Van der Poel non sa perdere: quando è secondo va fuorigiri

Hamme
Mathieu Van der Poel all'Ethias Cross Bredene, vinto a fine 2020 (foto: Instagram/Mathieu Van der Poel)
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Senza la testa, le gambe servono a poco. Il ciclismo rappresenta la personificazione dell’imprevedibilità e Mathieu Van der Poel quando tutto diventa incontrollabile, va in down psicologico e si aggroviglia in una ragnatela di brutti pensieri. Guida confusionaria, fatica sui terreni pesanti, numerose forature che influenzano negativamente il suo rendimento e lo costringono a rincorrere. Un’azione che all’olandese riesce bene ma non benissimo. Ieri a Overijse una slavina di errori per il campione della Alpecin-Fenix che a volte si piace troppo e perde l’aderenza con la realtà.

Van der Poel, tilt da inseguimento

Il sentiment comune dopo l’ultima prova di Coppa del Mondo nelle Fiandre, su uno dei percorsi più belli e poliedrici della storia dell’off-road con la partenza sull’asfalto, il fango e come fase intermedia un assaggio di pavé, è stato il seguente: «Se Van der Poel non avesse forato il finale sarebbe stato diverso». Con i se e con i ma ci hanno sempre insegnato che la storia non si fa. I campioni devono avere la capacità di rimodularsi in base alla serie di sfortunati eventi che possono verificarsi in gara. Dubbio amletico: visto e considerato che fora una volta sì e l’altra anche, non è che insieme allo staff tecnico sbagli la scelta dei copertoni?

Comunque capita a chi va in bici: giù la catena e marcia interrotta. All’Olandese Volante, come a ogni sportivo professionista sul pianeta Terra, piacerebbe vincere ogni maledetto week-end. Guardare le statistiche del figlio di Adrieu e nipote di Poulidor in questi ultimi anni nel ciclocross è imbarazzante: una serie infinita di primi posti, intervallata qua e là da un piazzamento sul podio, ma raramente. Quando sta bene domina, quando sta male vince, quando proprio le gambe non girano neanche a parlarne si piazza comunque sul podio perché tra lui, Wout e il resto dei commedianti c’è un abisso. Davanti alle “Giornate No” il neerlandese crolla e dimostra di mancare di umiltà. O si lamenta del percorso, o conclude in modalità risparmio energetico tanto perché c’è un arrivo ad aspettarlo. Addirittura si prende rischi eccessivi con manovre al limite. La classe e l’infinita collana di successi ovviamente non si discutono.

Si pensava, considerati i precedenti, che l’esperienza incolore del Mondiale in linea di Harrogate nel 2019 l’avesse fatto maturare sotto questo profilo, evitando la disperata ricerca dell’alibi, delle attenuanti a suo favore. Nada de nada. Rispetto al rivale, in quanto a stile e sportività ha ancora molto da imparare. Mancano sei giorni all’ennesimo remake dell’eterno duello con Van Aert. Vietato sbagliare, perdere e andare fuorigiri a colpi di pedale e a parole. Per nessuna ragione al Mondo.