Ilenia Lazzaro: «Il messaggio della Sanremo è universale, anche il ciclismo ha il suo terzo tempo»

Milano-Sanremo
Il podio della Milano-Sanremo 2024: Jasper Philipsen al centro, Michael Matthews a sinistra e Tadej Pogacar a destra
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Quello che si è visto alla Milano-Sanremo – in ordine sparso: Matthews e Pogacar che raggiungono Pavia in macchina assieme e poi si ritrovano sul podio, van der Poel che si sacrifica per la vittoria del suo compagno di squadra (e amico) Philipsen, lo stesso Philipsen che sulla strada per il podio salta addosso a Pogacar, il suo amico Tadej, per festeggiare – non è poi tutta questa novità. Nel ciclismo femminile siamo stati da sempre abituati a queste modalità. E non c’è retorica, ma sincerità e condivisione. Ilenia Lazzaro, prima atleta e adesso commentatrice sui canali di Eurosport di ciclismo su strada, Mtb e ciclocross maschile e femminile, si sorprende di tanto clamore. «Vedere un campione del mondo che tira per un compagno di squadra portandolo alla vittoria non è un inedito, nel ciclismo femminile lo abbiamo visto tante volte. Togliendo forse l’era Van Vleuten, dove Annemiek era il capitano unico delle sue squadre, abbiamo visto la maglia iridata di Anna van der Breggen sacrificarsi per le compagne e anche quella di Elisa Balsamo, quando per esempio le gare erano troppo dure per lei. Sembra che nelle corse maschili questa cosa sia strana, non capisco perché».

Dovrebbero odiarsi, detestarsi, non essere amici e farsi i selfie sul podio. «Ho letto – continua Ilenia – quello che ha detto Lance Armstrong, che i campioni non dovrebbero essere così amici. Mah. Invece io dico che è il bello di questo ciclismo: in un mondo dove ci sono guerre ovunque, e c’è violenza dalla mattina alla sera, il ciclismo per una volta lancia un grande messaggio, il più importante dello sport, che è il rispetto dell’avversario. Per me è una meraviglia vedere Pogacar che a fine Sanremo va a complimentarsi con Valerio Conti per la fuga, ma ci rendiamo conto? Il problema è che in questo momento non va bene niente. Figuriamoci che ci sono quelli che se la prendono con Sinner perché ha tenuto l’ombrello alla raccattapalle… È metafisica, hanno scritto addirittura che ha perso perché si è stancato a tenere l’ombrellino, ma scherziamo, una volta che c’è un ragazzo gentile ci lamentiamo e gli diamo addosso».

Ilenia Lazzaro con un giovane Mathieu van der Poel e la loro passione: il ciclocross

Quello che da fuori può sembrare insolito, in realtà è la fotografia del ciclismo attuale. Un pugno di fenomeni – Pogacar, van der Poel, van Aert, Evenepoel, Vingegaard, Roglic – che in molti casi sono amici, e quando possono si allenano insieme. Ma soprattutto si rispettano. «Pogacar che sale sul podio con due amici che frequenta anche nella sua vita privata non dovrebbe essere contento? Ma questi vanno in ferie insieme, penso che sia stata una cosa bella per tutti loro. Se Armstrong ha avuto una vita triste e senza amici peggio per lui. Questo è un messaggio che sport come il rugby danno da tempo, che si può essere avversari in campo poi però c’è un terzo tempo in cui si è amici. Abbiamo da ridire anche su questo? Su un campione capace di ammettere che c’è stato qualcuno più forte di lui, e gli fa i complimenti? Se non riusciamo a capire che messaggio ci stanno lanciando questi giovani, anche van der Poel che da campione del mondo si mette a disposizione di un suo compagno, vuol dire che non abbiamo capito questo ciclismo, il ciclismo di oggi. È più comodo dire che oggi i giovani non hanno rispetto dei vecchi, che era meglio il cameratismo che c’era 50 anni fa. Ma questi sono dei professionisti, se il campione del mondo magari non è così sicuro di vincere e il suo compagno sta molto meglio qual è il problema se il capitano per un giorno fa il gregario? Così come è normale vedere la Wiebes che tira per far vincere la Kopecki. Ci stiamo perdendo il grande insegnamento che ci stanno dando questi ragazzi: è sport, non è una guerra. Ci siamo dimenticati che il rispetto è alla base dello sport. Paragonare il ciclismo di 20 anni fa a quello di oggi è follia, per fortuna non c’entrano nulla. Chi li critica non ha capito che sono ragazzi e si stanno divertendo a fare il loro lavoro, con gioia, che è la cosa più bella che ci sia».