al giorno di riposo. Giulio è onesto e non cerca scuse: sa che la condizione c’è ed è buona, e si prepara al terreno più adatto a lui. Non era partito per vincere il Giro ma per andare a caccia di tappe, possibilmente prestigiose. Questo non bisognerebbe dimenticarlo. Lui comunque sa che per il Giro serve ancora più pazienza che per i suoi amati Lego.

Aleksandr Vlasov 9

Nove? Come minimo. E’ l’unico che resiste al ritmo di quel fuoriclasse di Bernal, l’unico che ha meno di un minuto (45” per la precisione) dalla testa della classifica. E in ammiraglia ha l’uomo in più: Beppe Martinelli, che i Giri li vince spesso e volentieri. Occhio.

Simon Yates 7

Mai appariscente, oggi spesso in coda al gruppo, quando non faceva addirittura l’elastico. Poi però ha più vite di un gatto: è quinto in classifica a 1’22” da Bernal. In teoria ha speso pochissimo. L’impressione è che lo rivedremo spesso su questi schermi.

La fuga 10

Se ancora servissero esempi, nel ciclismo di oggi vince chi sa fare più cose. E sa fare più cose chi ha imparato anche altre discipline. La tappa la vince il neoprofessionista svizzero Mauro Schmid, al primo successo fra i professionisti: ottimo pistard, ha fatto anche ciclocross e Mtb. A ventun anni è il più giovane svizzero ad avere vinto una tappa al Giro. Negli ultimi cinquanta metri doma il compagno di fuga Alessandro Covi, per il quale serve un discorso a parte.

Alessandro Covi 9

Nove come i secondi posti ottenuti da corridori italiani in queste prime 11 tappe: ha cominciato Affini (secondo dietro Ganna, ma sempre secondo), hanno proseguito Nizzolo, Cimolai, De Marchi, ancora Nizzolo nella quinta tappa, ancora Cimolai nella settima, poi Gavazzi, Ciccone a Campo Felice e adesso Covi a Montalcino. Sta diventando un vizio.

Passo del lume spento sv

Il nome sarà anche poetico ma scollinare dove il vento spegneva i lumi delle carrozze ha spento qualcosa anche a diversi corridori: non soltanto Evenepoel, anche Nibali, Ciccone e Soler hanno pagato il secondo passaggio nella polvere. In compenso voto 10 al massaggiatore dell’Astana che ha passato una borraccia a Remco quando era smarrito.