Violentissima polemica contro chi nega che Bartali abbia salvato molti ebrei

Gino Bartali
Gino Bartali in una foto d'archivio in compagnia di Raphael Geminiani
Tempo di lettura: < 1 minuto

È nata una violentissima polemica tra storici dopo l’uscita di un libro firmato da Stefano Pivato, ordinario di storia contemporanea ed ex rettore dell’università di Urbino, intitolato: “L’ossessione della memoria, Bartali e il salvataggio degli ebrei, una storia inventata”. Reazioni molto forti dovute alla certezza documentata della grande opera umanitaria del grande campione fiorentino il quale andava in allenamento da Terontola ad Assisi per trasportare, arrotolati nel tubo piantone della sua bicicletta, documenti falsi per salvare la vita di tanti ebrei che i nazisti volevano trasferire nei campi di concentramento e di sterminio.

Bartali, “Giusto tra le Nazioni” e il pensiero di Sergio Della Pergola

Bartali è stato considerato un Giusto tra gli uomini e proprio sul tragitto del suo allenamento, si realizza ogni anno una lunga pedalata fatta da migliaia di persone che intendono così ricordare lo splendido gesto del campione. Bartali era un uomo schivo e molto religioso. Vinse due volte il Tour de France e la prima volta per la vestizione della maglia gialla a Parigi, gli giunse l’ordine, da parte delle milizie italiane, di salutare col gesto del braccio alzato, tanto caro al Duce. Ma Bartali fece di testa sua: nel momento in cui lo dichiaravano vincitore del Tour e salivano le note dell’inno di Mameli, anziché rispondere col saluto fascista egli si fece il segno della croce, per indicare alla gente quale era il suo unico e vero Superiore. In difesa della storia di Bartali nel suo grande gesto umanitario verso gli ebrei, si è alzata anche la voce autorevole del demografo molto autorevole Sergio Della Pergola, il quale ha detto: «Mettere in dubbio che Gino Bartali abbia rischiato la vita per salvare degli ebrei è come negare che la Terra sia rotonda»