Salvoldi suona l’allarme: «Allenarsi senza obiettivi è molto difficile, alle ragazze servono le gare»

Salvoldi
Il CT Dino Salvoldi nel ritiro con le azzurre al velodromo di Montichiari
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Cronometro tra le mani. Sguardo attento sul velodromo. Uno, due, infiniti giri e record da battere. Stop-stop, una medaglia tira l’altra. Dino Salvoldi è lo Special One del ciclismo azzurro: dal 2005, anno dell’incarico di responsabile del settore femminile ha aperto un ciclo fantastico con quasi 300 metalli pregiati vinti. Il prossimo step sarebbero le Olimpiadi di Tokyo che purtroppo il Covid impone di tratteggiare al condizionale in un anno da deriva pirandelliana: un caso iniziale, nessuna certezza, centomila interpretazioni. Salvoldi dallo splendore e dal calore della terra di Sicilia ci aggiorna sull’orizzonte azzurro delle ragazze: in pista, su strada, in palestra.

Salvoldi come stanno le azzurre e come procede il ritiro in Sicilia?

«In questo momento ci troviamo sull’Etna al rifugio Sapienza, a 1900 metri. Saremo qui fino al 1° febbraio. Sono presenti nove ragazze e ne manca soltanto una, Letizia Paternoster che ha ancora qualche problemino di salute che dovrebbe risolversi a breve. Procede tutto normalmente comunque».

Dopo il ritiro di Montichiari, qualche giorno a Noto e ora in altura: che tipologia di allenamenti state facendo?

«Nei sei giorni a Noto siamo stati giù in basso al livello del mare e abbiamo lavorato più sul fondo, sulle qualità aerobiche legate al recupero, sul volume e sulla forza aspecifica: quindi sovraccarichi di allenamento funzionale in palestra e a corpo libero, mentre qui in quota dopo un paio di giorni, poiché scendiamo ad allenarci e poi torniamo su al rifugio, faremo un micro-ciclo di quattro giorni che ripeteremo per tre volte e al termine di ogni micro-ciclo prevediamo un giorno di recupero. E questo micro-ciclo è composto da un lavoro sulla distanza con focus sulla qualità aerobica con lavori a ritmo costante e continuato e dei lavori progressivi oltre ad affrontare qualche dislivello, ma non eccesivo perché alla squadra della pista serve relativamente fare salite molto molto lunghe. Altri tipi di lavoro sono la forza resistente e la forza intermittente oltre a lavori di forza esplosiva che facciamo a secco».

In prospettiva Tokyo, con la speranza che ci sia la possibilità di disputare le Olimpiadi, come si presenta in generale lo sport e il ciclismo su pista?

«Questa incertezza prima di tutto incide sul fatto che i Giochi si svolgano o meno. Però qualora venissero confermati permane comunque un’incertezza sul calendario di avvicinamento ai Giochi. Oltre che sul piano degli allenamenti la preparazione passa anche attraverso momenti di confronto agonistici e questo vale per tutti gli sport. Per questi eventi serve un’ulteriore programmazione e questa è un po’ la difficoltà che tutti ci troviamo ad affrontare ora. Noi dopo questo periodo di allenamento in quota avremmo dovuto affrontare il Dubai Tour ed è stato cancellato; avremmo avuto i campionati europei a febbraio e sono stati posticipati a giugno; abbiamo in calendario delle gare di Coppa del Mondo ad aprile, maggio e giugno che al momento sono confermate però non sappiamo se verranno effettivamente disputate. Alla luce di questa situazione allenarsi e farsi trovare pronti senza obiettivi intermedi rende tutto più vago e incerto ed è difficile mantenere alta la concentrazione delle atlete molto giovani come le nostre».

L’Italia, in un ranking olimpico virtuale, Salvoldi dove la posiziona?

«Se consideriamo il quartetto penso che siamo la squadra che possiede più margine di miglioramento e non siamo così distanti dal livello della Gran Bretagna e degli Stati Uniti. Nella madison e nell’omnium, invece, pur avendo meno esperienza, siamo allo stesso livello delle migliori».

Quanto contate di recuperare in gruppo Letizia Paternoster?

«Fino alla fine senza dubbio. La aspetteremo e non sono per niente preoccupato. Se vuole passare un messaggio per Letizia, la aspetterò fino all’ultimo secondo. Si sente tutti i giorni con le compagne o direttamente o per messaggi. Sta meglio e la aspettiamo».