Maledizione, Mondiale Ciclocross a rischio: pericolo variante Covid a Ostenda!

Mathieu Van der Poel, in trionfo solitario al Cyclocross Heusden-Zolder 2020 (foto: Cyclocross Heusden-Zolder)
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Pazzesco, incredibile, da rimanere inermi. Come quando provi a pedalare e di colpo si rompe il cambio o buchi. Il Mondiale Ciclocross di Ostenda si trova a combattere in queste ore contro un avversario che non indossa il dorsale e non corre sul fango. Il Covid-19 si presenta in Belgio a Ostenda con una variante sudafricana. Subito in moto per correre ai ripari, la macchina organizzativa della gara più importante e sentita del panorama delle off-road.

Il Coronavirus minaccia il Mondiale Ciclocross di Ostenda

Il Coronavirus si è presentato a Ostenda sotto le sembianze della variante sudafricana e il sindaco della città portuale belga ha comunicato di essere in stretto contatto con l’organizzazione, con l’UCI e con il Ministero dello Sport per avere un quadro il più possibile dettagliato della situazione e capire quali possano essere le migliori misure di prevenzione da adottare per far svolgere in tranquillità il Mondiale. Così Bart Tommelein, sindaco di Ostenda, ha spiegato come si sta muovendo in queste ore: «Siamo in contatto con i vari organizzatori, la federazione belga, l’UCI e con il Ministro dello Sport Ben Weyst. Abbiamo chiesto consiglio ai virologi e stiamo cercando di capire se le misure dovranno essere inasprite ulteriormente (già era stata annunciata da tempo l’assenza del pubblico, ndr). Nessuno sarà sul percorso del Mondiale senza un tampone negativo. Se i Mondiali si faranno, dovremo comunque limitare di molto il numero di persone presenti. Attualmente i Mondiali sono in discussione. Vedremo come cambierà il numero di contagi, ora dobbiamo solo aspettare».

Trapela più ottimismo dalle parole dello staff organizzatore della gara iridata: «Andiamo avanti e presumiamo che il Mondiale si farà. Abbiamo preso misure molto severe e tutto è già organizzato secondo le norme anti-covid. Tutti faranno il tampone: corridori, staff, giornalisti e membri dell’organizzazione. L’idea è comunque quella di avere quanto meno persone possibile. Per amore dello sport, vogliamo continuare. Sarebbe un peccato vedere quattro anni di lavoro andare sprecati».