Più che uno scatto, fu un decollo. All’inizio dell’ultima salita, Fabio Aru prese slancio da una tirata di Cataldo e partì leggero e irresistibile. Si voltò, vide i suoi avversari arrancare, poi cambiò di nuovo passo e sparì dietro la curva.
I suoi quattro inseguitori (Moscon, Caruso, Nocentini e Ulissi) puntarono a limitare i danni in salita, confidando nella discesa e nel finale in piano, ma il fuggitivo li punì, aumentando addirittura il vantaggio e presentandosi al traguardo di Ivrea con una quarantina di secondi comodi.
Era il 25 giugno del 2017, Aru conquistò così il Gran Piemonte, che quell’anno valeva anche da Campionato Italiano. Di lì a qualche giorno sarebbe partito per la Francia: «Questa maglia tricolore – disse a caldo – la porterò al Tour per Michele».
Il suo compagno e amico Scarponi era scomparso qualche settimana prima, il 22 aprile, mentre si stava allenando per un Giro d’Italia che doveva correre da capitano dell’Astana proprio per il forfait di Aru, infortunato a un ginocchio.
Al Tour fu ancora grande: due giorni in maglia gialla e 5° posto finale
Al Tour, il “Cavaliere dei Quattro Mori” ripose per due giorni la sua bellissima maglia bianco-rosso-verde (vecchio stile, cioè per nulla nascosta dalle insegne del team) per indossare quella gialla. Ne uscì con un ottimo quinto posto finale e vinse anche una tappa, che a tutt’oggi è il suo ultimo successo.
La copertina di Bicisport, luglio 2017, lo ritrae sul palco di Ivrea in uno sfavillìo tricolore, insieme a Elisa Longo Borghini, che poche ore prima si era laureata campionessa italiana. Dove sia finito quel corridore, è tutt’ora materia di studio, anche se in molti sperano ancora di ritrovarlo.