Da Ballerini-Duclos Lassalle a Van Aert-Pidcock: quando l’arrivo al fotofinish è questione di centimetri

L'arrivo della Parigi-Roubaix 1993: il francese Duclos-Lassalle vince al fotofinish su Franco Ballerini (foto: Yuzuru Sunada)
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Fino all’ultimo metro. Anzi, fino all’ultimo centimetro. A volte è davvero un’inezia a decidere una gara, specialmente negli arrivi allo sprint. Ne sanno qualcosa Wout Van Aert e Tom Pidcock, protagonisti di una volata dall’esito dubbio all’Amstel Gold Race. Si è imposto il belga della Jumbo-Visma, ma il verdetto non ha convinto l’inglese della Ineos Grenadiers e alcuni appassionati. Non è l’unico caso di arrivo controverso.

Rivincita

Van Aert aveva già vissuto questa situazione un anno fa, ma a parti invertite. Al Giro delle Fiandre era stato lui a perdere per un divario impossibile da valutare a occhio nudo contro l’acerrimo rivale Mathieu Van der Poel. I due corridori arrivarono praticamente appaiati al traguardo, con le sagome vicinissime tra loro. Solamente il fotofinish assegnò la vittoria all’olandese.

Beffa

L’ingrandimento delle immagini è risultato determinante anche per un altro arrivo clamoroso nel 2020. La quarta tappa del Giro d’Italia, infatti, si è assegnata solo dopo un’accurata analisi delle immagini. Merito dello sprint a tre condotto da Arnaud Demare, Peter Sagan e Davide Ballerini. La vittoria di giornata andò al francese della Groupama FDJ ai danni dello slovacco per poco più di un centimetro.

Tris

Se non altro, Sagan si sarà consolato pensando che non tutti i fotofinish sono stati amari per lui. Uno su tutti quello del Mondiale in linea nel 2017. A Berger, i norvegesi padroni di casa aspettavano il trionfo dell’idolo locale Alexander Kristoff. A gelarli furono le immagini che ritraevano Peter davanti di un soffio rispetto al corridore più tifato in quella domenica di fine settembre. Merito di un colpo di reni da vero fuoriclasse con cui andarsi a prendere il terzo titolo mondiale consecutivo.

Bennati

Questione di centimetri anche in occasione dell’ottava tappa del Giro d’Italia 2007. Un giovanissimo Mark Cavendish iniziava a mettere paura ai velocisti più esperti, compreso Daniele Bennati. Lo scontro generazionale andò in scena sul traguardo di Modena e vide la vittoria per un soffio dello sprinter italiano. Cavendish, però, rese memorabile quella volata con una rimonta furiosa che per poco non gli regalò la vittoria.

Fortuna

A volte lo sprint si può decidere per centimetri anche per colpa dell’errore di un corridore. Ne sa qualcosa Gianni Bugno, che al Giro delle Fiandre 1994 sentì di aver già vinto la corsa e alzò le braccia per festeggiare. Un errore grave che nelle volate ha punito grandi interpreti, come accaduto negli anni seguenti a Erik Zabel nella Milano-Sanremo 2004 e Julian Alaphilippe alla Liegi-Bastogne-Liegi 2020. A differenza loro, Bugno riuscì a vincere davvero la gara. Solo per pochissimi centimetri, quelli che separarono la sua ruota da quella di Johan Museeuw.

Amarezza

Per gli appassionati italiani, il fotofinish più nefasto si è manifestato alla Parigi-Roubaix 1993. In quell’occasione sembrava davvero fatta per Franco Ballerini. Il corridore azzurro lanciò la volata e sembrò pronto a vincere. E invece, in extremis, mise la ruota avanti Gilbert Duclos-Lassalle, idolo di casa dei francesi. Per una volta furono loro, i transalpini, a farle girare ai cugini, per dirla alla Paolo Conte.