Geoghegan Hart, Almeida, Stuyven, Guerreiro e Bennett: Axel Merckx ci racconta come li ha lanciati

Axel Mercxk al Tour of Qatar 2016 (foto: Yuzuru Sunada)
Tempo di lettura: 6 minuti

Siamo entrati nel fantastico mondo del figlio di Merckx. Chi se lo immaginava così bravo a creare talenti? Per esempio Almeida è suo: “È aggressivo come un giovane e prudente come un veterano”. E Guerreiro? Suo anche lui. E i giudizi sui rivali?

Al Giro d’Italia 2020, senza nulla togliere a Dowsett, ci sono stati altri tre corridori usciti dalla scuderia di Axel Merckx che hanno monopolizzato l’attenzione: Tao Geoghegan Hart, João Almeida e Ruben Guerreiro. Il primo ha vinto due tappe e la generale, il secondo ha chiuso al quarto posto finale indossando la maglia rosa per 15 tappe e il terzo ha conquistato una frazione e la classifica degli scalatori. «Non ho dubbi – chiarisce Merckxcol successo al Giro, Tao mi ha regalato la soddisfazione più grande della mia carriera da tecnico. A lui sono legato da un rapporto speciale: è un ragazzo molto sensibile, dunque intelligente, e difatti spesso ci confrontiamo anche sulle nostre vite, non soltanto su questioni ciclistiche. La Ineos deve tenerselo stretto: ha dimostrato d’essere un grande capitano dopo aver dato prova di saper muoversi ottimamente come gregario. Durante il Giro gli ho telefonato: gli ho detto che, perso Thomas, lo scalatore di riferimento della squadra a quel punto era lui; chissà, una tappa e magari il podio potevano essere alla sua portata. Se prima della partenza mi avessero detto che avrebbe vinto il Giro d’Italia, non c’avrei creduto. Ma sono estremamente felice che ci sia riuscito».

Axel Merckx e il legame con i suoi talenti

Se il legame tra Merckx e Geoghegan Hart è così forte, lo si deve all’intesa che si è venuta a creare tra il corridore britannico e la figlia minore del belga, Athina, alla quale circa un anno e mezzo fa è stato diagnosticato un tumore desmoide al ginocchio destro; ha soltanto 15 anni (la maggiore, invece, di anni ne ha 19 e si chiama Axana, pare che sia una delle nuotatrici universitarie più promettenti dell’Arizona). Geoghegan Hart cerca di consolarla come può: ora incoraggiandola, ora facendola ridere. «Per qualche mese abbiamo deciso di sospendere la chemioterapia – spiega Merckx – poi faremo tutte le valutazioni del caso. La vicinanza di Tao ad Athina non mi stupisce: come vi dicevo, la sensibilità è la sua dote più spiccata».

Joao Almeida

Di Almeida, invece, Axel Merckx parla in maniera totalmente diversa. Si capisce che il rapporto col portoghese non è tanto profondo quanto quello col britannico; eppure, se possibile, il Giro corso da Almeida lo ha stupito più di ogni altra cosa, compresa la vittoria di Geoghegan Hart. «È incredibile quello che è riuscito a fare alla prima stagione tra i professionisti – riflette Merckx Me lo segnalò Marco Milesi, mio compagno di squadra ai tempi della Domo, che lo ebbe alla Unieuro Trevigiani nel 2017. Me lo descrisse come un ragazzo adatto alle corse a tappe ed estremamente intelligente. Aveva ragione: al Giro ha corso da veterano, alternando una condotta di gara aggressiva ad una più conservativa. Per imparare le leggi che regolano il gruppo, ricordo che lo portammo a gareggiare in Belgio: all’inizio soffrì, ma imparò in fretta. Adesso la patata bollente passa alla squadra di Lefevere: come gestiranno Almeida ed Evenepoel? So che il portoghese ha un contratto fino alla fine del 2021, non mi stupirei se decidesse di cambiare aria. Alla resa dei conti, a Lefevere potrebbero persino mancare i soldi necessari per tenere tutti e due. Ad un calendario parallelo credo fino ad un certo punto: prima o poi uno dei due, se non entrambi, inizierebbe a lamentarsi. Almeida è molto forte, ma la figura di Evenepoel rimane ingombrante anche al netto del brutto infortunio».

