E pensare che alla vigilia c’era chi dubitava di lui. Moreno Argentin aveva vissuto un inizio di stagione opaco. Caduto e sconfitto alla Sanremo, idem al Giro delle Fiandre, nel quale era attesissimo dopo il successo dell’anno precedente. Sembrava difficile vederlo riemergere sulle strade della Freccia Vallone e della Liegi-Bastogne-Liegi, anche se proprio lungo le côtes delle Ardenne aveva costruito gran parte della sua gloria.
Aprile 1991, storia di trent’anni fa. Giancarlo Ferretti, in albergo, rassicurava i giornalisti: «Gli sono mancati i risultati, ma va forte. Date retta a me, è solo questione di tempo». Il direttore sportivo, che nella stagione precedente lo aveva voluto nella sua Ariostea dopo un paio di stagioni deludenti, vedeva più a lungo di altri, come gli succedeva spesso.
Alla Freccia mossa a sorpresa: 80 chilometri di fuga
Arrivò il giorno della Freccia Vallone e Argentin, che nel 1990 l’aveva vinta secondo i canoni, piantando gli avversari sul Muro di Huy, decise di inventarsi una corsa diversa. Smentendo la sua fama di micidiale finisseur, partì da solo a 80 chilometri dal traguardo.
Una mossa non certo istintiva, non era il tipo, ma figlia di un calcolo preciso, che avrebbe svelato al traguardo: «Se fossimo arrivati in tanti al muro finale, avrei dovuto controllare troppi scatti, così ho deciso di attaccare in anticipo. Se anche qualcuno mi fosse venuto dietro, gli uomini da marcare sarebbero stati di meno».
A circa 40 chilometri dal traguardo, si mosse in caccia un quartetto, in cui assieme a Chiappucci, Konychev e Bernard non poteva che esserci Claude Criquielion, l’uomo che sulle Ardenne avrebbe costruito una carriera leggendaria, se Argentin non ne avesse fatto la sua vittima preferita. Malgrado gli sforzi e gli strappi del belga, i quattro rimasero alle spalle del fuggitivo, presentandosi al traguardo con quasi due minuti e mezzo di ritardo.
Dominio Ariostea alla Liegi: con Moreno Argentin c’era anche Sorensen
Messa in bacheca la seconda Freccia, Moreno quattro giorni dopo era al via della Liegi-Bastogne-Liegi, la “sua” corsa. L’aveva vinta da giovane, tre volte di seguito, dal 1985 al 1987. Ora, a trent’anni, le gambe e la testa gli consentivano di mettere a segno il poker.
A 75 chilometri dalla fine, sulla côte di Haute Levée, si mosse il solito Criquielion, portando via un gruppetto di dieci corridori, che divennero quattro dopo un violento attacco di Sorensen, compagno di Argentin. Con il danese, oltre a Moreno, rimasero Criquielion e Miguel Indurain, che non si era ancora rivelato fuoriclasse da corse a tappe.
Nel finale l’Ariostea giocò di squadra. Provò l’affondo Argentin, sul quale Criquielion si impegnò a ricucire. Poi partì Sorensen, chiamando Indurain a un breve inseguimento. Schermaglie: in realtà Argentin, più veloce e più in forma di tutti, aveva la vittoria addosso.
All’ultimo chilometro, si mise impietosamente sulla ruota di Criquielion; poi, quando il belga cominciò la sua volata, lo saltò senza problemi. Quarta Liegi, a un passo dal mito di Merckx, unico nella storia a vincere la “Doyenne” per cinque volte.
Dopo l’arrivo ci fu spazio e tempo per celebrare il campione, legittimamente nominato Principe delle Ardenne. Così come fu doveroso registrare il lamento di Claude Criquielion, meritevole di ogni solidarietà: «È la quarta volta che sono protagonista in questa corsa e per la quarta volta devo arrendermi ad Argentin».