Bugno: «Inaccettabili le minacce a Groenewegen, il dito va puntato contro le transenne pericolose»

Gianni Bugno
Gianni Bugno, presidente della Cycling Pro Association, al Giro d'Italia 2020
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Gianni Bugno, presidente dell’Associazione Internazionale dei Corridori, interviene in vista del Consiglio del Ciclismo Professionistico in programma il 2 e 3 febbraio prossimi.

«Ho letto le minacce ricevute da Dylan Groenewegen dopo l’incidente al Tour de Pologne e appreso dalla stampa che è stato posto sotto scorta dalla polizia che ha temuto il peggio per lui e i suoi cari. Quanto accaduto è inammissibile, indegno e indecoroso. Le parole e le azioni hanno un peso e quelle che sono state rivolte a questo ragazzo sono inaccettabili. Il dito va puntato contro le transenne pericolose che hanno determinato la gravità della caduta in cui a riportare le conseguenze più gravi è stato Fabio Jakobsen. Dylan ha commesso un errore in corsa che ha pagato caro, anzi a oggi è l’unico ad aver pagato per quanto accaduto sul traguardo di Katowice. Detto questo, auspico che le polemiche appartengano ormai al passato e che scontata la pena inflittagli tutto il gruppo lo riaccoglierà con amicizia e comprensione» commenta il due volte campione del mondo.

Il CPA ha sollecitato più e più volte all’UCI sanzioni esemplari per gli organizzatori che hanno dimostrato una evidente carenza, ma finora Groenewegen resta l’unico ad aver ricevuto una squalifica. La sicurezza in gara dei corridori è uno dei temi chiave che nei prossimi giorni verrà dibattuto nel meeting che riunirà tutte le componenti del mondo del ciclismo della massima categoria. Dopo le proposte avanzate nei gruppi di lavoro riunitisi tra ottobre e dicembre 2020, è finalmente il momento che dalle parole si passi ai fatti.

«Il primo punto della nostra lista di richieste che auspichiamo vivamente diventino operative il prima possibile riguarda le barriere che devono essere omologate e certificate, devono costituire una protezione per gli atleti che presi dalla foga della competizione possono anche sbagliare, come purtroppo successo a Dylan il 5 agosto dell’anno scorso – prosegue Bugno. – Come movimento dobbiamo fare tutto quanto è possibile per assicurare la sicurezza delle manifestazioni e dei loro attori principali. È nostro dovere evitare il dolore fisico e morale che hanno vissuto e stanno vivendo Fabio, Dylan e tanti altri ciclisti e cicliste anche delle categorie minori».