Ruben Guerreiro

E infine rimane Ruben Guerreiro, connazionale di Almeida, coi suoi 26 anni il più maturo dei tre. E’ professionista dal 2017, a volerlo fortemente fu la Trek-Segafredo. Poi, nel 2019, il passaggio alla Katusha Alpecin; dopodiché, nel 2020, quello alla Ef Pro Cycling. «Di Guerreiro – racconta Merckx – apprezzo molto il temperamento: focoso, passionale, generoso. Guardate com’era contento quando ha tagliato per primo il traguardo di Roccaraso. Ma non vorrei che il suo modo di fare mettesse in ombra il bel corridore che è. Con le dovute proporzioni, in lui rivedo la duttilità di Jalabert. E’ arrivato secondo nella penultima tappa della Tirreno-Adriatico 2020, quella degli strappi vinta da Van der Poel, e primo un mese dopo in un’impegnativa frazione di montagna del Giro. Senza dimenticare la maglia blu di miglior scalatore, sintomo di costanza e resistenza sulle tre settimane».

Axel Merckx e le criticità del ciclismo giovanile americano

Nonostante le soddisfazioni che trae dal ciclismo giovanile, tuttavia, Axel Merckx non può non segnalarne le difficoltà e le storture. Gli Stati Uniti, che da lontano sembrano sempre ricchi e potenti, da un punto di vista prettamente ciclistico stanno attraversando forse il momento più complicato della loro storia recente. «Le casse della Federazione sono vuote – spiega – e quest’anno eventuali fondi disponibili verranno destinati alle Olimpiadi. Gli organizzatori non hanno soldi per allestire i propri eventi; di conseguenza, si capisce, mancano le corse: come può fare, dunque, un giovane per mettersi in mostra? Deve guardare altrove: all’Europa. Ma questo se lo può permettere soltanto il figlio d’una famiglia benestante. E una volta dall’altra parte dell’oceano, deve sperare d’adattarsi in fretta. Non è scontato. Il talento più grande che ho avuto in squadra è stato Adrien Costa: è stato sfortunato, un incidente nel 2018 gli ha portato via una gamba, ma a quel punto aveva già abbandonato qualsiasi speranza di fare carriera. La verità è che il ciclismo è uno sport esigente non soltanto fisicamente, ma anche mentalmente ed emotivamente».

I suoi ricordi con i grandi del ciclismo

Più in generale, sostiene Merckx, a mancare è la pazienza. Qualche buon risultato è sufficiente per gridare al miracolo, come se la carriera di un corridore durasse dieci mesi e non dieci anni. «Basta ascoltare come si esprimono i più giovani, sono sempre più spavaldi. Da una parte li comprendo, un giovane deve poter sognare, rischiare e finanche bruciarsi. Ma allo stesso tempo non deve rifiutare l’idea del limite e della paura: non aver paura è assai più pericoloso che averla. Ricordo il rispetto e la soggezione che provavo quando mi trovavo vicino a Indurain, Cipollini e ai loro gregari. Oggi non esiste niente del genere: un po’ perché i giovani credono di più in loro stessi e un po’ perché i senatori del gruppo non alzano la voce. E non si battono nemmeno per il futuro di questo sport, a dire la verità: pensano a guadagnare e a vincere le loro corse e chi s’è visto s’è visto, alle riunioni sulla sicurezza in corsa ci vanno soltanto Trentin e Gilbert. I giovani devono capire che un domani nemmeno così lontano saranno quei corridori esperti che dovranno dare l’esempio».

Ma si esagera, dunque, anche nel caso di Evenepoel? «Soprattutto nel suo – rincara la dose Merckx – anche se il talento non gli manca di certo. Però, soltanto per fare un esempio, secondo me non vincerà mai una Parigi-Roubaix perché non ha il fisico adatto». Ma cosa pensa il figlio di Eddy ogniqualvolta un talento viene paragonato al padre? «Lasciamo stare», glissa con una mezza risata garbata ma inequivocabile.

Ma sapete chi è Axel Mercxk?

Axel Merckx è nato a Uccle l’8 agosto del 1972. Secondogenito del grande Eddy, ha corso tra i professionisti dal 1994 al 2007. In carriera ha raccolto i risultati migliori nelle Classiche vallonate: terzo al Lombardia nel 1996, quinto alla Liegi nel 2000. Nello stesso anno si laureò campione belga e vinse anche una tappa al Giro. Il suo risultato più importante, tuttavia, rimane il terzo posto nella prova in linea delle Olimpiadi di Atene del 2004 dietro a Bettini, oro, e Paulinho, argento. In carriera ha conquistato sette vittorie.