AMARCORD/14 Contini, un 1982 da campione: sulle strade rosa mise in crisi il “tiranno” Hinault

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Un sorriso gentile e una bella maglia rosa: così Silvano Contini nella copertina dedicatagli da Bicisport nel numero di giugno 1982. Il corridore lombardo, allora ventiquattrenne, la meritava tutta, per quello che aveva fatto in una stagione fin lì entusiasmante: ad aprile aveva vinto la Liegi-Bastogne-Liegi, un exploit che nella storia era riuscito soltanto a un italiano prima di lui, si chiamava Carmine Preziosi ed era emigrato in Belgio da bambino con la famiglia. 

Nei chilometri finali Contini si era trovato in compagnia dei due belgi De Wolf e Criquielion e dello svizzero Mutter. Aveva capito che Fons De Wolf, talento limpidissimo, era il più forte e gli si era incollato a ruota. Come l’altro era partito, gli era uscito di scia e lo aveva bruciato in volata

Il serrato testa a testa fra Silvano Contini e Fons De Wolf alla Liegi del 1982, vinta a sorpresa dall’italiano.

Poi il Giro d’Italia: il favoritissimo era Bernard Hinault, in quegli anni imbattibile nelle grandi gare a tappe e tanto sicuro di sé da sfiorare l’arroganza. Il francese, che aveva già vinto il suo primo Giro due anni prima, si impose subito come faro della corsa. Nei suoi piani la tappa di Boario Terme, con il terribile passo di Crocedomini, doveva essere la mazzata decisiva agli avversari.

Blitz della Bianchi: Hinault affonda, ma il giorno dopo è una furia

Invece, proprio sulle rampe del Crocedomini, scattò l’agguato dei pezzi grossi della Bianchi: Contini, Prim e Baronchelli, orchestrati in ammiraglia da Giancarlo Ferretti. Nella sorpresa generale, Hinault cominciò ad affondare, la Bianchi menò anche in pianura e Contini, battendo in volata Van Impe, si prese vittoria e maglia rosa. «Ho perduto una battaglia, non la guerra», sibilò Hinault, che rispetto a Contini sembrava il lupo di Esopo alle prese con il mite e tenero agnello. 

Detto fatto, il giorno dopo il bretone staccò tutti e vinse a Montecampione, Contini trovò il suo calvario e stavolta i compagni lo lasciarono solo. Alla fine del Giro, a Torino, primo Hinault, secondo Tommy Prim, terzo Contini, che al podio aggiunse tre vittorie di tappa, facendo intravedere un futuro da campione. 

Il ragazzo di Leggiuno (stesso paese di Gigi Riva) aveva invece toccato i suoi vertici. L’anno dopo fu ancora in rosa per un paio di giorni, lottò in classifica fino all’ultima settimana, poi naufragò sulle Dolomiti. Vinse qualche buona corsa, ma non riuscì più a lottare per i traguardi più nobili. Oggi gestisce la falegnameria di famiglia, segue ancora il ciclismo e parla di sé senza rimpianti.