Vietate le discese spericolate, Kwiatkowski si ribella: «Tra poco non ci faranno nemmeno esultare»

Kwiatkowski Tour de France
Michal Kwiatkowski impegnata nella crono della Planche des Belles Filles al Tour de France 2020 (foto: A.S.O./Alex Broadway)
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Quando parla un campione del mondo come Michal Kwiatkowski, i discorsi assumono un peso specifico maggiore e fanno da cassa di risonanza all’intero movimento. Non è caotico trash talking o vu parlé, ma si basa su dati di fatto e problematiche collettive. Ieri nel corso della terza tappa dell’Etoile de Bessegès, alcune macchie d’olio sull’asfalto hanno messo in serio pericolo i corridori. Kwiatkowski non è stato tenero e non ha usato parole al miele verso l’UCI, anche sulla base dell’ultima riforma sulla Super Tuck Position: «In questi giorni qui in Francia ho risposto ad alcune domande sulla questione del divieto di quella posizione in discesa. Per favore UCI, pensate ai veri rischi, come l’olio che abbiamo trovato sulla strada nell’ultima tappa disputata. Non incolpate noi atleti di essere gli artefici principali delle cadute. C’è molto da fare sul piano della sicurezza e dell’organizzazione nel ciclismo. Si pensa alla lunghezza dei calzini e al divieto di una posizione in discesa, invece di tutelarci sugli aspetti che contano veramente».

Kwiatkowski si sfoga su Twitter: «L’UCI pensi ai rischi che corriamo»

Kwiatkowski si è soffermato anche sui provvedimenti riguardanti il lancio delle bottigliette d’acqua sull’asfalto durante le gare: «Penso che sia una misura giusta. Non dovremmo buttare via le borracce e le bottigliette perché creano un rischio per gli altri corridori. Speriamo che il messaggio arrivi a quei colleghi che lo fanno senza rifletterci o pensarci troppo. Bastano pochi esempi negativi per penalizzare tutti il gruppo formato da oltre cento ciclisti».

Ultima battuta, al fotofinish, con un tono tra l’amaro e il sarcastico sugli aggiornamenti apportati dall’UCI: «Ci sono molte cose che facciamo in mezzo al gruppo, come bere quando si va a 60 chilometri orari. Anche questa è una cosa pericolosa, ma durante la corsa non c’è spazio per pensare troppo. Oggi ci vietano di fare le discese con una certa impostazione di guida. E domani che faranno? Ci obbligheranno a tenere le mani sul manubrio senza esultare per celebrare una vittoria? Porteranno i limiti di velocità nel ciclismo? Penso che l’UCI debba concentrarsi maggiormente sul lato organizzativo delle gare».