AMARCORD/24 Fignon-Fondriest, spettacolo sul Poggio. La Sanremo va al francese, per il trentino la prima rivincita sui “nemici”

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Il redivivo e la grande speranza: il finale della Milano-Sanremo 1988 fu cosa loro, e si risolse in un testa a testa emozionante. Da una parte Laurent Fignon, l’uomo che a 24 anni aveva già vinto due Tour de France e nelle successive tre stagioni sembrava perso. Al suo fianco Maurizio Fondriest, talento purissimo, al secondo anno da professionista e già in grado di mettere alle corde i grandi.

Il loro show cominciò sulle rampe del Poggio. Fignon schizzò via da un gruppetto di sette guidato in quel momento dal truce Gert-Jan Theunisse, che lavorava per il suo “gemello” e compagno di squadra (nella Pdm) Steven Rooks. 

Il francese aggredì alla sua maniera la salita. I pezzi grossi che avevano preso il largo insieme a lui rimasero inchiodati all’asfalto: lo stesso Rooks, così come Kelly e il campione d’Olanda Adrie Van der Poel. Si vide invece l’azione poderosa di un ragazzo in maglia verde, capace di riportarsi in poche pedalate sull’uomo in fuga, mulinando un rapportone pazzesco.

Laurent Fignon alza le braccia al cielo sul traguardo della Milano-Sanremo 1988. Fondriest dietro di lui, arriva secondo.

Lo squillo alla Tirreno-Adriatico e la stilettata a Saronni

Fondriest, appunto. Ventitré anni, legato alla sammarinese Alfa Lum, era passato professionista con l’aura del fuoriclasse e per questo era stato profumatamente pagato, il che gli aveva attirato diffuse antipatie in gruppo. Cinque giorni prima della Sanremo, aveva lanciato segnali alla Tirreno-Adriatico, dominando una qualificata concorrenza sull’aspro strappo di Monte Urano, nella sua prima vittoria in una corsa italiana. 

«Accetto i consigli di Argentin, perché sono disinteressati – aveva detto al traguardo – mentre mi lasciano indifferenti gli sfottò di altri personaggi». A chi si riferiva? L’insistenza dei giornalisti aveva fatto breccia dopo qualche reticenza: «A Saronni, che mi ha deriso al Giro di Campania, dopo un attacco fallito nel finale».

Volata estenuante tra due non velocisti: Fondriest cede a 50 metri dal traguardo

Venuti giù dal Poggio senza danni, Fignon e Fondriest andarono a giocarsi la Sanremo in volata. Dopo lo striscione dell’ultimo chilometro, il francese si rialzò, lasciando passare il ragazzo di Cles. Fondriest si voltò un paio di volte, preoccupato anche del plotone che arrivava da dietro. Poi, lo sprint: nessuno dei due aveva doti da velocista, impostarono la volata a lunga gittata e rimasero più o meno affiancati fino a una cinquantina di metri dallo striscione, quando Fondriest si arrese. 

La copertina di BS, qualche giorno dopo, rese omaggio al campione francese, ma dedicò la foto principale al trentino, consacrato grande pur nel momento della sconfitta. Una valutazione pienamente giustificata nell’agosto successivo, quando Fondriest diventò campione del mondo sul traguardo belga di Renaix.

Quanto alla Sanremo, l’avrebbe lambita ancora per anni, fino a conquistarla nel 1993. In quell’occasione, diede vita a un altro grande numero sul Poggio, stavolta solitario e vincente.